Nuovi focolai, un algoritmo è in grado di prevederli: ecco come funziona

Martino Grassi

04/07/2020

Un algoritmo riesce a prevedere i nuovi focolai e i picchi di infezioni con tre settimane di anticipo. Ecco come funziona.

Nuovi focolai, un algoritmo è in grado di prevederli: ecco come funziona

Un algoritmo è in grado di prevedere i nuovi focolai ed eventuali picchi di contagi anche con 3 settimane di anticipo. Il suo funzionamento si basa essenzialmente sulle ricerche effettuate su Google, con i post pubblicati su Twitter e persino con le misurazioni dei termometri smart.

Un gruppo di ricercatori coordinato da Mauricio Santillana dell’università di Harvard è stato in grado di elaborare un algoritmo che riesce a leggere questi dati a livello globale e con cui il sistema può predire un aumento dei casi anche con un anticipo di diversi giorni.

Algoritmo prevede nuovi focolai: come funziona

Il modello per il momento è stato su un sito di preprint e combina le ricerche effettuate su Google con quelle dei post di Twitter e con le ricerche che i medici effettuano su UptoDate, una piattaforma di settore specializzata, e i dati degli spostamenti anonimizzati ottenuti dagli smartphone.

Tutti i dati vengono soppesati in modo differente, attribuendogli un’importanza gerarchica grazie a un modello matematico. Il sistema è già stato testato lo scorso marzo e aprile negli Stati Uniti, ed effettivamente è riuscito nel suo scopo. Il boom di contagi di New York era stato previsto con una settimana di anticipo grazie all’aumento dei tweet relativi alla COVID, ma anche le ricerche su internet e le misurazioni della temperatura hanno avuto un ruolo cruciale. Sempre secondo le stime dell’algoritmo si prevede che nelle prossime settimane si potranno verificare dei picchi di contagi in Nebraska e nel New Hampshire se non verranno prese delle misure di prevenzione.

L’utilizzo della tecnologia durante la pandemia

La tecnologia, compresa l’intelligenza artificiale è stata largamente utilizzata nel corso della pandemia, Mauricio Santillana, l’autore principale della ricerca, spiega al New York Times che:

“Penso che con il sistema si possa ottenere un preavviso di almeno una settimana. L’algoritmo si può affiancare alla sorveglianza tradizionale, aiutando a prendere le decisioni sulle misure”.

Un altro esempio lampante dell’impiego della tecnologia nella lotta al coronavirus sono le app di contact tracing come Immuni, che secondo gli esperti sono state di fondamentale importanza in alcuni Stati per controllare i possibili nuovi focolai, anche se in Italia non ha preso piede.

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