Si avvicina il giorno del referendum, ma quali sono le ragioni del Sì e quelle No? Ne parlano Matteo Richetti e Pietro Paganini nel corso di un confronto per Money.it
Si avvicina sempre più la data del referendum, previsto per il prossimo 20 e 21 settembre, con cui i cittadini saranno chiamati ad esprirmersi sull’eventuale taglio dei parlamentari. Sebbene diversi partiti abbiano già espresso la propria opinione a riguardo, altri hanno deciso di lasciare carta bianca ai propri sostenitori.
Ma quali sono le ragioni del Sì e quelle del No? A fare chiarezza ci pensano Matteo Richetti, di Azione, che illustra le ragioni del No e mette in chiaro per quali ragioni non si deve approvare il taglio dei parlamentari e Pietro Paganini, professore alla J. Cabot di Roma e alla Temple University di Philadelphia, presidente del Comitato per il Sì, che spiega per quali ragioni sia importante votare Sì al referendum e dare il proprio consenso per il taglio delle poltrone.
Vi ricordiamo che quello di settembre sarà un referendum confermativo, per il quale non sarà necessario il raggiungimento del quorum, che potrebbe comportare una sfoltita al numero delle poltrone che compongono il nostro parlamento, riducendolo di 230 deputati e 115 senatori.
Perché votare No Secondo Richetti
Secondo Richetti, il vero problema del parlamento non sta nel numero, precisando che se tutti i parlamentari fossero all’interno di una sola camera anche lui si schiererebbe a favore della riduzione. Il senatore è infatti convinto che “il nostro parlamento abbia bisogno di una camera con funzioni legislative piene e che funzioni con efficienza e con autorevolezza rispetto al ruolo del Governo”.
Per Richetti, il taglio attuato con un sistema di bicameralismo produrrà un Senato che dovrà continuare a svolgere il suo lavoro con un ruolo sempre meno rappresentativo. Il parlamento non solo sarà meno rappresentativo ma a risentire del taglio sarà anche l’efficienza poiché “farà più fatica a funzionare” e a garantire che le commissioni permanenti possano svolgere un lavoro di qualità. Il taglio dei parlamentari infatti non è in grado di risolvere gli attuali problemi di Governo, conclude Richetti.
Perché votare Sì secondo Paganini
Anche Paganini sostiene, come i favorevoli al No, che il parlamento vada riformato e migliorato, ma soprattutto che vada reso più trasparente e più rapido nella presa di decisioni.
“Negli ultimi due decenni, il parlamento ha tradito quella che è la sua funzione di rappresentanza nel rispondere ai bisogni e alle esigenze dei cittadini. Ha prodotto grovigli di leggi che non hanno migliorato la nostra condizione, l’hanno peggiorata”.
Continua Paganini, precisando che il parlamento è il cuore della democrazia, e “perciò deve rappresentare i bisogni dei cittadini”. Il comitato del Sì delle libertà afferma che attualmente non è possibile inseguire il sogno di grandi riforme, ma bisogna votare Sì a questa che è una riforma simbolica, per poi andare a fare tutte le altre.
A rischio la rappresentanza territoriale
Per Richetti, uno dei principali rischi collegati ad un eventuale taglio dei parlamentari è una minore rappresentanza dei territori:
“Secondo voi quale pezzo di classe dirigente verrà sacrificato, quella che viene dai territori con un impegno di prossimità casomai amministrativo o quella che risponde al capo bastone con delle leggi elettori che comunque qualunque discussione si faccia prevedono sempre liste precompilate?”
Per Paganini tuttavia oggi si ha la possibilità di fare una riforma che si attende da 40 anni in grado di “dare un segnale di cambiamento ai cittadini, dal quale far scendere a cascata tanti altri cambiamenti”.
Richetti risponde a Paganini, affermando che riducendo a 200 il numero dei parlamentari, questi “saranno maggiormente manovrabili, e si avranno aree geografiche senza rappresentanza almeno in una delle due camera. In un sistema monocamerale avrebbe senso, perché garantirebbe comunque la rappresentanza”.
La democrazia non verrà minacciata
Entrambi gli esponenti sono però concordi nell’affermare che un eventuale riduzione dei parlamentari non mette a rischio la democrazia. Paganini è certo che “la democrazia non è in pericolo”, ma anzi con questa riforma si potranno mandare in parlamento dei parlamentari più staccati dai partiti, più responsabili e maggiormente attenti ai cittadini.
Della stessa opinione è anche Richetti, precisando che questo provvedimento sia negativo, tuttavia qualora dovessimo passare ad un minor numero di membri all’interno del parlamento, non passiamo dalla democrazia alla dittatura”.
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