Il Governo ha deciso di rispolverare il progetto del Ponte sullo Stretto: entro il 2022 sarà presentato lo studio di fattibilità affidato a Italferr, poi dal 2023 l’opera potrebbe essere finanziata.
Verrà mai realizzato il Ponte sullo Stretto per collegare la Calabria alla Sicilia? Una domanda che assomiglia più a una sciarada, ma nel frattempo l’opera è tornata d’attualità anche grazie ai miliardi in arrivo dal PNRR.
In audizione alle commissioni Trasporti e Ambiente della Camera, il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini ha illustrato il piano del Governo per arrivare, in tempi brevi, a una decisione ufficiale dopo che in questi anni è stato già speso quasi un miliardo in studi.
Grazie a ulteriori 50 milioni inseriti nell’ultima Finanziaria, un nuovo studio di fattibilità sul Ponte sullo Stretto è stato commissionato da Giovannini a Italferr, una società di Ferrovie. Questa analisi dovrà essere completata entro il 2022 poi, in caso di un riscontro positivo, l’opera potrebbe essere finanziata a partire dalla legge di Bilancio 2023.
Lo studio dovrà prendere in considerazione l’ipotesi di un ponte a una o più campate, ma come sottolineato da Giovannini questa volta ci sarebbe la volontà del Governo, condivisa anche da Draghi, di andare fino in fondo.
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Il nuovo studio per il Ponte sullo Stretto
Del Ponte sullo Stretto in Italia se ne parla da anni. A mettere in moto l’iter del progetto è stato nell’ormai lontano 2002 Silvio Berlusconi, ma dopo una miriade di studi e di soldi spesi, l’opera è stata definitivamente accantonata nel 2013 quando a Palazzo Chigi era di stanza Mario Monti.
Con il governo Draghi e i soldi del PNRR in arrivo dall’Europa, l’argomento è però tornato di moda fino all’annuncio del nuovo studio di fattibilità fatto da Enrico Giovannini alla Camera.
“Tra le motivazioni che giustificano un attraversamento stabile illustrate nella relazione del gruppo di lavoro, ci sono in primo luogo considerazioni socio-economiche legate anche agli andamenti negativi della popolazione, occupazione e PIL per l’area che sono decisamente superiori a quelli nel Centro-Nord e nello stesso Mezzogiorno - ha spiegato il ministro durante l’audizione - Ci sono poi motivazioni trasportistiche: il tempo medio di attraversamento attuale dello stretto è paragonabile al tempo di viaggio che un’auto impiega, se si considera anche il pedaggio, per percorrere dai 100 ai 300 km”.
In sostanza per il Governo il Ponte sullo Stretto sarebbe uno strumento per rilanciare due regioni come la Sicilia e la Calabria da tempo in difficoltà, anche nell’ottica di portare l’Alta Velocità nell’isola legandola al progetto della linea Salerno-Reggio Calabria.
Un modo questo per connettere la Sicilia, e i suoi porti, al resto del Paese e all’Europa per poter sfruttare tutte le potenziali economiche e commerciali del territorio. La palla ora è nelle mani di Italferr che in tempi brevi dovrà presentare uno studio di fattibilità.
Non sarà un lavoro facile però quello dell’azienda di Ferrovie: i partiti della maggioranza sono già in subbuglio tra chi è contrario all’opera e chi vorrebbe recuperare i vecchi progetti, senza contare tutte le problematiche relative all’impatto ambientale e ai finanziamenti, con i costi che dovrebbero essere tutti in capo allo Stato.
Il Governo però appare intenzionato a volerci riprovare ugualmente per il Ponte sullo Stretto: se non arriverà questa volta la fumata bianca con i miliardi del Recovery Fund a disposizione, il progetto potrebbe essere riposto, questa volta definitivamente, in un proverbiale cassetto.
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