Riformare il Reddito di Cittadinanza è un’urgenza per il Paese. Ne è convinto Matteo Salvini, il quale ha avanzato precisa richiesta a Mario Draghi.
Sembrano lontani i tempi in cui Matteo Salvini votava in favore del Reddito di Cittadinanza: era il 2019 e l’allora primo Governo Conte - appoggiato dalla maggioranza Lega-Movimento 5 Stelle - varava il decreto 4/2019 che introduceva Quota 100 e Reddito di Cittadinanza.
Vero che il voto della Lega arrivò un po’ per uno scambio: dal Movimento 5 Stelle, infatti, arrivò il sì alla riforma delle pensioni, con il Carroccio che da parte sua diede il via libera al Reddito di Cittadinanza. Quasi tre anni dopo, con Quota 100 destinata a finire in archivio dal prossimo anno e con Mario Draghi al Governo, e un’ampia maggioranza a sostenerlo, ecco che per Matteo Salvini sembra essere arrivato il momento di voltare le spalle al Reddito di Cittadinanza.
Poco importa se lo ha votato: nella politica la memoria è corta e quindi c’è sempre tempo per cambiare parere (o schieramento). E adesso che la Lega è sempre più vicina a Confindustria, tanto da poter vantare il successo per il via libera ai licenziamenti e lo stop al cashback, è normale che anche il pensiero sul Reddito di Cittadinanza è destinato a cambiare.
Tant’è che, come confermato da Salvini stesso, è stata fatta una precisa richiesta a Mario Draghi: rivedere al più presto il Reddito di Cittadinanza.
A Matteo Salvini il Reddito di Cittadinanza non piace
La Lega è passata ufficialmente alla carica: non vuole più il Reddito di Cittadinanza, o meglio non così com’è adesso. Tant’è che Matteo Salvini ha definito una riforma del Reddito di Cittadinanza come “un’urgenza per il Paese”.
A tal proposito, Salvini ha dichiarato:
Il Reddito va rivisto, ripensato e ricalibrato perché non crea lavoro ma lo allontana. Ne abbiamo già parlato a Mario Draghi.
Una richiesta che sta facendo discutere, se non altro per il tempismo. Perché se oggi c’è il Reddito di Cittadinanza in Italia lo si deve anche a Salvini, in quanto senza i voti della Lega non ci sarebbero stati i numeri per una sua introduzione.
Adesso che il vento politico è cambiato - e la Lega ha perso consensi nei sondaggi - ecco che, in piena linea con il cosiddetto opportunismo politico, il Carroccio mette nel mirino una delle misure che durante la pandemia si è rivelata tra le più utili per evitare lo scoppio della bomba sociale.
Come Salvini vuole contrastare la crisi del mercato del lavoro
Vero che i dati sulla rioccupazione dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza non sono così rosei come ci si aspettava. Ma bisogna considerare molti fattori: in primis lo scoppio della pandemia e la crisi del mercato del lavoro che ne è derivata.
Per mesi abbiamo dovuto discutere di un blocco dei licenziamenti; come pensavamo ci potesse essere nel contempo una crescita delle assunzioni per i beneficiari del Reddito di Cittadinanza (che tra l’altro sono i più complicati da ricollocare)?
C’è poi la polemica riguardante la mancanza di lavoratori nel comparto stagionale, che tuttavia - come abbiamo già avuto modo di spiegare - non è colpa del Reddito di Cittadinanza quanto più delle condizioni in cui viene chiesto di lavorare.
Prima di mettere in discussione il Reddito di Cittadinanza, dunque, servirebbe pensare a come contrastare il precariato. E pensare che Salvini vorrebbe reintrodurre una delle misure che in passato ha contribuito, come confermano i dati, a incentivare il lavoro “grigio”: i cosiddetti voucher.
Spiega il leader del Carroccio:
“Io reintrodurrei anche i voucher. Meglio un lavoro pagato e a tempo che un non lavoro”.
Questa, dunque, la sua richiesta: rivedere il Reddito di Cittadinanza, anche a costo di riformarlo in toto, riconoscendo però alle aziende la possibilità di utilizzare strumenti alternativi ai normali contratti pur di avere a disposizione il personale - a basso costo - di cui necessitano.
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