Pensioni, sì alla riforma: 3 motivi per cui l’Italia deve abbassare l’età pensionabile

Simone Micocci

20 Giugno 2021 - 14:13

L’Italia deve abbassare l’età pensionabile: ci sono 3 motivi per farlo (ma non sarà semplice).

Pensioni, sì alla riforma: 3 motivi per cui l’Italia deve abbassare l’età pensionabile

Da tempo si discute della possibilità di attuare una riforma delle pensioni che possa abbassare l’età pensionabile. Non è un caso che sulla scrivania del Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ci sia il dossier presentato dai sindacati che chiedono di partire da un pensionamento all’età di 62 anni o in alternativa con 41 anni di contributi.

Ci sono però due linee di pensiero: c’è chi ritiene - tra cui chi scrive - che queste due misure non siano economicamente sostenibili specialmente alla luce delle indicazioni che arrivano dall’UE (che ha raccomandato al nostro Paese di dare piena attuazione alla riforma Fornero), e chi invece pensa che in Italia ci siano le condizioni per abbassare l’età pensionabile.

Tra questi si è appena aggiunto il Manifesto, il quale ha commentato l’ultimo report elaborato dalla Commissione europea che mette in risalto come funzionano le pensioni nei vari Paesi dell’Unione. Una situazione che dimostra come in Italia ci sia ancora spazio di manovra per abbassare l’età in cui si può andare in pensione.

In Italia si va in pensione prima? Perché non è vero

Il report della Commissione europea, Pension Adequacy Report 2021, smonta una delle credenze riguardo alle pensioni in Italia: non è vero che nel nostro Paese ci si va prima rispetto al resto d’Europa. Intanto siamo tra i Paesi con l’età pensionabile più alta d’Europa:

  • 67 anni in Italia;
  • 66 anni e 2 mesi in Francia;
  • 65 anni e 9 mesi in Germania;
  • 65 anni in Austria, Belgio e Polonia.

In Svezia abbiamo invece un pensionamento flessibile - simile a quello richiesto dai sindacati - entro la fascia di età 62-68 anni. E anche in Francia e Germania, dove abbiamo visto l’età pensionabile è comunque più bassa rispetto all’Italia, sono previste delle misure strutturali (quindi non sperimentali come è stata Quota 100 o sono Opzione Donna e l’Ape Sociale) che in determinate circostanze consentono di andare in pensione rispettivamente a 62 anni e a 63 anni e 10 mesi.

Quello che tuttavia è stato sempre “rimproverato” al nostro Paese è che nonostante un’età pensionabile tra le più alte d’Europa, sono comunque previste delle misure di flessibilità che di fatto consentono di anticipare l’accesso alla pensione.

Il report smonta questa accusa: nonostante Quota 100, gli italiani nel 2019 sono andati in pensione in media all’età di 65,8 anni (per gli uomini), 64,1 per le donne. Come vedremo di seguito, c’è chi ci va prima:

  • Germania: 64,7 uomini, 64,5 le donne;
  • Francia: 62,3 gli uomini, 62,2 le donne;
  • Danimarca: 65 anni gli uomini, 64,1 le donne;
  • Svezia: 65,6 gli uomini, 64,5 le donne.

Dati, quindi, che secondo il Manifesto dimostrano che in Italia una riforma delle pensioni, arrivando così al pari di altri Paesi UE, è possibile. E ci sono diversi motivi per cui questa è necessaria.

3 motivi per cui l’Italia deve abbassare l’età per la pensione

C’è un problema: nell’ultimo periodo c’è stato un incremento di disoccupati senza precedenti nella fascia di età 50-64 anni. In 10 anni questo dato è quasi quadruplicato, passando dalle 128.000 unità del 2007 alle 539.000 del 2018.

In Italia abbiamo un tasso di disoccupazione in questa fascia di età del 6% (aggiornato al 2019): siamo molto lontani dal 2,5% della Germania, come pure dal 3,3% della Danimarca.

Un dato che non può essere trascurato: non si tratta, infatti, solo di numeri, in quanto sono persone che spesso si trovano in età avanzata senza un lavoro e con la prospettiva ancora lontana di una pensione. E per ognuna di queste c’è una famiglia da mantenere.

Questo è solo uno dei motivi per cui l’Italia dovrebbe abbassare l’età per il pensionamento. Ma non è il solo: c’è anche il fatto che in Italia nell’ultimo periodo si è ridotta la durata del periodo di pensionamento, ossia le speranze di vita in buona salute dopo la pensione. Una riduzione di oltre 4 anni negli ultimi 10 anni. Nel dettaglio, nel 2018, raggiunti i 65 anni sono attesi non più di 10 anni in buona salute, un dato che di per sé dovrebbe giustificare un abbassamento dell’età pensionabile.

Ma c’è anche un terzo motivo: anche le aspettative di vita a 65 anni sono molto basse, specialmente per coloro che appartengono alle categorie più svantaggiate (con 3-5 anni a sfavore di quest’ultimi). Una chiara dimostrazione del “profilo regressivo delle regole previdenziali italiane a danno degli individui con condizioni di vita e di lavoro meno favorevoli”.

Riforma pensioni: cosa fare?

Cosa fare allora? Secondo il Manifesto è necessario un ammorbidimento delle condizioni di accesso al pensionamento. Sicuramente, anche alla luce dei dati suddetti, sarebbe auspicabile, anche perché non è vero che in questo modo in Italia ci sarebbe un trattamento di maggior favore rispetto agli altri Paesi europei.

Il problema, semmai, restano le risorse economiche: non sarà facile trovare e - come ammesso dal Ministro del Lavoro Andrea Orlando - prima di muoversi in questa direzione bisognerà capire quanto effettivamente l’Italia spende per le pensioni (separando la spesa previdenziale da quella assistenziale).

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