Pensioni, riforma entro fine anno: uscita flessibile con assegno ridotto

Teresa Maddonni

04/03/2022

Riforma pensioni entro il 2022 secondo la direttiva del ministero del Lavoro che punta sull’uscita flessibile. Il lavoratore sceglie l’età, ma con una riduzione sull’assegno e non solo. Le ipotesi.

Pensioni, riforma entro fine anno: uscita flessibile con assegno ridotto

La riforma delle pensioni arriverà entro la fine dell’anno e a confermarlo è il ministero del Lavoro con la direttiva n. 28/2022 con la quale il dicastero guidato dal ministro Andrea Orlando definisce gli obiettivi strategici per l’anno in corso.

Per le pensioni si va verso la flessibilità in uscita vale a dire che il lavoratore sarà libero di scegliere a che età congedarsi dal lavoro, il che tuttavia comporta una riduzione dell’assegno qualora si scelga l’anticipo. Resta ferma ovviamente l’età della pensione di vecchiaia oggi a 67 anni per tutti.

La direttiva del ministero - che tra le altre cose contiene anche la riforma degli ammortizzatori sociali alla quale si vuole dare piena attuazione sulla base della Legge di Bilancio 2022 - parla di “sistema equo e flessibile nell’uscita dal mercato del lavoro”. Vediamo cosa potrebbe significare nel dettaglio.

Pensioni, riforma con uscita flessibile e assegno ridotto: ipotesi

Le linee di azione del ministero del Lavoro per l’anno 2022 dovranno attenersi ad alcuni criteri direttivi tra cui la riforma delle pensioni. La direttiva del ministero del Lavoro è infatti, come si legge nel testo, un “atto programmatico” che individua proprio tutte le linee di azione strategiche e operative per l’anno in corso.

Il ministero pertanto entro il 2022 dovrà impegnarsi a intervenire “sul sistema pensionistico, attraverso il dialogo e il confronto con le parti sociali,
volto a garantire un sistema equo e flessibile nell’uscita dal mercato del lavoro.”

Per le pensioni e la loro riforma d’altronde il canale di dialogo con le parti sociali è aperto da tempo e con la Legge di Bilancio 2022 si è intervenuti momentaneamente per superare Quota 100. Cosa significa pensioni più flessibili? Come riporta Italia oggi l’età della pensione potrà essere anticipata o posticipata rispetto all’età legale di 67 anni, dal lavoratore con un assegno ridotto o più alto a seconda si scelga la prima o la seconda strada. Ovviamente l’età per la pensione di vecchiaia a 67 anni è destinata a crescere con la speranza di vita.

Le ipotesi sul tavolo del governo intanto, secondo quanto anticipa il Messaggero, sarebbero tre. Nel dettaglio:

  • ricalcolo contributivo delle pensioni per intero. Si tratta del modello Opzione donna applicato anche agli uomini. Questo ovviamente comporta una perdita sull’assegno di pensione e pertanto sembra un’ipotesi non gradita ai sindacati. Si potrebbe andare in pensione a 64 anni di età. Il taglio sulla pensione, secondo i calcoli fatti dal governo per Opzione donna, andrebbe a oscillare tra il 6 e il 13 per cento, sebbene le lavoratrici possano congedarsi a 58 o 59 anni di età a seconda che siano dipendenti o autonome;
  • altra opzione pare sia quella che prevede la pensione anticipata a partire da 64 anni con taglio dell’assegno sulla porzione retributiva. Il taglio sarebbe più contenuto e la quota retributiva della pensione verrebbe ridotta in proporzione agli anni di anticipo. Si utilizzerebbero i coefficienti di trasformazione del contributivo. Per un lavoratore che ha un terzo della carriera lavorativa che ricade nel retributivo, e che andasse in pensione 3 anni prima quindi a 64 anni invece che 67, il taglio sulla quota retributiva sarebbe del 9% quindi il 3% sul totale. Moltissimi lavoratori, lo ricordiamo, ricadono nel sistema misto (calcolo retributivo e contributivo dopo il 1996);
  • la terza ipotesi di riforma è quella che divide l’assegno in due proposta dal presidente dell’INPS Pasquale Tridico. La pensione verrebbe riconosciuta subito con un anticipo della quota contributiva della pensione a 62 o anche a 63 anni con 20 di contributi, mentre la quota retributiva al contrario viene concessa a 67 anni sempre per chi ricade nel misto. Al solito il sistema contributivo per il calcolo della pensione si applica per i contributi successivi al 1° gennaio 1996, mentre il sistema retributivo vale per i contributi antecedenti a quella data.

Si tratta ovviamente di ipotesi. Solo il costante confronto tra governo e sindacati potrà dare conferme sulla riforma delle pensioni entro il 2022.

Pensioni e non solo nella direttiva del ministero

Nella direttiva del ministero del Lavoro non si parla solo di pensioni. Tra le linee di azione strategiche e operative per il 2022 di via Veneto, come segnalato nella direttiva, troviamo tra le altre:

  • attuazione della riforma del sistema degli ammortizzatori sociali in funzione dell’universalizzazione del sistema di integrazione reddituale e del sostegno alle transizioni occupazionali;
  • rafforzamento dei centri per l’impiego e della qualità dei servizi per il lavoro e del sistema delle politiche attive del lavoro, efficacemente integrate con le politiche sociali e con quelle di sostegno al reddito, nell’ottica della promozione dell’occupazione dei giovani, delle donne e dei soggetti più vulnerabili e del mantenimento all’interno del tessuto produttivo, anche mediante le transizioni occupazionali, dei lavoratori a rischio espulsione dal contesto lavorativo;
  • innalzamento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro e riduzione del gap di genere in tutte le aree maggiormente «critiche», quali opportunità di crescita in azienda, parità salariale a parità di mansioni, politiche di gestione delle differenze di genere, tutela della maternità, ecc.;
  • prosecuzione nell’implementazione del Reddito di Cittadinanza (RdC) mediante la razionalizzazione e l’efficientamento della misura.

Per maggiori dettagli rimandiamo al testo della direttiva che alleghiamo di seguito.

Direttiva 28 del 17 febbraio 2022
Atto programmatico del ministero del Lavoro che individua le linee di azione strategiche e operative per l’anno 2022.

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