Chi può vantare 18 anni di contributi prima del 1996 ha diritto a un calcolo più favorevole e quindi a una pensione più alta. Ma quanto è categorico il rispetto di tale requisito?
Il calcolo dell’assegno di pensione è soggetto a due diversi sistemi: il retributivo e il contributivo, dove il primo è sicuramente più vantaggioso del secondo. Di conseguenza, più è la quota di pensione calcolata con il sistema retributivo e maggiore sarà l’importo finale dell’assegno.
Ecco perché va approfondito l’orientamento della giurisprudenza riguardo alla questione del calcolo retributivo della pensione per tutta la quota di contributi maturata entro il 31 dicembre 2011, anziché al 31 dicembre 1995 come vorrebbe la regola generale. Deroga che si applica solamente nei confronti di coloro che alla data del 31 dicembre 1995 - che segna il passaggio da sistema retributivo a contributivo - possono far valere almeno 18 anni di contributi.
La domanda che spesso si fa è se bisogna avere esattamente 18 anni di contributi oppure se basta avvicinarsi a tale requisito. La questione è stata più volte affrontata dalla giurisprudenza, il cui orientamento nell’ultimo periodo non sorride a coloro che per poche settimane non sono riusciti a maturare il requisito dei 18 anni di contribuzione.
Pensione più alta con 18 anni di contributi prima del 1996: ecco perché
Oggi, la pensione nella maggior parte dei casi viene calcolata secondo le regole del sistema misto, con la quale si somma la quota calcolata utilizzando il metodo retributivo con quella risultante dal sistema contributivo.
Nel dettaglio:
- la quota retributiva si applica per i periodi lavorati fino al 31 dicembre 1995;
- la quota contributiva, invece, per quelli successivi, quindi a partire dal 1° gennaio 1996.
Tuttavia, per coloro che alla data del 31 dicembre 1995 possono far valere 18 anni di contributi (vedremo di seguito se devono essere esatti o se ci sono possibilità per un arrotondamento), la pensione si conteggia:
- sommando la quota retributiva che in questo caso si applica per i periodi lavorati fino al 31 dicembre 2011
- con la quota contributiva che di conseguenza vale per quelli successivi, a partire dal 1° gennaio 2012.
Capire se si può avere accesso a questa seconda formula è molto importante. D’altronde, è “scientificamente” provato che il sistema retributivo è più vantaggioso rispetto al contributivo, e di conseguenza più è ampia la quota calcolata con questo metodo e più l’importo finale della pensione sarà più alta.
Ma quanto è categorico il requisito dei 18 anni di contributi prima del 1996? Ci sono possibilità di arrotondamento? Ecco cosa ne pensa la giurisprudenza.
Pensione, importo più alto solo a una condizione: 18 anni di contributi esatti entro il 31 dicembre 1995
Non sembrano esserci dubbi a riguardo: la pensione è più alta, grazie a un calcolo maggiormente favorevole, solo per coloro che alla data del 31 dicembre 1995 possono far valere almeno 18 anni di contributi. Non una settimana di meno e senza possibilità di un arrotondamento.
Secondo l’INPS, infatti, non vale nemmeno il meccanismo di arrotondamento dell’anzianità contributiva riconosciuto - per i soli dipendenti pubblici - dall’articolo 59, comma 1 e lettera B, della legge legge n. 449/1997, come pure dall’articolo 3, comma 1, della legge n. 274/1991. Un meccanismo che riconosce ai dipendenti pubblici la possibilità di arrotondare al mese superiore qualora sia presente un’anzianità tra 16 e 29 giorni, senza specificare però se questo vale anche per arrotondare a 18 anni di contributi nel caso in cui alla data del 31 dicembre 1995 ci sia un’anzianità contributiva compresa tra i 17 anni, 11 mesi e 16 giorni e i 17 anni, 11 mesi e 29 giorni.
L’interpretazione dell’INPS in questi anni è stata chiara: “assolutamente no”. Ragione per cui non sono mancati i ricorsi di chi pretendeva, sulla base del suddetto meccanismo, il diritto a una pensione più alta grazie a un calcolo maggiormente favorevole.
Un’interpretazione che ormai sembra essere confermata dalla giurisprudenza. Nell’ultimo periodo, infatti, si è consolidato il seguente orientamento, secondo cui il suddetto metodo di calcolo più vantaggioso rappresenta una disposizione di:
Diritto transitorio, di natura eccezionale, che ha la funzione di consentire l’ultrattività del metodo retributivo, ma non rappresenta una disposizione che disciplina le condizioni d’accesso al trattamento di quiescenza. Tale norma non solo è letteralmente chiara punto del requisito temporale dell’anzianità, ma anche risulta tassativa nel limitare unicamente all’effettivo e reale ricorrere del requisito minimo di 18 anni di anzianità contributiva concretamente maturata la conseguenza del mantenimento del calcolo del trattamento pensionistico col metodo retributivo.
Un principio ribadito, ad esempio, dalle sentenze 97/2019 e 176/2019 della terza sezione centrale d’appello, come pure dalla sentenza 274/2019 della seconda sezione.
Già il solo fatto che viene chiaramente spiegato che un sistema di calcolo maggiormente conveniente spetta solo con “almeno 18 anni di anzianità contributiva” di fatto esclude qualsiasi altra interpretazione, come pure l’applicazione di strumenti di arrotondamento come può essere quello descritto sopra.
Per avere una pensione più alta grazie a una quota maggiore calcolata con il retributivo, quindi, l’unica condizione è quella di aver raggiunto almeno 18 anni di contributi entro il 31 dicembre 1995.
Un’agevolazione che ovviamente più passano gli anni e più riguarderà un numero ridotto di persone.
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