Moody’s critica ancora l’Italia e sottolinea che la crescita è inferiore a quella dell’Ungheria (Paese di pari standing creditizio), omettendo però che quest’ultima non adotta l’Euro come propria moneta nazionale
L’Italia resta nel mirino delle agenzie di rating nonostante il recentissimo accordo con Bruxelles sulla manovra finanziaria e la scampata procedura d’infrazione. Lo dice Moody’s in uno studio dove vengono analizzate tre fra le economie più delicate dell’Eurozona: Italia, Ungheria e Portogallo.
«Questi tre Paesi nel 2019 dovranno affrontare ancora sfide considerevoli per il debito», ha commento uno dei co-autori dello studio,Evan Wohlmann, aggiungendo che in tutti e tre i Paesi «la presenza o la mancanza di risposte efficaci della politica guiderà il nostro giudizio sul merito di credito».
Ungheria e Portogallo al momento sono Paesi meglio posizionati dell’Italia affrontare le sfide che si prospettano nel 2019 e oltre, argomenta l’agenzia di rating, mentre «l’Italia dovrà fronteggiare sfide più significative, legate a sviluppi sul fronte economico e politico interno», spiega Petter Bryman, assistant vice president di Moody’s Investor Service.
Gli sforzi sulle riforme hanno aumentato la resilienza delle economie di Portogallo e Ungheria e i loro bilanci negli ultimi anni. Benché l’Italia benefici della sua diversificazione e di una condizione di ricchezza, il nuovo governo ha rallentato la spinta sulle riforme necessarie a riportare competitività e ricondurre il debito pubblico in un trend discendente.
Italia, Portogallo, Ungheria: stesso rating, storie diverse
Questi tre Paesi condividono un profilo di rating simile, tutti Baa3 con outlook stabile, ma le dinamiche del debito sovrano di questi ultimi mesi sono state a volte molto diverse.
Mentre da maggio in poi l’Italia ha visto esplodere rendimenti e spread dei propri titoli di Stato, storia che tutti conosciamo, sia il Portogallo che l’Ungheria hanno invece scontato una dinamica del debito più virtuosa.
Andamento del rendimento del decennale portoghese nel 2017 e 2018; fonte: Bloomberg
Lo stesso vale per l’Ungheria: come vediamo nel grafico in basso il Paese dal 2010 allo scorso anno è riuscita a ridurre costantemente il rapporto fra debito pubblico e crescita del Pil, portandolo al 73,6% nel 2017. Su questo punto, però, è importante precisare che l’Ungheria gode di una sovranità monetaria diversa rispetto all’Italia e al Portogallo in quanto Paese che non adotta l’Euro; quindi ci pare forzato azzardare dei paragoni fra le tre economie.
Un passaggio del report dove Moody’s Investor Service compara la crescita di Italia, Portogallo e Ungheria
All’interno dell’estratto dello studio riportato in pagina, si può leggere anche una sottile ammissione dell’agenzia di rating: “…reflecting a sustained loss of international competitiveness since the start of monetary union”.
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