Il gioco di Erdogan appare sempre più subdolo: ecco il piano della Turchia per distruggere l’Unione Europea.
Il branco, unito, è più forte. Questo lo sa bene il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, tanto da ricavarne un forte vantaggio competitivo. Per la Turchia dividere gli stati membri dell’Unione Europea, già indebolita da varie frammentazioni intestine, è un gioco fin troppo semplice.
Ankara ne sta approfittando, interferendo in diversi conflitti nel Mediterraneo per difendere i propri interessi geopolitici. Il tutto proprio sotto il naso dell’UE, già impegnata a risolvere i suoi problemi.
Dal canto suo l’UE sta portando avanti l’operazione navale Irini vicino alle coste della Libia, con il compito di far rispettare l’embargo sulle armi delle Nazioni Unite. E stop.
Il capo degli affari esteri europei Josep Borrell ha un arsenale limitato tra i suoi strumenti di politica estera e, di fatto, può solo procedere intensificando gli sforzi diplomatici, ad oggi con scarsi risultati.
Come la Turchia di Erdogan sta sfruttando la debolezza dell’UE
Per dirla in maniera molto semplice, l’Unione non ricopre alcun ruolo geopolitico importante nei conflitti in corso nell’area del Mediterraneo. Il che, possiamo dire, risulta assurdo, nonché preoccupante.
Sebbene l’Unione Europea abbia tutto l’interesse affinché le aree confinanti siano propense alla collaborazione e che vi sia un clima di stabilità, al momento le istituzioni hanno deciso di rimanere in disparte, come dimostra la recente escalation del conflitto tra la Turchia e Grecia e Cipro in merito all’attività di esplorazione di gas nel Mar Mediterraneo orientale.
La Turchia ha minacciato la Grecia di muovere guerra, il che avrebbe dovuto far scattare immediatamente un meccanismo di solidarietà da parte tutti gli altri stati membri. Ma non è stato così.
L’«Unione» Europea diventa così la «Divisione» Europea
Ognuno pensa per sé, e così l’«Unione» Europea diventa «Divisione» Europea, senza alcuna strategia condivisa.
Eppure l’UE è il secondo blocco economico più forte del mondo, ma tutto ha un senso se il concetto di unione è visto da tutti come un obiettivo primario da perseguire.
Se così non fosse lasciamo carta bianca alla Turchia, dandole un vantaggio strategico non di poco conto. Senza contare che ormai le minacce di imporre nuove sanzioni ai turchi sono state mosse così tante volte senza poi trovare un riscontro nella realtà che ormai non sono più, e in alcun modo, una tattica diplomatica efficace.
La risposta europea al comportamento della Turchia è del tutto inefficace: la richiesta di frenare l’escalation attraverso la mediazione e il dialogo, senza alcuna risposta, è la prova che il soft power non può essere la risposta dell’Europa a tutto.
Fonte: EUobserver
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