Tra i principi cardine di un’economia di libero mercato ritroviamo la figura dello Stato come un arbitro nella contesa tra i vari interessi economici.
La pandemia, le distorsioni della globalizzazione e le incertezze economiche hanno messo a dura prova gli imprenditori e i dirigenti delle aziende. Da un lato sembrano crescere i monopoli e gli oligopoli delle grandi corporazioni industriali, dall’altro le PMI italiane soffrono per l’eccessiva tassazione, la concorrenza sleale, la capacità di non approcciarsi ai mercati esteri e ai processi di internazionalizzazione e alla sistematica mancanza di rete e network che caratterizza il nostro tessuto economico.
Tra i principi cardine di un’economia di libero mercato ritroviamo la figura dello Stato come un arbitro nella contesa tra i vari interessi economici, senza schierarsi in favore di specifici pilastri economici, generando monopolio.
Al di là della pura teoria economica e della speculazione filosofica, l’idea di un deciso contrasto alla monopolizzazione del mercato è fondata sulla flessione dell’offerta di un bene e sull’erogazione di un servizio che quando è interamente concentrata nelle mani di poche e grandi imprese genera problematiche nella comunità e disfunzioni al benessere sociale.
Un approccio etico dell’economia e che guarda con convinzione alla “sovranità del consumatore”, poiché quando un bene o un servizio viene generato in regime monopolistico detiene un prezzo elevato e il consumatore non può usufruire dei vantaggi della concorrenza e quindi scegliere un prezzo minore.
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Il Movimento Giovani dell’UCID - Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti con proposte e soluzioni innovative, si è inserito all’interno del dibattito pubblico economico come un nuovo attore protagonista capace di elaborare nuove visioni per la ripartenza economica e sociale del nostro Paese.
I giovani dell’UCID sono chiamati a esprimere al meglio lo spirito e l’etica imprenditoriale del nostro sistema economico, facendo emergere quell’intrinseco legame che vi è tra le imprese, il benessere sociale e la tutela della comunità, rimarcando l’importanza di difendere la libertà di impresa anche dall’emergere dei monopoli economici e così difendere la democrazia. Un impegno frutto di numerose analisi della nostra attualità economica e della visione sociale di un sistema caratterizzato da numerose imprese che non riescono a competere con i grandi. Ne abbiamo parlato con Benedetto Delle Site, che da giugno è il nuovo Presidente nazionale dell’UCID Giovani.
Nei primi quattro mesi del 2021 il valore totale delle concentrazioni finanziarie e produttive è stato stimato in 1800 miliardi: si tratta di uno dei più importanti fenomeni innescati dalla crisi pandemica. Sempre meno imprese e sempre più di maggiori dimensioni è, in una battuta, la fisionomia dell’economia mondiale a seguito della più grande crisi dal dopoguerra. Maggiormente colpite dai vari lockdown, molte aziende di minori dimensioni nel 2020 sono incorse in fallimenti e hanno finito per essere acquisite dai colossi che dominano il mercato di riferimento.
Superata la pandemia ci troveremo di fronte un’economia globale sempre più dominata dagli oligopoli Big Tech, Big Pharma, Big Oil, Big Food e fortemente a rischio di abuso di tali posizioni dominanti: i colossi possono provare a frenare l’accesso al mercato dei concorrenti, negando e falsando i presupposti alla base di una economia basata sul libero mercato.
Un golpe silenzioso.
«In questo scenario, la Dottrina sociale della Chiesa, - ha spiegato il Presidente nazionale dell’UCID Giovani - composta dalle encicliche e dai pronunciamenti dei pontefici in materia sociale ed economica, è di sorprendente attualità: già la Quadragesimo Anno di Pio XI metteva in guardia popoli e governi affermando che alla libertà del mercato era subentrata l’egemonia economica e che, insieme al nazionalismo, uno dei maggiori pericoli era costituito dall’imperialismo internazionale del denaro, per cui la patria è dove si sta bene. A queste tendenze, noi vogliamo opporre un rinnovato rapporto tra impresa, territorio e comunità, la responsabilità per il bene comune, il principio di sussidiarietà».
D’altronde il Movimento Giovani dell’UCID, anche sul moto dell’evento internazionale voluto dal Papa ad Assisi, intende farsi portatore di un nuovo tipo di governance, poliarchica e soprattutto partecipata dai giovani.
«Non possiamo pensare a un nuovo dirigismo e a un’economia pianificata e controllata dagli stati come risposta alla crisi pandemica. Il PNRR purtroppo parla poco di sussidiarietà. Nelle decisioni serve il coinvolgimento di tutti gli attori, soprattutto degli imprenditori ossia quei soggetti i quali, con la propria creatività, il talento e l’ingegno, sono votati alla creazione di ricchezza. I giovani di ogni settore della nostra economia hanno un ruolo fondamentale perché, nel confronto con le forze di governo, sono chiamati a un tipo di concertazione diverso da quello al quale siamo stati abituati, che guardi all’impatto futuro delle scelte odierne. Si tratta della nostra generazione, una responsabilità grande», ribadisce il presidente.
La libera concorrenza e lo sviluppo della creatività imprenditoriale possono essere strumenti del mercato per arginare monopoli e caste economiche. Verso fine ’800, Papa Leone XIII promulgò l’enciclica Rerum Novarum, alla base della moderna Dottrina sociale della Chiesa e, contemporaneamente, gli Stati Uniti approvarono lo Sherman Act, l’origine di tutte successive forme di antitrust. Oggi i problemi sono molto simili ma sembra mancare autorevolezza da parte dei governi. Anche la comunità imprenditoriale può offrire soluzioni, soprattutto se mossa da autentico spirito di servizio e attenzione al bene comune, perché è immersa in questa sfida.
«L’accesso al mercato è il presupposto dell’economia d’impresa, i cui frutti positivi per la società sono stati riconosciuti solennemente da Giovanni Paolo II nell’enciclica Centesimus Annus. Fra le nuove generazioni c’è anche questa vocazione, e attraverso molte imprese start-up innoviamo continuamente l’economia, anche le aziende già consolidate beneficiano di questo dinamismo», ricorda Benedetto Delle Site. Al libero mercato, però, devono essere accompagnate la morale delle persone, su cui lavorano molto UCID e le istituzioni democratiche.
In realtà, «bisogna ammettere che la consapevolezza delle persone è molto aumentata, c’è maggiore sensibilità e i consumatori hanno iniziato a comprendere il valore etico del proprio comportamento. Anche gli imprenditori sono più sensibili e attenti ai propri stakeholder. Gli investitori cominciano a farsi più domande, non solamente di carattere economico-finanziario, rispetto ai propri investimenti», ricorda il presidente.
Bisogna fare in modo che questa maggiore consapevolezza non venga distorta da una catena che passa dall’ideologia alle logiche di marketing. Per questo la Dottrina sociale della Chiesa può aiutare, perché innanzitutto «punta a una autentica umanizzazione dell’economia, si rivolge con la propria saggezza al cuore degli uomini, che sono chiamati poi, con la propria responsabilità personale, a fare un buon uso degli strumenti economici», ribadisce il presidente.
Dalla Dottrina sociale si possono attivare anche criteri di orientamento e linee direttive. «In UCID cerchiamo di formare leader, persone forti, attraverso una scuola di crescita anche sotto il profilo morale e spirituale, per essere, con la bussola della Dottrina sociale della Chiesa, attori responsabili dell’economia globale», conclude il presidente del Movimento Giovani dell’UCID.
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