Dal Giappone alla Grecia, in diversi Paesi parlamentari e capi di Stato hanno deciso di tagliarsi lo stipendio per sostenere le spese del coronavirus, aiutare il Sistema sanitario e i lavoratori in difficoltà. E in Italia?
Aumenta il numero di Paesi in cui parlamentari e primi ministri hanno deciso di tagliarsi lo stipendio in favore delle strutture sanitarie e delle aziende in difficoltà.
Ovunque nel mondo, l’emergenza coronavirus ha provocato una forte crisi economica che colpisce soprattutto gli strati più deboli della popolazione, i piccoli imprenditori e i lavoratori autonomi. Senza contare gli sforzi abnormi del sistema sanitario, dal personale impiegato ai presidi di protezione indispensabili - guanti e mascherine - i cui prezzi sono schizzati alle stelle.
Per fortuna sale anche il numero di politici virtuosi che hanno deciso di fare un gesto di solidarietà e donare buona parte del loro stipendio mensile. Succede in Giappone, Bulgaria, Nuova Zelanda, Grecia, Singapore, Filippine e Thailandia.
Nell’elenco manca l’Italia, dove alcuni esempi di grande generosità sono arrivati dal mondo dell’impreditoria.
Coronavirus, parlamentari si tagliano lo stipendio: vediamo in quali Stati
Dopo l’esempio virtuoso della Bulgaria che ha deciso di tagliare lo stipendio dei parlamentari e donare il ricavato al Sistema sanitario nazionale, altri Paesi stanno facendo altrettanto.
In Giappone i parlamentari riceveranno per il prossimo anno il 20% in meno dello stipendio, misura che entrerà in vigore già il prossimo mese grazie all’accordo unanime della maggioranza politica - il partito liberal democratico - e le forze di opposizione. Il denaro risparmiato verrà utilizzato per aiutare le aziende e i lavoratori autonomi in crisi dopo il calo della produzione causato dalla pandemia.
Allo stesso modo, anche la Nuova Zelanda taglierà per i prossimi mesi gli stipendi dei parlamentari e dei componenti dell’Esecutivo del 20%. A dichiararlo è stata la Premier Jacinda Arden spiegando che si tratta di un atto dovuto verso le fasce della popolazione maggiormente in sofferenza economica. Questo permetterà al Paese di risparmiare circa 1,6 milioni di dollari neozelandesi (l’equivalente di 884 mila euro).
Non è da meno Singapore, qui il premier Lee Hsien Loong ha donato il suo stipendio mensile di circa 120 mila euro (si tratta del premier più pagato al mondo) e lo stesso hanno fatto Prayut Chan-ocha, primo ministro della Thailandia e Rodrigo Duerte, premier della Filippine.
Lodevoli anche gli sforzi della Grecia. Il primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha chiesto ai membri del suo partito in Parlamento e al Governo di tagliare il 50% dello stipendio almeno per i prossimi due mesi, soldi che saranno dirottati verso le spese legate all’emergenza sanitaria. “Il mondo politico” ha dichiarato “deve stare in prima linea nella solidarietà”.
E in Italia?
Nel nostro Paese ci sono stati molti esempi degli di nota, grandi aziende che hanno deciso spontaneamente di dimezzare gli stipendi del comparto dirigenziale, sostenere i lavoratori dipendenti garantendo il 100% dello stipendio e congedi retribuiti per accudire i figli. Tra questi spiccano Giovanni Rana, leader della pasta fresca, e Leonardo Del Vecchio, fondatore e presidente di Luxottica.
Invece per quanto riguarda il mondo della politica, i parlamentari italiani non hanno ancora formalizzato nessun taglio, tuttavia non mancano le proposte al riguardo: in particolare quella di Vito Crimi che torna a cavalcare un’antica battaglia del Movimento 5 Stelle, di cui fa parte. Con il dimezzamento degli stipendi si andrebbero a risparmiare 5000 euro al mese per ciascun deputato e senatore, per un totale di 60milioni di euro l’anno, soldi che potrebbero essere investiti in spese per la Sanità e ammortizzatori sociali, come sta avvenendo in altre parti del mondo colpite dal coronavirus.
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