Non tutti gli indicatori sono utili a definire il grado di difficoltà di un percorso di laurea. Ecco i parametri più attendibili e quelli meno rappresentativi.
L’esperienza universitaria degli studenti italiani è assai diversificata e individuare gli atenei e i corsi di laurea più complessi da affrontare è una vera impresa.
Numerosi sono i fattori che concorrono all’andamento del proprio percorso di studio e non tutti sono relativi alla sola condizione di vita individuale. Al contrario, ci sono condizioni strutturali del sistema accademico che andrebbero riviste.
La crisi di una parte del mondo universitario si registra attraverso alcuni parametri cardine che, in molti casi, costituiscono un forte discrimine tra gli allievi che portano a termine il proprio percorso e quelli che non concludono gli studi.
A rendere un corso di laurea particolarmente impegnativo sono quindi vari fattori: ecco quali vale la pena prendere in considerazione.
Gli ostacoli del mondo universitario: parametri generali
Prima di analizzare i fattori specifici connessi alle singole università o ai corsi di laurea possiamo avanzare delle considerazioni di carattere generale che sono in grado di riassumere i cardini della questione.
L’estrema diversificazione degli atenei dal punto di vista organizzativo incide notevolmente sul percorso dello studente. Analogamente questo si rispecchia tra i vari corsi di laurea e facoltà diverse tra loro.
Alcuni punti fermi perciò sono rappresentati dalle seguenti realtà fattuali:
- i programmi universitari non sono ministeriali quindi l’esame A nell’ateneo B può benissimo avere la metà del programma dell’esame A nell’ateneo C. Un solo docente può fare la differenza;
- il tirocinio è un grande discrimine poiché non tutte le realtà lo prevedono causando un divario sensibile tra le offerte formative;
- la competitività è un fattore da non sottovalutare. In certi ambienti il tasso di concorrenza rende il percorso particolarmente arduo;
Come possiamo quindi giudicare una laurea più complicata di un’altra?
Il tasso di abbandono è davvero un indicatore di difficoltà?
Spesso si associa il solo tasso di abbandono alla difficoltà del corso di laurea. Studi recenti hanno tuttavia evidenziato che sono anche altri i fattori che determinano l’interruzione della carriera.
Tassi di abbandono elevati si registrano soprattutto tra il 1° e il 2° anno e sono influenzati da parametri quali:
- genere;
- tipo di diploma conseguito;
- distanza dall’ateneo;
- numero chiuso per i test d’ingresso;
- dotazione di capitale umano e fisico presso le università (biblioteche, aule studio, rapporto professori studenti, posti a sedere in aula);
- integrazione sociale;
- condizioni del mercato del lavoro;
- reddito della famiglia.
La performance universitaria è quindi solo una parte del complesso sistema che si cela dietro al fenomeno di abbandono. Considerare un corso di laurea maggiormente difficoltoso sulla base di questo parametro può essere un grave errore.
Media voti: un buon indicatore
Per capire davvero come si posiziona un corso di laurea rispetto ad un altro e come si approcciano i singoli atenei alla valutazione degli studenti è più realistico pensare di rivolgere il proprio sguardo alla media dei voti.
Il rapporto Almalaurea 2021 sul profilo dei laureati 2020 permette di confrontare i punteggi degli esami e i voti di laurea fra diversi atenei e gruppi disciplinari.
In base al gruppo disciplinare spiccano umanisti e letterati con la media del 27,9 seguiti da arte e design (27,3), a pari merito con l’area linguistica e quella psicologica (entrambe 26,8), educazione e formazione (26,6), il gruppo medico, sanitario e farmaceutico (26,6), quello scientifico (26,5), architettura e ingegneria civile (26,4), l’area politico-sociale e della comunicazione (26,4). Condividono invece il decimo posto il gruppo agrario-forestale e veterinario e il gruppo giuridico con il 26,0. La media più bassa infine è quella dell’area di scienze motorie e sportive (25,4).
Gli atenei con i voti di laurea più alti invece sono i seguenti.
Per le lauree triennali si registrano i seguenti valori:
- Università Vita-Salute San Raffaele di Milano (104,6)
- Università degli studi internazionali di Roma (103,9)
- Istituto Universitario di Architettura di Venezia (103,7)
- Università di Foggia (103,3)
- Università di Camerino (102,9)
- Università di Messina (102,6)
- Università di Catanzaro (102,4)
- Università di Palermo (102,3)
- Università di Roma LUMSA (102,1)
Per quanto riguarda le lauree magistrali biennali:
- Università della Basilicata (110,8)
- Campus Bio-Medico di Roma (110,5)
- Università per Stranieri di Siena (110,3)
- Università di Bari (110,0)
- LUMSA di Roma (109,9)
- Università di Vita-Salute San Raffaele di Milano (109,8)
- Università del Molise (109,7)
- Orientale di Napoli (109,6)
Il calcolo della lode è pari ad un voto di 113, per tale motivo compaiono anche medie superiori a 110.
Tirando le somme: abbiamo delle risposte?
In conclusione potremmo dire che non c’è particolare nettezza o omogeneità nel fenomeno e stilare una classifica sarebbe un’operazione complessa, basata su un numero troppo ampio di parametri che, come se non bastasse, si rivelano anche piuttosto variabili nel tempo. Le valutazioni sono un indicatore utile ma non assoluto.
Le difficoltà strutturali in alcuni casi pesano semplicemente di più sull’andamento del singolo studente e le generalizzazioni sono sì utili per orientarsi, ma non restituiscono un quadro estremamente attendibile né universalmente valido.
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