La notizia dell’avvelenamento del giornalista dissidente Kara-Murza ha riacceso le polemiche attorno a Putin e ai metodi con cui spesso è stato accusato di sbarazzarsi degli oppositori. Tra omicidi e arresti ripercorriamo i principali casi.
Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa, è di nuovo sotto accusa per aver cercato di liberarsi di un oppositore politico. La notizia non suona certo inaspettata visto che da quando l’ex agente del Kgb è alla guida della Federazione Russa più volte ha avuto a che fare con accuse che lo dipingevano come il mandante della «cancellazione» dei propri oppositori.
L’ultimo della lunga lista di oppositori vittime di presunte “epurazioni” putiniane è Vladimir Kara-Murza, giornalista trentacinquenne da anni in aperto dissenso con il Cremlino, che da giovedì 2 febbraio è ricoverato in un ospedale di Mosca in condizioni critiche a causa di quello che la diagnosi ha definito “avvelenamento grave”.
Proprio la diagnosi di avvelenamento ha riportato alla mente alcuni casi del passato che hanno visto andarsene politici, giornalisti ed intellettuali in contrasto con il governo di Putin.
Kara-Murza che in passato aveva collaborato con il Senato degli Stati Uniti per la stesura del Magnitsky Act, negli ultimi mesi era al lavoro su un documentario incentrato su Boris Nemtsov, leader del principale partito d’opposizione russo, ucciso da alcuni colpi d’arma da fuoco a pochi metri dal Cremlino la sera del 27 febbraio 2015.
Proprio partendo da Boris Nemtsov e passando per Anna Politkovskaja, Natalija Estemirova a Aleksandr Litvinenko vediamo quali sono stati i principali oppositori russi le cui circostanze di morte in passato hanno fatto pensare a un coinvolgimento del presidente Vladimir Putin.
Russia: le morti degli oppositori e gli scheletri nell’armadio di Putin
Ogni qualvolta dalla Russia giunge notizia della morte o dell’arresto di un oppositore di Vladimir Putin la prima domanda che gli osservatori si pongono e se il presidente russo possa essere coinvolto direttamente nel fatto.
Di seguito vediamo i quattro casi di «eliminazione» di oppositori del governo russo che negli ultimi anni hanno destato più sospetti all’opinione pubblica.
Oppositori di Putin: il caso Boris Nemtsonv
Tra i casi più recenti ricordiamo l’uccisione, avvenuta per le strade del centro di Mosca la sera del 27 febbraio 2015, di Boris Nemtsov leader del principale partito di opposizione russo Unione delle Forze di Destra e già vice primo-ministro del governo di Boris El’cin. Nelle ore immediatamente successive all’omicidio cominciò a diffondersi la voce che il mandante della strage potessero essere proprio il Cremlino, anche se presto arrivò da questo una categoria presa di posizione.
Vladimir Putin condannò senza mezze misure l’assassinio del suo oppositore, facendo sapere di aver preso il controllo delle indagini e anche tra i membri del partito di Nemtsov erano in pochi quelli che ipotizzavano un diretto coinvolgimento del governo.
In primis perché all’epoca la popolarità di Nemtsov e del suo partito non sarebbe mai stata in grado di impensierire la stabilità del governo. Così come la posizione di Nemtsov, contrario a sostenere i ribelli filo-russi al confine con l’Ucraina orientale appariva come un motivo che avrebbe potuto spingere il governo di Mosca a decidere di libersarsene.
L’idea che presto si diffuse tra l’opinione pubblica era piuttosto quella che a giustiziare Nemtsov fosse stato un fanatico filo-russo, esterno ai servizi segreti e quindi lontano da Putin.
Oppositori di Putin: il caso di Aleksandr Litvinenko
Di tutt’altra natura, invece, il caso della morte di Aleksandr Litvinenko, ex ufficiale dei servizi segreti russi, che dopo aver accusato pubblicamente il servizio segreto russo nel 2000 era stato costretto a fuggire nel Regno Unito. Tra i confini di sua maestà Litvinenko morì nel 2006 a causa di un avvelenamento da polonio.
Prima di morire Litvinenko accusò il presidente Vladimir Putin di essere il responsabile della sua morte così come di essere stato il mandante dell’omicidio della giornalista russa Anna Politkovskaja.
A oltre dieci anni dalla morte la famiglia del dissidente russo ancora aspetta che giustizia venga fatta. Solo a fine gennaio 2015 è iniziato in Gran Bretagna un’inchiesta che dovrebbe far luce se alla base della morte di Litvinenko vi sia stato il coinvolgimento del Cremlino.
Oppositori di Putin: il caso di Anna Politkovskaja
Di sicuro era ritenuta scomoda al potere la presenza della sopracitata giornalista di Novaja Gazeta,Anna Politkovskaja. Scrittrice di numerosi libri sulla corruzione del potere russo, la giornalista venne trovata morta all’interno dell’ascensore del suo palazzo il 7 ottobre 2006.
Alla morte della Politkvoskaja sono seguiti anni di processi che nel 2012 hanno portato alla condanna di un ex poliziotto di nome Dmitrij Pavljuchenkov, mentre nel 2014 vennero condannati altri cinque persone ritenute responsabili dell’omicidio.
Quello che però resta tutt’oggi sconosciuto è il nome del mandante. A tal proposito la sentenza ha fatto riferimento a “una persona non identificata alla quale hanno dato fastidio” le numerose inchieste con le quali la Politkovskaja durante la sua carriera da giornalista aveva cercato di smascherare corrotti e corruttori tra i confini della Federazione russa.
Oppositori di Putin: il caso di Natalja Estemirova
Stessa sorte di Anna Politkovskaja toccò a Natalja Estemirova, attivista che seguiva con particolare attenzione i casi di violazione dei diritti umani in Cecenia. Le sue ricerche l’avevano portata a denunciare le malefatte del capo della repubblica cecena Ramzan Kedyrov, molto vicino a Vladimir Putin, e a far luce su centinanai casi di rapimento, tortura e uccisioni extra-giudiziarie eseguite da forze governative russe e cecene.
Il 15 luglio 2009 dopo essere stata rapita a Groxnyj (Cecenia) il suo corpo venne ritrovato privo di vita lungo l’autostrada al confine con la Repubblica d’Inguscezia. Le indagini non sono mai riuscite a far venire a galla gli esecutori dell’omicidio, ma un’inchiesta della Novaja Gazeta avrebbe provato la falsità della versione ufficiale dichiarando che l’autore dell’omicidio sarebbe stato un militante ceceno di nome Alkhazur Bashaev.
Se è vero quindi che mai i servizi segreti e il governo russo siano stati ufficialmente giudicati responsabili della morte di un solo oppositore, quel che è altrettanto vero è che la poca trasparenza non giovi a favore di Putin stesso. Il suo rischio, a detta di molti, è quello che semmai un giorno gli venga chiesto di aprire le porte dei suoi armadi possa finire schiacciato dall’enorme quantità di scheletri nascosti al loro interno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA