Sospensione dello stipendio legittima per il lavoratore non vaccinato? Secondo il TAR del Lazio no: ecco la sentenza che potrebbe delegittimare il green pass sui luoghi di lavoro.
Questa volta la giurisprudenza ha dato ragione ai no vax: dopo diverse sentenze che ribadiscono la legittimità delle misure introdotte per arginare la diffusione della pandemia, ecco che il TAR del Lazio questa volta ha accolto il ricorso presentato da un lavoratore non vaccinato che ha chiesto la restituzione dello stipendio non erogato nei mesi di sospensione.
Come noto, infatti, oggi è sempre richiesto il green pass per lavorare. E in determinati settori, vedi ad esempio la Sanità, le Forze dell’Ordine e la Scuola, è previsto persino l’obbligo vaccinale. E ancora, dal 15 febbraio diventa obbligatorio il super green pass per lavorare per tutti i lavoratori Over 50.
Le conseguenze per chi non segue le regole sono le stesse: non è possibile svolgere l’attività lavorativa e lo stipendio viene sospeso almeno fino al 31 marzo 2022, data in cui è fissata la scadenza dello stato di emergenza (che non dovrebbe essere prorogato).
Tuttavia, non sono mancate le polemiche, così come i ricorsi contro la decisione dello Stato di togliere lo stipendio a coloro che decidono di non vaccinarsi. A tal proposito, secondo il TAR del Lazio sussistono le argomentazioni presentate dal ricorrente, tant’è che il tribunale amministrativo si è dato appuntamento per la fine di febbraio per analizzare al meglio la questione.
Sospensione dello stipendio illegittima per il lavoratore no vax: cosa ha detto il TAR del Lazio
Con il decreto 726/2022, il TAR del Lazio ha accolto il ricorso presentato da un dipendente pubblico che è stato sospeso dal lavoro in quanto non rispettava le regole previste riguardo a obbligo vaccinale e certificazione verde. Nonostante il diritto alla conservazione del posto di lavoro, questo ha dovuto subire la sospensione dello stipendio e di tutti gli altri emolumenti a questo collegati: ad esempio, ha smesso di maturare stipendio e TFR, come pure ha dovuto rinunciare al versamento dei contributi (visto che tali periodi non sono coperti neppure da copertura figurativa).
Per il lavoratore si tratta di un’ingiustizia e per questo si è rivolto al TAR del Lazio chiedendo l’annullamento del provvedimento con il quale gli è stata notificata la sospensione - dell’attività lavorativa e dello stipendio - fino alla comunicazione di avvio del primo ciclo vaccinale o della somministrazione della dose di richiamo.
E qui interviene il TAR del Lazio, il quale questa volta ha dato ragione al lavoratore no vax rilevando corrette le sue argomentazioni. Secondo i giudici amministrativi, infatti, la sospensione della retribuzione - quale “unica forma di sostentamento alla vita” - presenta dei gravi profili di dannosità grave e irreparabile.
L’istanza cautelare è stata quindi accolta, ma serve ancora un ulteriore passo.
Sospensione dello stipendio illegittima per il lavoratore no vax: prossimo appuntamento a fine febbraio
La richiesta avanzata dal ricorrente, tuttavia, tocca anche altri punti.
Questo, infatti, oltre a chiedere l’annullamento del provvedimento che lo tocca in prima persona si è mosso anche per chiedere la cancellazione di tutti quei provvedimenti che impongono green pass - base e super - per lavorare, con condanna di risarcimento dei danni subiti e subendi.
Per il momento, tuttavia, è ancora presto per dire come finirà.
Pur accogliendo l’istanza cautelare avanzata dal ricorrente, riconoscendo appunto la sospensione dello stipendio come causa di pregiudizio grave e irreparabile, il TAR del Lazio ha comunque fissato un’udienza per trattazione collegiale per il 25 febbraio 2022, in quanto la richiesta avanzata dal ricorrente solleva anche questioni relative a profili d’illegittimità costituzionale delle norme che impongono la certificazione vaccinale ad alcune categorie di lavoratori; questioni che appunto meritano di essere trattate in separata sede.
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