Ai lavoratori sembra non piacere l’idea che il governo possa sostituire la quota 100 con una quota 102 e 104.
Dopo la notizia che al governo piace l’idea della quota 102 nel 2022 e 104 nel 2023 per sostituire la quota 100 spaventa i lavoratori. Soprattutto quelli che per un soffio non riescono a centrare i requisiti di accesso alla quota 100 entro il 31 dicembre 2021 che vedono, così, irrimediabilmente allontanarsi la possibilità di pensionarsi entro breve.
Rispondiamo ad un lettore di Money.it che ci scrive:
“Buongiorno,
la nuova riforma della pensione, siamo quasi in dirittura di arrivo...
Come è stato anticipato ieri, la nuova riforma chiuderà definitivamente quota 100 al 31/12/2021, mentre dal 2022 si passerà a quota 102 e poi dal 2023 quota 104!!!
Per chi già lavora, potrebbe andare anche bene, ma chi è disoccupato si vede un ulteriore allungamento di 4 anni prima di percepire una pensione!!!
ASSURDO, in particolar modo per chi è nato nel 1960 e come disoccupato, attendere altri 4 anni è devastante.
A questo punto mi chiedo, perchè con i miei soldi, versati nei 38 anni, devo pagare io gli errori fatti in passato?
Perchè non mi è data la possibilità/opzione di essere liquidato in una soluzione e riprendermi tutti i versamenti effettuati? Cordiali saluti”.
Riforma pensioni ed ingiustizie
Purtroppo che la quota 100 era una misura sperimentale valida solo per un triennio lo sapevamo tutti ed era certo, visto che sono ormai due anni che viene sostenuto, che non sarebbe stata prorogata dopo la sua naturale scadenza.
Oltre a non essere piaciuta all’UE, infatti, la misura che per 3 anni ha permesso il pensionamento a 62 anni con 38 anni di contributi aveva anche un costo troppo elevato per le casse dello Stato che ora, in qualche modo, deve provvedere per evitare o rendere meno brusco il ritorno alla Legge Fornero.
Perché, ed è bene sottolinearlo, la legge previdenziale italiana è proprio la Fornero, tutte le altre misure sono in deroga. Io non so rispondere ai suoi tanti perché e soprattutto non so spiegarla perché dobbiamo essere noi lavoratori di oggi a dover pagare gli errori ed il permissivismo del passato.
Ma posso dirle con certezza che l’INPS non restituisce i contributi versati poiché si tratta di versamenti obbligatori dovuti per ogni lavoratore che in teoria potrebbero dare diritto ad una pensione. E nel suo caso questo diritto lo danno ma solo al momento del compimento dei 67 anni o, al limite, al raggiungimento di un pensionamento anticipato.
Posso dirle, però, che la riforma delle pensioni non è ancora decisa ufficialmente poiché per il momento i lavori sono ancora in corso visto che la Lega si sta opponendo alla sostituzione della quota 100 con la quota 102 e 104, meno favorevoli per i lavoratori. Nessuna decisione, quindi, è stata ancora presa al riguardo anche se con certezza affermano che non si permetterà un brusco ritorno alla legge Fornero.
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