Riapertura fabbriche: sindacati contro Confindustria per pressioni sul governo. Non si fa attendere la risposta di Francesca Re David segretaria generale Fiom.
Riapertura fabbriche: i sindacati contro Confindustria per le pressioni sul governo in queste ore. La risposta in realtà arriva dalla segretaria generale Fiom Francesca Re David che ha parlato di “cieche pressioni” in merito alla campagna che Confindustria sta conducendo per indurre il governo a riaprire subito le attività produttive nonostante l’epidemia di COVID-19.
Nella giornata di ieri le confindustrie di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna hanno pubblicato sui rispettivi siti internet un documento nel quale si evidenziano le ripercussioni che un ritardo nella riapertura delle attività produttive può avere sull’economia del Paese.
Non si è fatta attendere la reazione del sindacato dei metalmeccanici. Frizioni tra le parti sociali vi erano state anche in merito alla lista delle attività produttive da chiudere a fine marzo in cui i sindacati lamentavano pressioni sul governo da parte di Confindustria. Ora la storia si ripresenta mentre si delinea la fase 2 per affrontare le prossime settimane.
Riapertura fabbriche: Fiom contro Confindustria
Per la riapertura delle fabbriche i sindacati, nello specifico Fiom, si scagliano contro Confindustria per le pressioni sul governo che la segretaria generale della rappresentanza Cgil dei metalmeccanici Francesca Re David ha definito “cieche”.
Re David ha risposto al pressing delle regioni produttive del Nord, delle confindustrie di Piemonte, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna durante la trasmissione di La 7 L’aria che tira condotta dalla giornalista Mirta Merlino. La segretaria Fiom ha detto:
“Le pressioni di Confindustria e degli industriali sono cieche: più dura l’epidemia, più a lungo l’economia non si riprenderà. Deve essere la comunità scientifica a dirci quando sarà il momento di riaprire.”
E ancora:
“Le Regioni del Nord sono proprio i territori in cui il disastro sanitario sta impattando di più anche perché non sono state fatte le chiusure delle imprese nell’immediato, e Bergamo ne è la dimostrazione. Se tutta la comunità scientifica ci dice che sono da evitare gli spostamenti, dobbiamo considerare che al Nord la mobilità è fortemente determinata dalle fabbriche. Pensare di rimettere in moto le fabbriche contemporaneamente e senza le necessarie misure per tutelare la salute e la sicurezza sul territorio oltre che nei luoghi di lavoro, significa mettere davanti il profitto.”
La segretaria si riferisce proprio all’appello che gli industriali del Nord hanno fatto a Conte per concretizzare e accelerare sulla fase 2.
L’appello di Confindustria al governo
Ieri Confindustria ha lanciato un appello al governo affinché si riparta al più presto concretizzando la fase 2. L’appello, come ha sottolineato in risposta Re David, arriva dalle regioni più produttive certo, ma che sono anche le più colpite dall’epidemia di COVID-19. Infatti nel documento che diffuso si legge:
“Prolungare il lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali, non fatturare. Chiediamo quindi di definire una roadmap per una riapertura ordinata e in piena sicurezza del cuore del sistema economico del Paese. È ora necessario concretizzare la Fase 2”.
In merito alla fase 2 e alla riapertura delle fabbriche la risposta di Re David di Fiom Cgil è chiara immaginando anche interventi più profondi e strutturali per una situazione che non è così facile da superare:
“Bisogna programmare la ripartenza ma senza fare forzature come di nuovo sta tentando di fare Confindustria. Occorre ridisegnare le fabbriche perché questa situazione durerà a lungo e quindi prevedere i distanziamenti, le sanificazioni, le riduzioni dell’orario di lavoro per salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori, anche quelli degli appalti. In questo senso stiamo siglando protocolli e linee guida in molte aziende. Il governo attraverso la comunità scientifica avrà il compito di definire i tempi e le modalità delle riaperture.”
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