Come noto, per andare in pensione è sempre necessario un minimo di anni di contributi. Non esistono, infatti, misure che consentono il pensionamento senza un minimo di contribuzione versata, mentre ci sono quelle che invece permettono l’accesso alla pensione indipendentemente dall’età.
Quello che andremo ad approfondire in questo articolo è cosa succede quando non si riesce a raggiungere il minimo contributivo richiesto per accedere a una determinata misura per soli pochi giorni. Bisogna necessariamente colmare questa mancanza o esiste una quota di “tolleranza”? Facciamo chiarezza sulla possibilità per cui si possano arrotondare in eccesso i contributi maturati.
Meno contributi di quelli richiesti: quando è possibile arrotondare in eccesso
Potrebbe succedere che vi rendiate conto di aver commesso qualche errore nel calcolo dei contributi maturati e che quindi non siate riusciti a raggiungere la soglia minima per poter accedere alla pensione. O comunque che pur avendo fatto i conti giusti, vi rendiate conto che per pochi anni di contributi non riusciate ad andare in pensione quando volete e non riuscite neppure a trovare un nuovo lavoro che vi permetta di colmare questa mancanza.
Cosa fare allora? Come prima cosa potete valutare se rientrate nella possibilità riconosciuta dall’articolo 59, comma I, lettera B, della legge 449/1997, nonché dal comma 1 della legge 247/1991.
Questi riconoscono - ai soli dipendenti pubblici - una sorta di arrotondamento in eccesso dei contributi maturati nel caso in cui il lavoratore non riesca per pochi giorni a raggiungere il mese. Nel dettaglio, la regola vuole che spetta l’arrotondamento al mese superiore in presenza di un’anzianità contributiva compresa tra i 16 e i 29 giorni.
Superati i 16 giorni, dunque, si arrotondano in eccesso, riconoscendo un mese intero, i contributi versati. Un dipendente pubblico, dunque, potrebbe accedere alla pensione anticipata anche con soli 42 anni, 9 mesi e 16 giorni di contributi, visto che quest’ultimi verrebbero considerati come fossero un mese.
Ricapitolando, è possibile arrotondare al mese, solo quando:
- si è dipendenti pubblici;
- ci sono almeno 16 giorni di contributi versati.
Negli altri casi non sono ammessi periodi di tolleranza ed eventualmente il lavoratore dovrà pensare a un’altra possibilità che gli consenta di aumentare i contributi versati.
Quando l’arrotondamento non è possibile
Attenzione; secondo l’Inps, e anche per una parte predominante di giurisprudenza, non si può tener conto di questo criterio nel verificare se il dipendente pubblico può godere di un calcolo della pensione più favorevole.
Si ricorda, infatti, che per il calcolo della pensione si utilizza il retributivo fino al 31 dicembre 2011 per coloro che alla data del 31 dicembre 1995 possono vantare 18 anni di contributi. Altrimenti, il retributivo si applica solo fino al 31 dicembre 1995.
Ebbene, l’Inps ritiene che il meccanismo dell’arrotondamento non possa essere utilizzato in questo caso, interpretazione confermata anche da diverse sentenze della Corte d’Appello. Quindi, per avere la possibilità di godere di un trattamento di maggior favore è necessario aver maturato esattamente 18 anni di contributi alla data del 31 dicembre 1995.
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