Finalmente è arrivato il decreto attuativo. Numerose novità per i PIR dal 2019, che dovranno investire almeno il 7% del patrimonio nell’AIM e in venture capital.
Le novità 2019 per i PIR sono orami realtà. Dopo tanta attesa è arrivato il decreto attuativo, che riforma le indicazioni proprie dei Piani Individuali di Risparmio di nuova costituzione.
Il decreto attuativo per i nuovi PIR definisce nel dettaglio le caratteristiche delle PMI sui quali i piani possono investire e gli importi minimi di investimento in aziende di particolari categorie.
Come descritto all’interno del decreto datato il 30 aprile e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 maggio 2019, la raccolta dei nuovi PIR deve essere dedicata almeno per il 3,5% a PMI quotate sull’Aim e per almeno il 3,5% nel venture capital - come già inserito all’interno della Legge di Bilancio 2019.
I PIR potranno investire in PMI con un fatturato che non vada oltre i 50 milioni di euro (o con un bilancio annuo non oltre i 43 milioni) e con massimo 250 dipendenti, che non siano attive sui mercati da oltre sette anni, che non siano quotate all’interno dei mercati finanziari regolamentati, non abbiano goduto da terzi di oltre 15 milioni di risorse finanziarie.
Si rinnova intanto polemica all’interno del settore: secondo alcuni operatori le novità 2019 riguardo i PIR sono destinate a far affossare definitivamente il comparto, che già dall’inizio dell’anno sta subendo un arresto di flussi in entrata. Gli specialisti ritengono che i suddetti ulteriori limiti rendano alquanto difficile la composizione di un portafoglio performante che rispetti tutti i decreti previsti dalla legge, ottenebrando i vantaggi fiscali che i PIR riservono a chi investe.
PIR, le novità 2019: cosa cambia?
Istituiti attraverso la Legge di Bilancio 2017, numerose sono le novità contenute nel testo della Legge di Bilancio 2019 in materia di PIR, confermate nel recente decreto attuativo a firma di Luigi di Maio e del premier Conte. All’interno dell’art. 1 del testo di legge, i commi da 211 a 215 contengono nuove indicazioni sul fronte dell’organizzazione del paniere interno dei PIR dall’01/01/2019. Le novità non sono ancora operative, il settore è in attesa del decreto attuativo.
Tra le modifiche più evidenti che i piani di risparmio a lungo termine (istituiti dalla legge 11 dicembre 2016 n. 232, all’interno dell’articolo 1 commi 100-114) costituiti a partire dal 1° gennaio 2019 dovranno seguire risalta il vincolo, per i PIR istituiti dal 01/01/2019, di:
- investire in fondi italiani di venture capital almeno il 3,5% del patrimonio;
- investire in azioni di PMI quotate nel segmento AIM di Borsa Italiana almeno il 3,5%. Le società quotate devono avere meno di 250 dipendenti e ricavi inferiori ai 50 milioni di euro.
Gli esperti ritengono che tali vincoli siano decisamente difficili da onorare per le Società di gestione del risparmio (Sgr).
Di fatto al momento non è possibile costituire nuovi PIR ma rimane attiva la possibilità di arricchire il capitale di investimento per i già sottoscrittori di Piani Individuali di Risparmio istituiti entro il 31/12/2018.
Novità PIR 2019: glossario utile
- PIR
Come specificato nella guida ai PIR di Money.it, si tratta di piani individuali di risparmio a lungo termine”, perché costruiti per un orizzonte temporale lungo. L’agevolazione sul fronte della tassazione fiscale - uno dei vantaggi principali dello strumento - scatta solo dopo il quinto anno.
I piani di risparmio individuale prevedono un regime di esenzione fiscale per i redditi di capitale e i redditi diversi percepiti da persone fisiche residenti in Italia, al di fuori dello svolgimento di attività di impresa commerciale, derivanti dagli investimenti effettuati in piani di risparmio a lungo termine.
Sul fronte della loro composizione, la normativa prevede che (in ciascun anno solare di durata del piano):
- per almeno i due terzi dell’anno stesso, le somme o i valori destinati nel piano di risparmio a lungo termine devono essere investiti per almeno il 70 per cento del valore complessivo in strumenti finanziari, anche non negoziati nei mercati regolamentati o nei sistemi multilaterali di negoziazione, emessi o stipulati con imprese fiscalmente residenti in Italia o in Stati membri dell’Unione europea o in Stati aderenti all’accordo sullo spazio economico europeo con stabili organizzazioni in Italia;
- la predetta quota del 70 per cento deve essere investita per almeno il 30 per cento del valore complessivo in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite nell’indice FTSE MIB di Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati.
- Venture capital
Il venture capital è una forma di finanziamento nei confronti di start up e piccole imprese che vengono considerate dotate di un grande potenziale di crescita. L’obiettivo del venture capital è quello di finanziare la società, farla crescere e poi ottenere un guadagno dalla vendita della propria partecipazione o comunque dalla quotazione in Borsa della stessa azienda.
- AIM
Come specificato da Borsa Italiana, AIM Italia è “il mercato di Borsa Italiana dedicato alle PMI, un acceleratore dei progetti di crescita e competitività delle piccole e medie imprese e risponde agli obiettivi delle società di raccolta di capitale, visibilità, standing e controllo dell’impresa”.
Rendimenti dei vecchi PIR in crescita nel 2019
Nonostante la fase di stallo per i PIR di nuova generazione, il mese di gennaio 2019 si è rivelato positivo per il settore, che ha aggiunto circa 50 milioni di euro alla sua raccolta.
Grazie anche al ritorno al segno più del mercato azionario italiano, i PIR hanno inaugurato l’anno in positivo. Tra i piani che il mese scorso hanno restituito il ritorno più alto troviamo i prodotti emessi da Axa - +12,1% per l’Axa Framlington Italy, da Amundi - oltre il 10% per l’Amundi Sviluppo Italia A e B, da Arca Azioni Italia (+9,98%) ed Eurizon Pir Italia Azionario (+9,8%).
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