Il recente rapporto delle Nazioni Unite evidenzia come nel corso degli anni i Paesi abbiano adottato approcci diversi per informare, coinvolgere, collaborare e responsabilizzare l’opinione pubblica sull’attuazione dell’Agenda 2030.
Le Nazioni Unite continuano a monitorare l’azione degli stati in rapporto all’Agenda 20-30 e agli obiettivi da raggiungere. Sulla base della valutazione delle 158 Voluntary national reviews (Vnr) presentate nelle varie edizioni del Forum politico di alto livello delle Nazioni unite sullo sviluppo sostenibile tra il 2016 e il 2019, il Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni unite (Un Desa) ha esaminato il modo in cui i Paesi riferiscono sull’impegno multi-stakeholder nel processo di attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Il rapporto elaborato evidenzia come nel corso degli anni i Paesi abbiano adottato approcci diversi per informare, coinvolgere, collaborare e responsabilizzare l’opinione pubblica sull’attuazione dell’Agenda 2030.
Sviluppo sostenibile: il report delle Nazioni Uniti sull’impegno degli stati
Attraverso comitati tecnici, gruppi di lavoro, organi consultivi, il 75% dei Paesi che hanno riferito è stato in grado di includere attori non statali nei meccanismi di governance. Nell’80% dei casi i Paesi sono riusciti, grazie ai nuovi media, ai canali social, ad installazioni artistiche e festival, a diffondere in modo più efficace i traguardi nazionali sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Crescono del 26% i Paesi che ricorrono a portali web per monitorare i progressi verso l’Agenda 2030, così come crescono i Paesi che adoperano le consultazioni online per coinvolgere più attori possibili attraverso questionari ed inchieste.
Dal monitoraggio emerge che gli Stati membri tendono a fornire informazioni su chi è a rischio di rimanere indietro, sui programmi e sulle iniziative per affrontare la situazione, ma mancano molti impegni concreti. Risulta importante elaborare una «Pianificazione del coinvolgimento». Alcuni Stati membri hanno sviluppato piani di comunicazione, piani di coinvolgimento delle parti interessate o strategie di partenariato per sensibilizzare sull’Agenda 2030, stabilendo linee guida su come e quando avvengono le consultazioni.
Altra mancanza evidenziata è il coinvolgimento degli attori non statali nel processo di attuazione. La loro partecipazione come membri di consigli o all’interno di comitati tecnici, attraverso un impegno regolare e obbligatorio, è uno degli esempi di processi trasparenti e formali per coinvolgere le diverse categorie di soggetti e dare avvio alla creazione di spazi multi-stakeholder dedicati ed inclusivi, dove favorire il dialogo e la collaborazione.
Una buona pratica dovrebbe includere la creazione di forum online dove i vari soggetti hanno l’opportunità di confrontarsi su problemi collettivi, condividere conoscenze e soluzioni. L’attuazione dell’Agenda 2030 non può prescindere dal coinvolgimento dei cittadini, ma il loro coinvolgimento attraverso partenariati inclusivi non è scontato.
Alcuni Paesi stanno fornendo supporto agli attori non statali per sviluppare le loro capacità di inclusione, istituendo meccanismi di finanziamento per potenziare le loro azioni e il loro impegno. Sensibilizzare è il punto di partenza per informare la collettività: coinvolgere attori non statali moltiplica la portata dell’azione generando approcci nuovi e opportunità mai valutate prima.
Il coinvolgimento della società civile e delle Organizzazioni Non Governative risulta essenziale per la riuscita degli obiettivi dei punti stabiliti dall’Agenda 2030.
L’Italia si è impegnata a procedere in maniera il più possibile inclusiva, dando voce a tutti gli attori su cui incide l’azione pubblica orientata allo sviluppo: società civile, privati, autorità locali, mondo accademico.
La vice segretaria generale dell’Onu Amina Mohammed ha recentemente evidenziato che un fallimento nella revisione dei sistemi finanziari internazionali e nazionali non potrà che tradursi nell’incapacità di raggiungere gli Obiettivi fissati dall’Agenda 2030, inclusa l’eliminazione della povertà, della fame e il contrasto ai cambiamenti climatici.
Sono circa trenta i paesi meno sviluppati al mondo che hanno debiti in sofferenza, entrate fiscali insufficienti e sistemi fiscali arretrati e non sufficientemente digitalizzati. La forbice della diseguaglianza si è allargata nei paesi in cui vive la maggior parte della popolazione mondiale e la crescita globale nei salari reali ha toccato il picco minimo dal 2008 (1,8%).
Particolare rilievo viene data all’azione dei Governi nel definire politiche fiscali e di spesa in linea con gli obiettivi di uno sviluppo economico e sociale focalizzato sulla riduzione delle diseguaglianze sociali. Tale azione dovrà peraltro essere affiancata da un parallelo maggior coinvolgimento del settore privato.
Risulta importante cogliere le opportunità offerte dal crescente interesse del mondo finanziario e imprenditoriale, oltreché dei consumatori, per attività in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e conformi alle disposizioni dell’Accordo di Parigi, sfruttando gli strumenti messi a disposizione dall’innovazione tecnologica, dall’intelligenza artificiale e dalla digitalizzazione del commercio e della finanza.
Una specifica attenzione viene posta sull’opportunità di coinvolgere le micro, piccole e medie imprese nell’accedere appieno alle possibilità offerte da strumenti quali fintech, blended finance ed e-commerce, nonché sulla necessità di sostenere le aziende guidate da donne, giovani e da persone affette da disabilità nell’accedere e ottenere fonti di finanziamento sostenibili e apertura a mercati internazionale.
Rafforzare il partenariato mondiale per uno sviluppo sostenibile, in campi come la finanza, la tecnologia, lo sviluppo, il commercio e la politica è essenziale oggi per evitare di affrontare gravissimi problemi nell’immediato futuro.
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