Decreto Rider, Mattarella firma: cosa cambia per i ciclofattorini

Sara Nicosia

04/09/2019

Tutela dei rider, è cosa fatta. Il presidente Mattarella ha firmato il decreto «per la tutela del lavoro e la risoluzione di crisi aziendali» che cambierà la normativa in materia di retribuzioni e assicurazione sanitaria dei lavoratori in bicicletta.

Decreto Rider, Mattarella firma: cosa cambia per i ciclofattorini

Decreto Rider, è arrivata la firma di Mattarella. Il presidente della Repubblica Sergio Matterella ha firmato il famoso decreto per «per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali» che tra le altre cose porta a compito l’attesa tutela nei confronti dei rider.

Il decreto, approvato salvo intese il 6 agosto 2019 e bloccato dall’esplodere della crisi di governo, era stato inviato la scorsa settimana al ministero dello Sviluppo che, non incontrando criticità, l’ha mandato dritto dritto sotto la penna di Mattarella.

Coloro che corrono da una parte all’altra della città, sfidando ogni intemperia climatica, vento, pioggia e caldo torrido, perché solo così si può portare a casa la giornata, vedono finalmente tutelato il loro lavoro.

A un anno dall’insediamento dell’ex governo gialloverde, quella che avrebbe dovuto essere la priorità dei pentastellati, garantire una reale tutela agli oltre 10mila riders italiani, sembra aver finalmente trovato casa in una proposta di legge rivolta ai lavoratori della gig economy.

In attesa della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale prevista nella giornata di mercoledì 4 settembre 2019, vediamo in che modo il decreto a tutela dei rider italiani cambierà il fronte retribuzioni e quali saranno le principali novità che troveranno applicazione.

Riders: chi sono i lavoratori in bicicletta

I riders vengono considerati al pari di un lavoratore autonomo, anche se in realtà non spetta a loro concordare la paga né tantomeno decidere in che modo gestire l’attività. Vanno dove li porta l’ordine.

Il datore di lavoro non è infatti l’esercizio ristorativo, ma una piattaforma di food delivery: Deliveroo, Uber Eats, Just Eat o Glovo sono solo alcuni dei marchi più famosi che, grazie all’esercito su due ruote, riescono a soddisfare ordini 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Un rider ha così bisogno solo di due cose, buone gambe che lo portino da una parte all’altra della città e uno smartphone con cui rispondere alle consegne.

Quanto guadagna un rider?

Il guadagno del rider dipende dall’azienda per cui lavora e per cui effettua le consegne. Deliveroo, ad esempio, offre un contratto di collaborazione occasionale e la paga non rientra in alcuna categoria, né a cottimo né oraria.

Questa prevede un incentivo minimo orario di una consegna e mezza di 7,50 euro lordi, applicata ai riders che accettano di fare consegne e pagata anche nel caso in cui non arrivassero ordini sulla piattaforma.

Una sorta di minimo garantito che fa però storcere il naso ai fattorini. Gli ordini minimi vengono infatti mutati con un garantito fisso, mentre il modello precedente prevedeva un fisso di 5,60 euro per ora di lavoro. In questo modo viene pagata l’inattività, a patto che non venga offerta alcuna corsa ai riders.

Il modello attuale prevede così 5 euro lordi a consegna, oppure per chi sceglie il dynamic free un compenso di 2 euro a consegna più 1 euro al ritiro.

Cosa cambia con il decreto

Il decreto, nato dall’intesa dell’ex governo Lega-M5S, è ricco di misure e provvedimenti volti a risolvere le questioni urgenti del Paese: dalle norme per l’ex Ilva alla stabilizzazione dei precari Anpal servizi, per arrivare agli sgravi per Whirlpool e alla tutela dei rider.

Sono in particolare i primi tre articolo del decreto a definire la normativa a tutela dei rider italiani, i lavoratori in bicicletta che operano attraverso piattaforme digitali. Le misure virano a modificare quanto previsto dal Jobs Act, sopratutto in materia di retribuzione salariale.

La normativa va a stabilire prima di tutto livelli minimi di tutela. I riders vedranno la stipulazione di un’assicurazione obbligatoria Inail contro infortuni e malattie. Sarà l’impresa titolare della piattaforma a dover compiere tutti gli adempimenti chiesti al datore di lavoro

La norma lavora poi sull’adeguamento retributivo optando per un mix tra cottimo e paga oraria. Come si legge nel documento i riders «possono essere retribuiti in base alle consegne effettuate, purché in misura non prevalente». Sarà inoltre riconosciuta una retribuzione base oraria a patto che, per ogni ora lavorata, il rider accetti almeno una chiamata.

Ma probabilmente, la modifica più importante che la normativa va operare sul Jobs Act, oltre alla tutela dei rider, riguarda la misura che va ad equiparare i collaboratori che lavorano «mediante piattaforme anche digitali» ai lavoratori dipendenti. Norma che vuola anche andare a favorire la maternità per la categoria dei collaboratori.

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