I Savoia rivogliono i gioielli della loro famiglia, gli stessi lasciati in custodia alla Banca d’Italia. L’avvocato è sicuro: torneranno ai legittimi proprietari. Ma a quanto ammonta il loro valore?
La famiglia Savoia vuole tornare a essere la proprietaria dei gioielli della corona, quelli che Umberto II, prima dell’esilio, lasciò in custodia alla Banca d’Italia. Ma quanto valgono questi gioielli?
Non è facile riuscire a capire il loro valore attuale, figurarsi dirimere la questione dell’appartenenza. Infatti il 5 giugno 1946, dopo tre giorni dal referendum che sanciva la fine della monarchia in Italia, i gioielli sono stati affidati con una formula vaga alla Banca d’Italia. Vaga perché, come scriverà Luigi Enaudi - prima governatore della Banca d’Italia e in seguito Presidente della Repubblica - lasciava volutamente spazio al ritorno dei gioielli ai Savoia.
Eppure la nostra Costituzione scrive che i beni, cioè il patrimonio dell’ex casa regnante, viene confiscato dallo Stato italiano. Come procedere dunque è un mistero che solo gli avvocati dei Savoia e il Governo possono risolvere. Intanto ci si domanda quanto valgono questi gioielli e soprattutto perché, dopo così tanti anni e tante richieste di esposizione, nessuno li abbia resi un’attrattiva turistica come nel caso dei gioielli della corona inglese. Purtroppo è cosa nota che in Italia non si valorizza il patrimonio storico, compresi i citati gioielli dei Savoia.
La richiesta dei Savoia e la mediazione con il Governo
I Savoia tornano alla riscossa per ottenere indietro i gioielli appartenuti alla corona. La novità è che si sono tenuti i primi incontri di mediazione per discutere della restituzione. Hanno partecipato all’incontro l’avvocato Sergio Orlandi, i rappresentanti della Banca d’Italia, del Consiglio e del Ministero dell’Economia.
La richiesta proviene direttamente dagli eredi di Umberto II, ultimo re d’Italia, ovvero il principe Vittorio Emanuele di Savoia e le principesse Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice.
Gioielli della corona: cosa contiene il cofanetto?
Il cofanetto di pelle che custodisce i gioielli della corona è tenuto al sicuro all’interno di un caveau della Banca d’Italia. Il cofanetto è composto da tre piani ed era protetto da 11 sigilli, rotti solo in seguito a un presunto furto nel 1976.
Ma cosa contiene il cofanetto? All’interno si trovano stipati:
- 6.732 brillanti
- 2.000 perle di varie dimensioni
- 1 raro diamante rosa montato su una grande spilla
- i lunghi collier di perle della Regina Margherita II
- il diadema della Regina Margherita II
- i gioielli della principessa Maria Antonia
Gioielli della corona: qual è il loro valore attuale?
Quella nel titolo del paragrafo è forse una delle due domande più difficili della vicenda, subito dopo quella relativa al possesso di gioielli stessi. Infatti non si conosce l’attuale valore dei gioielli della corona.
L’ultima valutazione è stata effettuata nel 1976. Girava voce che fossero stati trafugati alcuni dei gioielli, così la procura di Roma decise di rompere i sigilli e farli valutare. Vennero valutati dall’azienda di gioielli di lusso Bulgari. Solo i diamanti, le pietre e le perle, quindi senza la montatura e il valore storico, avevano un valore complessivo di circa 2 miliardi di lire.
Per conoscere il loro attuale valore andrebbero fatti nuovamente valutare, soprattutto tenendo conto del valore storico aggiunto. Forse, la cifra non è certa, potrebbero valere circa 300 milioni di euro. Eppure ci si dovrebbe domandare quale sarebbe il valore di un’altra operazione, ovvero quella turistica.
Perché i gioielli della corona Savoia non sono mai stati esposti, neanche sotto esplicita richiesta da parte di Regioni e musei? Il paragone con i gioielli della corona inglese viene spontaneo.
A chi appartengono i gioielli della corona: cosa dice la Costituzione
Ma a chi appartengo davvero i gioielli della famiglia Savoia? La risposta sembra semplice: alla famiglia Savoia. In realtà la questione è un tantino più complicata e vede protagonista la Costituzione e una formula vaga di custodia.
Infatti nella Costituzione si legge:
I beni, esistenti nel territorio nazionale, degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi, sono avocati allo Stato. I trasferimenti e le costituzioni di diritti reali sui beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno 1946 sono nulli.
Ma quando venne formalizzato il passaggio del patrimonio dell’ex casa regnante i gioielli non c’erano. Infatti questi sono stati lasciati in custodia alla Banca d’Italia con una formula vaga. Nel verbale di consegna si legge che:
Si affidano in custodia alla cassa centrale, per essere tenuti a disposizione di chi di diritto, gli oggetti preziosi che rappresentano le cosiddette gioie di dotazione della Corona del Regno
.
Forse è il caso di pensare all’utilizzo storico di questi gioielli, più che a possederli gelosamente.
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