Il governo di Pechino chiede alla NATO di “non esagerare con la teoria della minaccia cinese”
La Cina ha esortato la NATO a “non esagerare con la teoria della minaccia cinese”, in un palese atto di intolleranza contro le ultime uscite del gruppo riguardo il Paese guidato dal leader Xi Jinping.
Il riferimento va infatti ai recenti avvertimenti prodotti dai leader dell’Organizzazione, che hanno parlato delle “sfide sistemiche che presenta Pechino” .
Una posizione forte nei confronti della Cina, espressa tramite un comunicato nel corso del primo vertice del presidente degli Stati Uniti Joe Biden:
“Le ambizioni dichiarate della Cina e il comportamento autoritario presentano sfide sistemiche all’ordine internazionale basato su regole e sulle aree rilevanti per la sicurezza dell’alleanza”,
avevano infatti affermato i leader della NATO.
Cina contro la NATO: basta parlare di minaccia cinese
Lo stesso presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha esortato i leader della NATO a opporre resistenza “all’autoritarismo della Cina e alla sua crescente potenza militare”, chiedendo un cambiamento di focus all’Organizzazione.
Un’esortazione che si è in parte tradotta nelle dichiarazioni della NATO ma che, come ampiamente prevedibile, non è andata affatto giù alla Cina, secondo cui le parole “calunniano lo natura pacifica della Cina, giudicano male la situazione internazionale e indicano una mentalità da Guerra Fredda”:
“Non porremo una ‘sfida sistemica’ a nessuno, ma se qualcuno vorrà porci una ‘sfida sistemica’, non rimarremo indifferenti”,
si legge in una delle parti più significative della replica cinese.
Le nazioni del G7 si sono incontrate in Gran Bretagna nel fine settimana, manifestando sostanziale accordo nel rimproverare la Cina per il mancato rispetto dei fondamentali diritti umani nella regione dello Xinjiang, e nel richiedere un’indagine completa e imparziale sulle origini del coronavirus.
USA e UE contro Cina
Non si tratta quindi di un solo scontro sull’asse Washington-Pechino, ma coinvolge molti tra i Paesi soprattutto europei, in una sorta di fronte unito in opposizione a molti atteggiamenti e azioni della Cina.
Nello specifico, il comunicato ufficiale invita la Cina “a rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali, in particolare in relazione allo Xinjiang e a quei diritti, libertà e alto grado di autonomia per Hong Kong sanciti dalla Dichiarazione congiunta sino-britannica e dalla Legge fondamentale”.
Una dichiarazione di intenti che è stata - secondo la maggioranza degli osservatori internazionali - l’unico vero elemento di spicco emerso dal vertice in Cornovaglia dei leader del mondo.
L’ambasciata cinese a Londra ha affermato di essere del tutto contraria al fatto che al G7 siano stati menzionati di Xinjiang, Hong Kong e Taiwan, intendendo il tutto come una “distorsione dei fatti in favore di palesi intenzioni conflittuali di alcuni Paesi come gli Stati Uniti”.
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