Peggiora la situazione legata alla pandemia nel nostro Paese, complice un nuovo aumento dei contagi, e alcune Regioni rischiano di nuovo un passaggio in zona gialla: ecco cosa potrebbe cambiare.
Da Nord a Sud dell’Italia i contagi tornano a salire, come dimostra la costante crescita dell’incidenza del Covid nel nostro Paese e alcune Regioni rischiano di finire relegate nuovamente nella zona gialla. La conferma ufficiale tuttavia arriverà solamente con il monitoraggio della Cabina di Regia previsto per oggi.
Il peggioramento della situazione nel nostro Paese viene illustrato anche nella fotografia scattata dalla mappa dell’ECDC: 5 regioni sono state declassate dalla fascia verde a quella arancione e una è tornata nuovamente in zona rossa. Ma vediamo qual è la situazione e cosa potrebbe cambiare da lunedì 8 novembre.
Nuove Regioni a rischio zona gialla: cosa cambia da lunedì
Stando ai vecchi criteri molte Regioni sarebbero già passate nella fascia di rischio superiore, ma con la revisione dei nuovi parametri riescono a salvarsi, almeno per il momento. Per passare in zona gialla è necessario che in un determinato territorio il tasso di incidenza superi i 50 casi su 100mila abitanti a cui deve affiancarsi anche un’occupazione dei posti letto in terapia intensiva superiore al 10% del totale e superiore al 15% nei reparti di area non critica.
Al momento nessuna Regione sembra soddisfare questi requisiti, e dunque con molta probabilità dall’8 novembre tutta Italia continuerà a rimanere in zona bianca. Tuttavia il passaggio nella zona gialla sembra avvicinarsi soprattutto per il Friuli-Venezia Giulia, dove le numerose proteste hanno dato adito a un nuovo incremento dei contagi che si è ripercosso anche sulla situazione negli ospedali, dove si registra un tasso di occupazione del 9% in terapia intensiva e dell’8% nei reparti ordinari.
Anche la Provincia Autonoma di Bolzano è una sorvegliata speciale, in questa area il tasso di incidenza è di 101,01 casi su 100mila abitanti e i ricoveri nei reparti di area non critica hanno raggiunto il 12%, tuttavia il tasso di occupazione delle terapie intensive si ferma al 3%.
Alla lista delle possibili Regioni a rischio si aggiunge poi anche la Calabria con un’occupazione dei reparti ordinari in aumento al 10% e delle terapie intensive al 5%, e le Marche, che invece hanno raggiunto la soglia limite per le TI, mentre i reparti ordinari e l’incidenza resta ancora sotto al limite massimo stabilito dal governo.
La situazione delle altre Regioni
Non desta particolari preoccupazioni la situazione registrata nelle altre Regioni. Gli altri territori del nostro Paese si trovano infatti al di sotto della media nazionale per quanto riguarda il tasso di occupazione dei posti letto nei reparti di terapia intensiva e in area medica.
La situazione migliore viene segnalata in Sardegna e in Molise, con tassi di occupazione che si aggirano intorno al 2-3%, secondo quanto riportato dai dati AGENAS.
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