Circa un terzo della totalità delle colf e delle badanti italiane rimane senza il sussidio di disoccupazione della nuova Naspi, in base a una circolare dell’INPS: ecco cosa sta accadendo e perché.
Dopo l’approvazione definitiva degli ultimi decreti legislativi collegati al Jobs Act spunta l’ennesima falla nella Naspi, il nuovo ammortizzatore sociale entrato in vigore dallo scorso Maggio, previsto per i lavoratori dipendenti soggetti a eventi di disoccupazione volontaria.
Nello specifico, per effetto di una circolare INPS (142/2015) del luglio scorso, che andava a specificare i criteri per l’assegnazione della Naspi, resterebbero escluse dalla possibilità di usufruire del sussidio circa un terzo delle colf e delle badanti italiane: si tratta di circa 300000 tra lavoratori e lavoratrici domestici e assistenti familiari che, secondo le associazioni di categoria e i sindacati, vengono gravemente penalizzati. Vediamo perché.
Naspi per colf e badanti: i requisiti
La già citata circolare 142/2015, emanata dall’INPS lo scorso 29 Luglio, ribadisce e chiarisce i criteri fondamentali per l’assegnazione dalla sussidio di disoccupazione della Naspi; in particolare, sono due i criteri che vengono indicati come validi per la totalità dei contribuenti:
- almeno 13 settimane di contributi versati (quindi, di lavoro effettivo) negli ultimi 4 anni;
- almeno 30 giorni di contributi versati nell’ultimo anno;
Per i soli lavoratori domestici viene previsto dall’INPS che il secondo requisito, quello dei 30 giorni di lavoro nell’ultimo anno di attività lavorativa, si traduca, tassativamente, in 5 settimane di attività lavorativa, in ciascuna delle quali la colf o la badante abbia lavorato almeno 24 ore.
Questa specifica misura, presa per tenere conto del fatto che la maggior parte delle colf e delle badanti non lavora per otto ore al giorno e, quindi, necessitava di un adeguamento dei requisiti per ottenere la Naspi, ha però degli effetti molto pesanti su questa categoria.
Mentre, infatti, prima dell’entrata in vigore del Jobs Act e della nuova Naspi, una badante che, negli anni precedenti all’evento di disoccupazione involontaria, avesse lavorato per più di 5 settimane (anche se con meno di 24 ore a settimana), avrebbe percepito sicuramente i vecchi sussidi di disoccupazione, ora, con la nuova Naspi, se non rispetta il requisito minimo delle 24 ore lavorate per ciascuna settimana, non avrà alcuna prestazione a sostegno del reddito. Questa situazione, secondo i dati in possesso dell’INPS, potrebbe configurarsi per circa 300000 colf e badanti, in forze nelle abitazioni italiane, per meno di 24 ore al giorno.
Colf, badanti e lavoratori domestici: tutti i nodi da risolvere
Il solo nodo della mancata fruizione della Naspi, come abbiamo visto sopra, interessa potenzialmente circa 300000 lavoratori e lavoratrici, impiegati come colf e badanti, circa un terzo del totale dei contrattualizzati (900000 addetti) del settore. Non si tratta di un problema solo potenziale, o di un cavillo normativo, dal momento che il caso del licenziamento in questo settore è tutt’altro che raro.
Non si tratta, soprattutto, dell’unico nodo da risolvere nella disciplina giuslavoristica dei lavoratori domestici, un comparto che, con l’aumento della speranza di vita, riveste sempre maggiore importanza nella società italiana e che incide, e inciderà sempre maggiormente, sulla spesa delle famiglie italiane. Proprio per questo è opportuno ricordare quali sono i principali nodi ancora aperti in proposito:
- è stata a più riprese richiesta, anche se mai concessa finora, la deducibilità dei contributi versati per questa categoria di lavoratori: proprio per il fatto che le famiglie italiane, colpite dalla crisi degli ultimi anni, continuano a spendere in colf e badanti, questa misura costituirebbe un grande aiuto per i contribuenti che risulterebbero in tal modo alleggeriti da una spesa che diventa sempre più indispensabile, visto l’elevato numero di anziani del nostro paese;
- altra misura spesso richiesta e mai concessa è quella del bonus assunzioni per colf e badanti: uno strumento che, non solo andrebbe a incidere sulla spesa per i contributi da versare ma che favorirebbe anche l’emersione di gran parte delle colf e delle badanti dal lavoro nero: secondo le stime del Censis sono circa 500000 gli addetti a questo comparto non contrattualizzati;
Colf e Bandanti: cosa chiedono sindacati e associazioni di categoria
La UIL-Servizio politiche territoriali ha recentemente posto l’accento sul problema, peraltro confermato anche dall’INPS, dell’impossibilità di assegnare la Naspi, definendo come un assurdo una situazione nella quale fino allo scorso Aprile una colf con un contratto da 20 ore settimanali avrebbe percepito un sussidio Aspi (vecchia disoccupazione) per ben 10 mesi mentre, ad oggi, la stessa tipologia di lavoratore non percepirebbe nulla.
La Assindatcolf, l’associazione dei datori di lavoro domestico è andata anche oltre, puntando l’occhio sulla prossima legge di Stabilità, il carrozzone che tutti vogliono usare per ottenere modifiche ai provvedimenti fiscali e previdenziali già approvati dal Governo.
Per il vicepresidente di Assindatcolf, Alessandro Lupi, la deducibilità totale del costo del lavoro domestico (oggi possibile solo fino alla soglia massima dei 1549 euro) è una misura indispensabile perché, pur avendo un costo per lo Stato di circa 900 milioni di euro, consentirebbe maggiori entrate in termini contributivi e fiscali e minori spese, per lo Stato, nel comparto delle ospedalizzazioni e delle future pensioni sociali.
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