Abbassare l’età pensionabile si può? Tutto è possibile, ma il costo che il Governo dovrebbe affrontare sembra essere proibitivo. Ma ci sono delle soluzioni per ridurre i costi della riforma.
“Come abbassare l’età pensionabile?” è una delle domande a cui il Governo Draghi dovrà rispondere nelle prossime settimane. Con il ritorno dalle vacanze, infatti, per l’Esecutivo è arrivato il momento di riprendere alcuni dei dossier aperti in questi mesi, uno fra tutti quello che riguarda la riforma delle pensioni.
Va ribadito che non si tratta di una priorità, tant’è che Mario Draghi l’ha messa all’ultimo punto dell’agenda settembrina che dovrà portare alla definizione di quelle misure che andranno nella manovra. Vi abbiamo già raccontato, d’altronde, delle difficoltà di approvare una riforma delle pensioni che vada ad abbassare l’età pensionabile, obiettivo sul quale convergono i tre sindacati confederali i quali puntano a un pensionamento a 62 anni o in alternativa con 41 anni di contributi.
Il problema è il solito: le risorse a disposizione. Passare a regole più favorevoli sul fronte pensioni richiederebbe un esborso particolarmente elevato, non solo per l’immediato ma anche per il futuro. Basti pensare che - secondo le stime dell’Inps - passando da Quota 100 a Quota 41 per tutti bisognerebbe affrontare un costo di oltre 4 miliardi già per il 2022, per poi salire a 9 miliardi l’anno.
Abbassare l’età pensionabile sembra essere dunque una sfida impossibile: tuttavia ci sono delle soluzioni che invece potrebbero renderlo un obiettivo fattibile.
Come abbassare l’età pensionabile: la “soluzione Tridico”
Il Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha presentato una propria soluzione per l’abbassamento dell’età pensionabile, ossia per consentire a chi lo volesse di anticipare l’accesso alla pensione. Oggi, come noto, per la pensione di vecchiaia è richiesto il compimento dei 67 anni di età, ma con la proposta di Tridico si potrebbe scendere fino a 63 anni.
Come si potrebbe anticipare l’accesso alla pensione di quattro anni senza andare a gravare sulle casse dello Stato? Semplicemente il Presidente dell’Inps ha pensato a un meccanismo di erogazione della pensione in due parti. Nel dettaglio:
- al momento del pensionamento, che potrebbe avvenire anche a 63 anni, questo avrebbe diritto solamente alla quota di pensione calcolata con il regime contributivo;
- solo al compimento dei 67 anni, e dunque al raggiungimento dell’età prevista per l’accesso alla pensione di vecchiaia, avrebbe diritto anche alla seconda parte dell’assegno, ossia alla quota calcolata con le regole del retributivo.
Un meccanismo che soddisfa una duplice esigenza:
- permette a chi lo vuole di anticipare l’accesso alla pensione, accettando però di percepire, per qualche anno, solamente una parte di assegno;
- permette allo Stato di attuare una riforma delle pensioni a costi contenuti. Secondo le stime dell’Inps, infatti, una tale proposta avrebbe un costo iniziale di 443 milioni l’anno, per arrivare al massimo a 2 miliardi di euro.
Come abbassare l’età pensionabile: tagli e penalizzazioni sull’assegno
Altra soluzione, che piace meno ai diretti interessati, è quella che prevede sì delle strade per un’uscita flessibile dal lavoro, ma solo con tagli o penalizzazioni sull’assegno.
La differenza rispetto alla misura suddetta è chiara: se con la soluzione Tridico la persona accetta di percepire un assegno d’importo limitato solo fino a quando non compirà i 67 anni, in questo caso l’assegno verrebbe tagliato fin da subito e per sempre. Non ci sarebbe, dunque, possibilità che la pensioni aumenti una volta compiuti i 67 anni.
Anche prevedendo tagli sull’assegno, comunque, abbassare l’età pensionabile sarebbe economicamente sostenibile, in quanto il costo del pensionamento anticipato grava direttamente sull’interessato.
Rientrano in questa casistica due diverse tipologie di penalizzazione:
- taglio di una percentuale dell’assegno per ogni anno di anticipo della pensione;
- ricalcolo interamente contributivo dell’assegno di pensione nel caso di pensionamento anticipato.
Ad esempio, rientra in quest’ultima casistica l’Opzione Donna, ma anche nel disegno di legge per una Quota 41 per tutti - depositato nei mesi scorsi dalla Lega - si parla di ricalcolo interamente contributivo dell’assegno.
Due diverse soluzioni che il legislatore potrebbe adottare per introdurre misure alternative a quanto stabilito dalla Legge Fornero e che vadano così a ridurre l’età pensionabile. Una strada percorribile, ma che non vede d’accordo i sindacati: ragione per cui la “partita” sulla riforma delle pensioni è ancora tutta da giocare.
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