Il reddito di cittadinanza ha una durata di 18 mesi, ma ciò non toglie che dopo la scadenza se ne possa fare nuovamente domanda.
Il reddito di cittadinanza si può chiedere anche più di una volta, l’importante è essere ancora in regola con i requisiti previsti dalla normativa. Specificare questo aspetto è molto importante, poiché leggendo i pareri di alcuni beneficiari ci siamo resi conto che questo punto non è ancora chiaro (almeno per alcuni).
Ci sono alcuni beneficiari del reddito di cittadinanza, infatti, che ritengono il beneficio abbia una durata di soli 18 mesi e che una volta decorso questo termine non è più possibile beneficiare del sostegno economico. Ebbene, dobbiamo smentire queste voci, in quanto il decreto 4/2019 con il quale è stato introdotto il reddito di cittadinanza prevede ben altro.
Non è vero, infatti, che il reddito di cittadinanza dura per “soli” 18 mesi, vediamo perché.
Reddito di cittadinanza: quanto dura?
Effettivamente la scadenza naturale del reddito di cittadinanza è prevista al 18° mese di fruizione; tuttavia al nucleo familiare viene data la possibilità di richiedere nuovamente il beneficio qualora ne abbia bisogno, ossia nel caso in cui soddisfi ancora i requisiti previsti dalla normativa.
Non c’è alcun limite di volte, infatti, entro le quali si può beneficiare del RdC: di conseguenza, dopo che è intervenuta la scadenza naturale si può fare nuovamente richiesta del sostegno. C’è solo una regola da rispettare: come si legge nell’articolo 3 - comma 6 - del decreto 4/2019 (convertito con modificazioni dalla Legge 26/2019) il RdC può essere rinnovato “previa sospensione dell’erogazione del medesimo per un periodo di un mese prima di ciascun rinnovo”.
Prima del riconoscimento di un secondo periodo di fruizione del reddito di cittadinanza - che avrà sempre durata massima di 18 mesi - ci sarà quindi una sospensione di almeno un mese. Questo significa che il RdC non può essere fruito per 36 mesi continuativi, mentre la pensione di cittadinanza - per la quale la sospensione non opera - sì.
Ricordiamo comunque che il reddito di cittadinanza è riconosciuto per il periodo durante il quale il beneficiario si trova nelle condizioni previste dalla normativa.
Questo significa che quando intervengono variazioni del reddito tali da comportare l’uscita dai parametri previsti, il Reddito di Cittadinanza decade.
Ad esempio succede quando uno o più componenti del nucleo familiare iniziano un’attività lavorativa percependo uno stipendio tale da provocare il superamento del limite di reddito familiare previsto. Si ricorda, a tal proposito, che qualsiasi variazione del reddito o della composizione del nucleo familiare va comunicata all’INPS entro 30 giorni (utilizzando il modello Esteso da presentare tramite CAF).
Ciò non toglie la possibilità per il nucleo familiare di fare nuovamente richiesta del RdC qualora, ad esempio in caso di perdita o conclusione dell’attività lavorativa, il reddito dovesse tornare ad essere sotto la soglia prevista.
Che non si possa percepire il reddito di cittadinanza per sempre, almeno in via continuativa, sembra essere comunque ovvio: lo scopo della misura, che oltre ad un sostegno economico prevede un’importante politica attiva, è appunto quello di accompagnare (alcuni) beneficiari del nucleo familiare in un processo di reinserimento lavorativo, così da rendere la famiglia autosufficiente.
Il reddito di cittadinanza durerà per sempre?
C’è un altro aspetto che sembra gettare delle ombre sul futuro del reddito di cittadinanza. È vero infatti che la normativa permette ai nuclei familiari di rifare la richiesta anche dopo la scadenza, ma allo stesso tempo non si può non considerare l’attuale situazione politica del Paese.
Tolto il Movimento 5 Stelle, e forse il Partito Democratico, da parte delle altre forze politiche non sembra esserci l’intenzione di confermare il reddito di cittadinanza qualora dovessero salire al Governo. Lo stesso Matteo Salvini, che la misura l’ha persino votata, ha posto diversi dubbi sulla sua funzionalità non escludendo la cancellazione nel caso in cui dovesse tornare al Governo.
Nonostante si tratti di una misura strutturale, non è da escludere a priori che un cambio della maggioranza la possa rimettere in discussione; ecco perché - ad oggi - non c’è assoluta certezza del fatto che il reddito di cittadinanza resti in pianta stabile nel nostro ordinamento.
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