Il Nikkei rompe quota 20.000 per la prima volta in 15 anni: perché cresce l’interesse nell’azionario asiatico

Flavia Provenzani

10/04/2015

I mercati azionari asiatici vedono Hong Kong guadagnare il massimo in più di tre anni e il Nikkei di Tokyo rompere quota 20.000 per la prima volta in 15 anni; perché l’interesse è in crescita?

Il Nikkei rompe quota 20.000 per la prima volta in 15 anni: perché cresce l’interesse nell’azionario asiatico

In una continua dimostrazione di un crescente interesse a livello mondiale per il mercato azionario asiatico, Hong Kong ha chiuso la settimana guadagnando il massimo in di tre anni e il Nikkei ha rotto quota 20.000 per la prima volta in 15 anni.

L’indice Hang Seng chiude la settimana su del 7,9% a 27,272.39, con l’accelerazione del rally da mercoledì, continuato i giorni seguenti. L’indice non guadagnava così tanto in una settimana da ottobre 2011.

Gli investitori ritengono che i titoli a buon mercato e la prospettiva di una maggiore domanda proveniente dal vecchio continente hanno guidato i guadagni, così come il momentum d’acquisto con il mercato che continuava a salire.

Lo Shanghai Composite Index ha visto un incremento del 4,4% nella settimana. Dopo la breve rottura sopra quota 20.000, il Nikkei ha chiuso a 19.907 con un guadagno del 2,4% nella settimana.

Il rally del Nikkei è stato alimentato dalle politiche pro-crescita del primo ministro giapponese Shinzo Abe.

La maggior parte degli altri mercati asiatici hanno chiuso in positivo, tra cui il Kospi della Corea e il Pakistan KSE 100, entrambi intorno a +2% per la settimana.

«Questo testimonia che effettivamente gli investitori hanno iniziato di nuovo ad immettere soldi in questa parte del mondo»

ha detto David Welch del Reorient Group.

«Il mercato sta iniziando a valutare che quello degli Stati Uniti sta iniziando ad essere instabile»

ha detto, aggiungendo che l’acquisto in Asia è sempre ad opera di investitori europei e statunitensi.

A partire da giovedì, lo S&P 500 aveva guadagnato l’1,6% in totale quest’anno, a fronte di un guadagno dell’11,3% del MSCI Asia. Gli Stati Uniti sono l’unico paese a livello globale che si appresta a perseguire una politica monetaria più restrittiva, una mossa che guida la preferenza degli investitori verso asset più sicuri, comprese le obbligazioni.

Fino a poco tempo fa, il rally del Nikkei è stato in gran parte alimentato da investitori nazionali, compresa la Banca del Giappone.
Ma gli acquisti provenienti dall’estero di recente hanno raggiunto il numero massimo da novembre, secondo gli ultimi dati del Ministero delle Finanze del Giappone.

Per la settimana terminata il 3 aprile gli investitori stranieri hanno acquistato azioni per un valore totale di mille miliardi di yen.

I gestori di fondi si aspettano che l’attività d’acquisto continui ancora, e la rottura sopra quota 20.000 per la prima volta dal 17 Aprile del 2000 ne è un simbolo potente.

Anche Hong Kong è sul radar degli investitori internazionali, ma gli analisti sono più cauti riguardo questo mercato ma glli investitori dicono dicono che le azioni di Hong Kong sono attraenti perché sono valutate più a buon mercato rispetto alle azioni omologhe del continente.

«In molti si sono persi il rally in Cina, così improvvisamente tutti si stanno affrettando a comprare su Hong Kong»

ha detto Welch.

«Stiamo andando verso un rally viscoso, ma il rischio è che il mercato continentale continui a sovraperformare»

«Gli investitori europei preferiranno il proprio mercato in cui sentono di avere un vantaggio a livello di informazione.»

Il mercato di Shanghai è salito più del 90% dalla fine di giugno.

Quest’anno, i migliori titoli performanti sono nello Shenzhen, dove lo Shenzhen A Share benchmark è salito del 52%.

L’Hang Seng è in crescita del 14% quest’anno.

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