Recovery Fund: le conseguenze dell’accordo sull’Italia. Quanti soldi abbiamo ottenuto?
Quanti soldi ha ottenuto l’Italia dall’accordo sul Recovery Fund?
L’analisi delle conseguenze per il Belpaese è stata immediata alla luce delle discussioni che hanno infuocato il Consiglio europeo negli ultimi giorni.
Nella mattinata di oggi, martedì 21 luglio, i leader dell’UE hanno comunicato il raggiungimento dell’intesa e il Vecchio Continente ha potuto tirare un sospiro di sollievo. Da Roma sono immediatamente iniziati i conteggi sui soldi che l’Italia ha ottenuto con l’accordo sul Recovery Fund.
Recovery Fund: le conseguenze per l’Italia
Come deciso dal Consiglio europeo di luglio, la dotazione complessiva del Recovery Fund sarà di 750 miliardi di euro (cifra appoggiata da Roma, Berlino, Parigi e Madrid e osteggiata invece dai frugali poiché giudicata troppo elevata).
Di questi soldi, ben €209 miliardi finiranno nelle casse dell’Italia che beneficerà del Recovery Fund più di qualsiasi altro Paese, assieme alla Spagna.
In pratica, in virtù dell’accordo trovato, a Roma andranno più soldi di quelli inizialmente previsti dalla Commissione UE (173 miliardi di euro).
A cambiare rispetto a quel progetto sarà anche la ripartizione del denaro tra prestiti e sovvenzioni. Nella proposta dell’esecutivo comunitario l’allocazione delle risorse per l’Italia era stata la seguente:
- 82 miliardi circa di aiuti;
- 91 miliardi di prestiti.
Con l’accordo sul Recovery Fund appena trovato, invece, queste cifre ammonteranno rispettivamente a:
- 81,4 miliardi come aiuti;
- 127 miliardi come prestiti.
In pratica, i trasferimenti diretti sono scesi in maniera impercettibile, mentre i prestiti sono aumentati in maniera decisa. Ma perché? Come fatto notare da Il Corriere, l’intesa sul Recovery ha previsto che una quota degli aiuti verrà divisa sulla base dell’andamento economico del biennio 2020-2021.
L’Italia purtroppo sarà una delle peggiori economie del blocco per cui a lei andranno le quote più alte. A perderci, ha continuato il quotidiano, saranno i Paesi dell’Europa centro-orientale meno colpiti dalla crisi da coronavirus.
I quasi 40 miliardi di prestiti in più (rispetto alla proposta iniziale) rappresenteranno un aumento del rapporto debito/PIL del 7% circa.
Freno di emergenza e governance
Stando alle prime notizie della mattinata odierna Giuseppe Conte si sarebbe scagliato apertamente contro la proposta di Rutte volta a garantire potere decisionale al Consiglio UE oltre che votazioni all’unanimità per decidere se garantire o meno i soldi ai singoli Paesi UE.
L’Italia ha rifiutato questa interpretazione ed ha ottenuto che il Consiglio sarà coinvolto nelle decisioni solo in maniera esaustiva (e non decisiva) mentre le votazioni avverranno a maggioranza qualificata.
Per bloccare in via ipotetica i soldi destinati a Roma occorrerà una quota del 35%, non raggiungibile dai soli Paesi nordici che avranno bisogno dunque di una grande economia in loro aiuto.
Le reazioni di fronte all’accordo sul Recovery sono state contrastanti. Giuseppe Conte ha espresso ovviamente soddisfazione parlando di un momento storico per l’Europa e per l’Italia.
“La visione, la determinazione con cui abbiamo perseguito questo obiettivo sono state premiate. Il piano di rilancio che abbiamo approvato è davvero molto consistente.”
I più scettici - che non hanno gradito il condizionamento dei soldi all’attuazione delle riforme giudicate necessarie dalla stessa UE - hanno invece parlato di un MES mascherato visti i quasi 40 miliardi di prestiti aggiuntivi, seppure a basse condizioni.
La domanda, dunque, rimane, l’Italia ha vinto o perso con l’accordo sul Recovery Fund, alla luce dei soldi ottenuti e dei compromessi effettuati?
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