Chi sono e cosa rischiano le persone che non vogliono sottoporsi al tampone? Secondo alcuni il tampone limita la libertà di movimento e il costo sarebbe troppo elevato.
Dopo i “no vax” e i “no green pass”, le persone che si rifiutano di fare il tampone sono stati riuniti nel gruppo dei “no tamp” da Repubblica. Secondo queste persone il tampone limiterebbe la loro libertà di movimento, se fatto per esempio prima di una vacanza.
Il rischio infatti è di risultare positivi e di essere costretti a restare in quarantena, così come chi ha avuto contatti con il positivo deve rimanere in stato di quarantena preventiva. In caso di positività quindi si perde la prenotazione del volo e dell’hotel, nel caso manchi un’assicurazione di viaggio e non si ottiene il green pass per partire.
Secondo alcuni il tampone costerebbe troppo (35 euro quello rapido e 82 euro quello PCR), ma ci sono strutture ed enti pubblici che svolgono attività di screening gratuita. Il tampone quindi serve allo scopo di monitorare la diffusione, di riconoscere la positività al coronavirus e di impedire il propagarsi del virus nella penisola italiana. Ma quali sono i rischi di una mancata segnalazione?
Paura del tampone positivo: chi sono i no-tamp?
I no-tamp sono quelle persone che si rifiutano di effettuare un tampone molecolare o rapido per avere la conferma o la smentita della negatività. Proprio questo ultimo caso spaventa le persone: “se sono positivo?”. Dietro l’idea dei no-tamp si nasconde in prima istanza la paura di dover limitare i propri spostamenti, magari in previsione di una vacanza o in caso di lavoro. Più in generale è il fattore “quarantena”- l’isolamento per via della positività della persona e dei suoi contatti -ad allontanare le persone da una logica di monitoraggio.
Le richieste dei no-tamp (o, per la precisione, le scappatoie) sono relative all’uso del green pass. Senza vaccino, senza tampone o guarigione dal coronavirus non si può ottenere il foglio di carta verde che servirà, dal 6 agosto, per entrane nelle strutture pubbliche per consumare o per godere di qualche attività culturale.
No-tamp: tra green pass e costo del tampone
Il green pass, oggi richiesto solo per viaggiare all’estero, sarà disposto per l’ingresso nei locali di consumo (ristoranti, bar, pub), per gli spettacoli pubblici, quali le competizioni sportive, il teatro, i concerti e le fiere e per i luoghi di aggregazione di socialità, compresi i centri termali.
Partecipare o meno a queste attività è determinato quindi dal completamento del ciclo di vaccinazione e dalla singola dose (anche una sola vaccinazione basta per il momento) o dal tampone negativo (minimo entro 48 ore). I no-tamp, come nel caso di Latina, possono nascondere focolai ben più ampi e anzi esserne l’artefice. In un campeggio. per esempio, sono stati sottoposti a tampone oltre 400 persone dei quali ne sono risultati positivi 150.
Alcuni hanno lamentato il costo troppo alto dei tamponi, che può andare dai 35 euro del rapido agli 82 del molecolare. Il prezzo potrebbe essere un ulteriore deterrente che tiene lontani i cittadini dal monitoraggio. Governo e Ministero stanno lavorando a un prezzo agevolato per i tamponi, non superiore ai 10 euro e che anzi si possa aggirare intorno ai 6-8 euro massimo, nella speranza che questo convinta alcuni dei no-tamp.
Non mancano però giornate dedicate al monitoraggio nelle quali si può fare un tampone gratuitamente o enti predisposti a questo tutti i giorni. Per sapere dove trovare un luogo dove effettuare un tampone gratuito si devono controllare i siti della Croce Rossa italiana o della Regione di residenza.
Cosa rischiano i no-tamp?
Non effettuare un tampone ha, prima di tutto, impatto sulla vita della persona: questa non potrà avere il green pass, ma rischia anche qualcosa di più. Infatti in caso di contagio di altre persone, in presenza di un contagio, il presunto diffusore potrebbe finire per essere accusato di epidemia colposa.
In questo caso il rischio è di incappare in una sanzione amministrativa e in alcuni casi alla reclusione. Le multe vanno dai 400 ai 3.000 euro, mentre la reclusione può essere disposta per un massimo di tre anni e un minimo di sei, oltre a una multa tra i 500 e i 5.000 euro.
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