Reddito di Cittadinanza: in alcune occasioni conviene rinunciare, ecco perché

Antonio Cosenza

21/07/2020

Perché un nucleo familiare dovrebbe rinunciare al Reddito di Cittadinanza? In realtà ci sono diverse situazioni in cui converrebbe farlo.

Reddito di Cittadinanza: in alcune occasioni conviene rinunciare, ecco perché

Reddito di Cittadinanza: ci sono dei casi in cui conviene presentare la rinuncia.

Come noto, l’INPS ha previsto una procedura specifica per poter rinunciare al Reddito di Cittadinanza. Il modello preposto è quello indicato con la sigla SR183, il quale va necessariamente consegnato all’INPS.

Eppure molti ancora si chiedono per quale motivo bisognerebbe rinunciare al Reddito di Cittadinanza vista l’importanza di questa misura per il sostegno al reddito. In realtà di situazioni in cui la rinuncia del RdC risulta essere l’unica soluzione possibile sono diverse; ve ne parleremo di seguito, facendo chiarezza su quando conviene rinunciare al Reddito di Cittadinanza.

Reddito di Cittadinanza: la difficoltà di sanare i vizi della domanda

C’è una grave mancanza nella procedura che porta al riconoscimento e all’erogazione del Reddito di Cittadinanza: l’impossibilità per il beneficiario di sanare un eventuale vizio formale o sostanziale della domanda.

Pensiamo, ad esempio, a chi ha presentato una DSU sbagliata, come quando si esclude il genitore non convivente che invece a tutti gli effetti - eccetto alcuni casi specifici - fa parte del nucleo familiare. O anche di chi al momento della domanda dichiara che non ci sono componenti che nei 12 mesi precedenti alla data di presentazione della stessa hanno dato dimissioni, quando invece non è così.

In questi casi l’INPS potrebbe comunque accogliere la domanda per il Reddito di Cittadinanza, pur riservandosi la possibilità di fare dei controlli ex post e verificare che quanto indicato nell’istanza sia regolare.

Nel caso in cui dal controllo dovessero emergere irregolarità, ci sarebbero delle gravi conseguenze per i beneficiari del Reddito di Cittadinanza: decadenza della misura e restituzione delle somme indebitamente percepite. Fermo restando che scatta anche la sanzione penale descritta dall’articolo 7 del decreto 4/2019:

Chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio di cui all’articolo 3, rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omette informazioni dovute, è punito con la reclusione da due a sei anni.

Non sempre però l’errore è voluto: spesso dipende dalla poca informazione rispetto alla normativa sul Reddito di Cittadinanza.

Ma è qui che sorge il problema: anche nel caso in cui il beneficiario del Reddito di Cittadinanza dovesse rendersi conto dell’errore non avrebbe modo per sanare il pregresso. Nel senso che l’INPS non ha pensato ad uno strumento con cui il nucleo familiare può ammettere l’errore e concordare una sorta di restituzione dilazionata delle somme indebitamente ricevute.

Reddito di Cittadinanza: l’importanza della rinuncia

A tal proposito la rinuncia del Reddito di Cittadinanza è almeno utile per far sì che non si continuino a percepire le mensilità successive a quelle in cui ci si rende conto dell’errore. Interrompendo l’erogazione della misura si evita che la restituzione all’INPS diventi più corposa.

Fermo restando che neppure con la rinuncia si va a sanare il pregresso; in caso di controllo ex post da parte dell’INPS, quindi, bisognerà rispondere dell’errore fatto al momento della domanda, con tutte le sanzioni del caso.

La speranza è che l’INPS possa controllare solamente coloro che ancora percepiscono il beneficio e non chi nel frattempo ha presentato la rinuncia: ma attenzione, si tratta di una “possibilità”, non di una “certezza”. Ad oggi, infatti, non ci sono elementi per pensare che dopo aver presentato rinuncia del Reddito di Cittadinanza la vecchia domanda non possa essere soggetta ai controlli da parte dell’INPS.

Iscriviti a Money.it