Perché gli insegnanti devono avere il green pass

Giorgia Bonamoneta

28/08/2021

Uno studio americano propone il modello di diffusione della variante Delta in una classe elementare. La docente non indossava la mascherina e non era vaccinata. Cosa può insegnarci questo studio?

Perché gli insegnanti devono avere il green pass

Il Centers for Diseade Control and Prevention, che controlla la sanità pubblica americana, ha pubblicato uno studio su un focolaio di variante Delta in una scuola elementare. Il fatto, avvenuto tra maggio e giugno 2021, ha portato alla positività di 27 persone (dato al ribasso) tra insegnanti, studenti e famigliari di questi.

Lo studio propone così un modello di diffusione della variante Delta del virus Sars-CoV-2 in un aula chiusa da parte di un soggetto senza mascherina e senza vaccino, la maestra, che in questo modello ha causato appunto il focolaio.

Questo modello potrebbe rispondere ai dubbi sul perché gli insegnanti siano tenuti ad avere il green pass, soprattutto in questo delicato momento, a poche settimane dal rientro in aula, nel quale tanti e tante si stanno facendo portavoce contro questa forma potenzialmente più sicura di scuola.

Il caso americano ci spiega perché serve il green pass?

Se non risponde direttamente a questa domanda, sicuramente lo studio del Centers for Diseade Control and Prevention ci fornisce una chiave di lettura meno ideologica e più pratica degli effetti di un contagio in un aula.

L’evento studiato è quello avvenuto in una scuola elementare della contea di Marin, in Califormia, tra il 17 e il 21 maggio 2021. Nella scuola, tutti i giorni, sono presenti in media 205 studenti e 24 membri dello staff, tra insegnanti e operatori scolastici. Tutti e 24 i membri dello staff erano stati vaccinati, tranne due: tra questi una è proprio l’insegnante risultata positiva alla variante Delta.

La maestra aveva presenziato ad alcuni eventi sociali tra il 13 e il 16 maggio, ma solo il 19 affaticamento e congestione nasale si sono presentati. I sintomi erano stati però scambiati per un’allergia stagionale. Tra il 17 e il 21 maggio l’insegnante ha quindi continuato a svolgere il proprio lavoro, senza però seguire le norme previste in più di un’occasione.

La mascherina può fare la differenza? La catena di eventi

Come in Italia, anche negli Stati Uniti le lezioni a scuola si potevano tenere con l’obbligo di mascherina e distanziamento sociale. In aula l’insegnante, definita in seguito in questo studio come “diffusore zero” del focolaio della scuola, ha tenuto diverse letture senza la mascherina, diffondendo così la variante Delta.

Fino al 21 maggio la maestra ha lavorato spostando la mascherina e leggendo agli alunni, contagiandone 13 della propria classe, che a loro volta hanno contagiato 6 studenti di un’altra classe. La catena di eventi non finisce qui, infatti uno di questi, ospitando un pigiama party prima dell’insorgere dei sintomi, ha contagiato altri 3 coetanei. Questi tornando a casa hanno contagiato i propri fratelli e 4 genitori, quasi tutti vaccinati.

Nessuno dei contagiati, a parte presentare febbre, mal di testa, perdita dell’olfatto e del gusto, è stato ricoverato, segno che la vaccinazione ha attenuato i sintomi del virus.

Il modello del contagio

A questo punto, dopo mesi di studi, il Centro per il controllo delle malattie del servizio sanitario americano ha ricostruito il modello di diffusione del virus, scoprendo alcuni dettagli interessanti.

Prima di tutto le classi erano arieggiate correttamente, secondo gli standard imposti contro il Covid-19 e i banchi degli studenti correttamente distanziati. Anche in questo modo, per colpa dell’assenza della mascherina, le due file sedute più vicino alla cattedra sono state contagiate all’80% (8 su 10) e nelle tre file posteriori il tasso di positività è stato del 28%. Nel dettaglio:

  • positivi tutti gli studenti della prima fila
  • 3 su 5 della seconda fila
  • 4 su 14 delle ultime tre file

Questo modello, secondo il centro di ricerca, ha un problema: è stato limitato. Probabilmente, scrivono sul paper, i contagi sono stati anche superiori, ma vista la giovane età dei possibili contagiati questi non hanno presentato sintomi evidenti. Quindi il dato dei contagi è al ribasso, ma questo ovviamente non cambia le conclusioni.

Perché gli insegnanti dovrebbero rispettare le regole

In altre occasioni abbiamo discusso delle conseguenze legali del mancato utilizzo della mascherina, ma nel caso italiano quello che fa discutere è il green pass.

Con il green pass si certifica la vaccinazione, la negatività grazie a un tampone o la guarigione dal Covid-19 e con questo, più le altre norme di sicurezza (mascherina e distanziamento) il contagio dovrebbe essere quanto più vicino allo zero.

In una classe, dove per ore si convive con altre 20-25 persone, tra studenti e insegnanti, la sicurezza non può mai essere troppa. Infatti il modello americano ci mette davanti a un fatto: la capacità di diffusione di un virus. Da un’aula all’altra, da scuola a casa e da casa a lavoro. Il rischio, alla fine di questa catena di contagi, è di aver lasciato dietro di sé molti più contagiati bloccati in casa di quanti amici si hanno su Facebook.

Il modello del contagio della scuola elementare della California non può essere applicato al caso italiano, ma deve metterci in guardia sulla capacità di diffusione della variante Delta, che in altre occasioni (come il caso di Maiorca o dei focolai nel Lazio di questa estate) si è dimostrata ben più aggressiva.

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