Reddito di Cittadinanza: ci sono obblighi di cui non tutti sono a conoscenza. E per chi non li rispetta scatta la decadenza della prestazione.
Reddito di Cittadinanza: c’è chi lo perde senza nemmeno saperne il motivo.
Ci sono, infatti, una serie di obblighi di cui i beneficiari del Reddito di Cittadinanza non sono a conoscenza e che se non rispettati possono dar luogo alla decadenza della prestazione, specialmente in quest’ultimo periodo in cui l’Inps sembra aver potenziato il sistema dei controlli.
Non essere a conoscenza di un determinato obbligo non è una giustificazione valida: la legge non ammette ignoranza, ed è per questo che si è direttamente responsabili in caso di errore o dimenticanza.
Prima di fare domanda del Reddito di Cittadinanza bisognerebbe informarsi bene su quali sono gli obblighi previsti dalla normativa, scegliendo con attenzione il CAF al quale rivolgersi per avere tutte le indicazioni di cui avete bisogno. A tal proposito, di seguito trovate una serie di obblighi - poco conosciuti - che potrebbero dar luogo alla decadenza del Reddito di Cittadinanza se non rispettati.
Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Reddito di Cittadinanza: quando si rischia di perderlo senza saperlo
La legge 4/2019 prevede una serie di obblighi per i beneficiari del Reddito di Cittadinanza. Il più importante è quello che obbliga il nucleo familiare a dare comunicazione di qualsiasi variazione economica che potrebbe avere un impatto sul sostegno.
Mancato aggiornamento della situazione lavorativa
Per questo motivo, in caso di avvio di un’attività lavorativa bisogna darne comunicazione, entro 30 giorni dall’avvio, utilizzando il modello Com-Esteso (SR181), indicando anche il reddito presunto per l’anno solare in corso.
Questo è un obbligo di cui ormai i beneficiari del Reddito di Cittadinanza sono a conoscenza. Quello che però molti non sanno è che con lo stesso modello bisogna dare comunicazione del reddito presunto per l’anno solare successivo qualora l’attività di lavoro già comunicata si protragga nel corso di tale anno. Questa comunicazione va data entro il 31 gennaio.
Ad esempio, chi a settembre 2020 ha iniziato un’attività lavorativa dovrebbe averne dato comunicazione con il modello SR181 entro la fine di ottobre, comunicando il reddito presunto percepito fino alla fine dello stesso anno. Qualora l’attività lavorativa dovesse continuare nel 2021, vi sarebbe anche l’obbligo di darne ulteriore comunicazione all’Inps, utilizzando lo stesso modello e indicando il reddito presunto che si andrà a percepire nel 2021.
Non è sufficiente, quindi, rinnovare l’ISEE, in quanto il reddito derivante dalla suddetta attività non sarà comunque indicato nella DSU.
Chi ha iniziato a lavorare nel 2020 e continua a farlo oggi, quindi, aveva tempo fino al 31 gennaio 2021 per aggiornare la comunicazione all’Inps. Chi non lo ha fatto rischia la decadenza del Reddito di Cittadinanza nel caso in cui l’Istituto dovesse effettuare un controllo.
Mancata comunicazione del superamento delle soglie patrimoniali
Altresì, entro il 31 gennaio 2021 andava comunicata “ogni variazione del patrimonio mobiliare che comporti la perdita dei requisiti”.
Con la DSU utile ai fini ISEE 2021, infatti, si tiene conto della giacenza media del 2019; potrebbe succedere, però, che con la giacenza media del 2020 siano state superate lo soglie massime indicate dalla normativa (6.000 euro per la persona sola, più 2.000 euro per ogni componente del nucleo familiare successivo al primo fino ad un massimo di 10.000,00 euro, incrementato di ulteriori 1.000 euro per ogni figlio successivo al secondo e di 5.000 euro per ogni componente con disabilità).
In tal caso, bisognerebbe darne comunicazione all’Inps entro il 31 gennaio dell’anno successivo al superamento dei limiti; per chi non lo fa scatta la decadenza del Reddito di Cittadinanza - che sarebbe scattata comunque anche in caso di corretta comunicazione - ma con l’aggiunta che non si potrà fare una nuova domanda nei 18 mesi successivi (6 mesi nel caso dei nuclei familiari con minori o disabili).
Mancato rilascio della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro
La normativa prevede anche che i componenti del nucleo familiare che sono nella condizione di poter lavorare, quindi i maggiorenni che non rientrano nelle cause di esonero o esclusione, debbano presentare la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro entro 15 giorni dal rilascio del beneficio.
Un obbligo di cui non tutti sono a conoscenza, con la convinzione che sia il Centro per l’Impiego a dover procedere con la prima convocazione. In realtà è il beneficiario a dover fare il “primo passo”; e per chi non adempie a questo importante obbligo può scattare la decadenza immediata del beneficio (per tutto il nucleo familiare).
Recapiti errati o non aggiornati nella domanda
Quando si presenta la domanda del Reddito di Cittadinanza bisogna avere premura di indicare dei recapiti aggiornati, sia per il numero di telefono che per quanto riguarda l’indirizzo mail.
A questi contatti, infatti, saranno recapitate le comunicazioni da parte del Centro per l’Impiego per le convocazioni finalizzate alla stipula del Patto per il Lavoro. Numeri di telefono errati, email inesistenti, faranno sì che la convocazione non venga letta e di conseguenza ne seguirà una mancata presentazione all’appuntamento.
Questa sarà sanzionata con la decurtazione di una mensilità, alla quale seguirà una decurtazione di due mensilità al secondo mancato appuntamento e la decadenza della prestazione alla terza assenza.
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