Reggio Emilia: sequestro finito, Francesco Amato si è arreso ai Carabinieri

Simone Micocci

5 Novembre 2018 - 16:53

Francesco Amato si è arreso: l’uomo, condannato a 19 anni nel processo Aemilia, si è consegnato ai Carabinieri con gli ostaggi che sono stati liberati.

Reggio Emilia: sequestro finito, Francesco Amato si è arreso ai Carabinieri

AGGIORNAMENTO ORE 16:48 - Francesco Amato si è arreso con ed è stato portato via dai Carabinieri. Il sequestro è finito con i quattro sotaggi che sono stati liberati.

AGGIORNAMENTO ORE 16:43 - Raggiunto telefonicamente dalla RAI, Amato ha dichiarato: “Qua ci sono 4 dipendenti: vogliono fare un assalto? Io ho adesso il coltello puntato su un impiegato. Se loro si permettono a entrare qua dentro io faccio male a questa povera persona che stava lavorando”.

AGGIORNAMENTO ORE 16:35 - Continuano le trattative gestite da un tenente dei Carabinieri che è sull’uscio della porta. Il ministro Matteo Salvini, con il quale l’uomo vuole parlare, si trova in visita ufficiale in Ghana. Anche se il reparto speciale è pronto all’irruzione, ancora si cerca il dialogo.

AGGIORNAMENTO ORE 16:10 - Continua il sequestro dei 4 ostaggi da parte di Francesco Amato (di seguito nella foto). A quanto pare le forze speciali sono presenti sul luogo e sono pronte ad intervenire non appena verrà dato il via libera. Nel frattempo i familiari di Amato hanno dichiarato che si tratta di un’azione di protesta.

AGGIORNAMENTO ORE 14:20- Sono tutte donne le persone tenute in ostaggio da Francesco Amato all’interno dell’ufficio postale di Reggio Emilia, tutte dipendenti di Poste Italiane. Al momento questo non sembra voler collaborare; secondo le testimonianze, non appena entrato nell’ufficio questo ha minacciato i presenti gridando di voler “ammazzare tutti”.

Francesco Amato, condannato pochi giorni fa nel maxi-processo di ‘ndrangheta denominato Aemilia, sta tenendo in ostaggio quattro persone all’interno dell’ufficio postale di Pieve Modolena, frazione di Reggio Emilia.

L’uomo è armato di coltello e a quanto pare inizialmente aveva preso in ostaggio persone, salvo poi liberare una donna; secondo quanto riportato dai testimoni presenti nel luogo questa era in buone condizioni, tuttavia dopo essere stata liberata ha avuto un mancamento a causa dello shock.

Nei confronti di Francesco Amato pende un ordine di carcerazione visto che questo è stato condannato - lo scorso 31 ottobre - a 19 anni di carcere nel processo Aemilia, con l’accusa di essere tra gli organizzatori dell’associazione ’ndranghetistica.

Ecco la diretta live di Repubblica:

La dinamica

Secondo le prime testimonianze sarebbe stato lui stesso a presentarsi non appena entrato nell’ufficio postale, dichiarando di essere “quello condannato a 19 anni in Aemilia”.

Non appena entrato nell’ufficio postale, questo ha fatto uscire tutti i clienti salvo poi tenere in ostaggio cinque dei dipendenti di Poste Italiane presenti in quel momento (direttrice compresa). Come anticipato, però, uno degli ostaggi sarebbe stato già liberato: : si tratta della cassiera Annalisa Coluzzo, 54 anni, che dopo uno shock sembra star bene.

Tuttavia, secondo quanto dichiarato dalle Forze dell’Ordine, al momento Francesco Amato - 55 anni - non intende collaborare tant’è che non si esclude l’intervento delle forze speciali. L’unica richiesta fatta da Francesco Amata, almeno tra quelle rese note dalle Forze dell’Ordine, è quella di incontrare il Ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Il processo Aemilia

Secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, Francesco Amato, insieme a suo fratello, era “costantemente in contatto con gli altri associati in particolare per la commissione su richiesta di delitto di danneggiamento o minaccia a fini estorsivi, commettendo una serie di reati”.

Il processo Aemilia si può definire come il più grande processo per mafia nel Nord Italia, visto un totale di 240 imputati. Oltre a quella di Francesco Amato, il processo Aemilia ha portato a 118 condanne, per un totale di 1.200 anni di carcere; tra i condannati figura anche Vincenzo Iaquinta (al quale però non è stata riconosciuta l’aggravante mafiosa) e suo padre (condannato invece a 19 anni di carcere).

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# Mafia

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