Le banche centrali hanno incrementato le loro riserve auree nel 2015. Le politiche monetarie inefficaci potrebbero vedere nell’accumulo di oro una forma di auto-copertura.
Nel 2015 le banche centrali mondiali hanno incrementato le loro riserve auree come solo un’altra volta nella storia recente, nonostante lo scorso sia stato un anno di ribasso per il prezzo dell’oro.
Nel 2016 il prezzo dell’oro sale del +15% e le politiche inefficaci delle banche centrali potrebbero rappresentare l’inizio di un periodo di recessione per molti paesi.
L’oro potrebbe quindi essere stato il modo attraverso il quale le banche centrali si sono coperte dalle conseguenze del loro stesso operato.
Le banche centrali aumentano le riserve di oro nel 2015
Mentre il 2016 si sta dimostrando un anno incoraggiante per coloro che acquistano oro, il 2015 non fu così. Al netto di qualche momento favorevole, infatti, nel 2015 l’oro ha continuato la discesa che proseguiva dal 2011.
Il calo della domanda dello scorso anno, in ogni caso, non è stato causato dalle banche centrali.
Recenti report hanno infatti testimoniato un acquisto netto di 483 tonnellate di oro da parte delle banche centrali durante il 2015, la seconda più grande accumulazione degli ultimi decenni.
Quasi della metà degli acquisti è stata praticata dalla Russia, allo scopo di risollevare la propria valuta, seguita al secondo posto dalla banca centrale cinese.
Non tutte le banche centrali hanno incrementato le loro riserve auree, come il Canada e il Venezuela che si sono ritrovate a venderne grandi quantità.
Incuriosice però come durante un anno privo di entusiasmo come il 2015, che ha visto l’oro raggiungere i minimi del 2009 al di sotto dei 1.100 dollari per oncia, le banche centrali abbiano sentito il bisogno di comprare oro.
Il 2016 si è aperto con un +15% per la quotazione dell’oro, in un clima di incertezza e di instabilità che ha incoraggiato gli investimenti nel principale dei beni rifugio.
Banche centrali: comprano oro contro le loro stesse politiche?
Le più importanti banche centrali del mondo, con la sola esclusione della Federal Reserve, stanno aumentando i loro interventi di Quantitative Easing, immettendo moneta nell’economia e abbassando i tassi di interesse fino a territori negativi.
Così nella maggior parte delle principali aree economiche si sta vivendo una svalutazione della propria valuta, che dovrebbe spingere su il prezzo dell’oro e delle materie prime. Se questo in effetti si sta rivelando vero, altrettanto non si può dire per l’inflazione.
La mancata crescita dei prezzi inceppa questo meccanismo, con i cittadini che preferiscono trattenere il denaro piuttosto che spenderlo.
La paura di una recessione economica è attualmente superiore alla paura di una svalutazione della propria valuta, come dimostra la situazione nella quale versa il Giappone.
In questo scenario, le banche centrali sono le uniche a non doversi preoccupare del denaro contante, che possono stampare laddove lo vogliano, e il loro incremento nell’acquisto dell’oro durante lo scorso anno appare come un volersi coprire dalle conseguenze del loro stesso operato.
Realizzare che le politiche attuate possano non portare ad un aumento dell’inflazione ma ad un peggioramento della situazione economica, potrebbe essere il problema di fronte al quale l’oro rappresenterebbe la soluzione. Questo è vero in particolare per la Cina.
Le banche centrali si augurano che la gente aumenti la fiducia nel denaro.
L’oro, se da un lato rappresenta un modo per coprirsi contro la svalutazione della valuta domestica, dall’altro può anche generare la spinta ad un incremento nella fiducia dei cittadini.
Infatti, laddove le politiche monetarie non riescano a raggiungere i propri obiettivi, la presenza di un gran numero di riserve auree all’interno di una banca centrale può costituire un motivo di fiducia per quell’area economica.
Una banca centrale inefficace ma con grandi riserve auree ispira maggiore fiducia di una banca centrale incapace di raggiungere i risultati sperati e priva del bene rifugio.
La Cina rappresenta, insieme e anche più della Russia, l’esempio perfetto.
Il momento critico che sta vivendo l’economia cinese e le possibilità di un crollo nel prossimo futuro sono alla base dell’acquisto di oro da parte della banca centrale, che cerca di costruirsi un piano B se le cose dovessero andare male.
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