Scandalo antimafia di Palermo: sembra avviarsi verso la conclusione la vicenda che coinvolge l’ex giudice palermitano. Andiamo a scoprire chi è Silvana Saguto e quello di cui è accusata.
Scandalo antimafia di Palermo: si sta avvicinando sempre di più la chiusura definitiva del cosiddetto “cerchio magico”, su cui tanto faceva affidamento Silvana Saguto e che comprendeva al suo interno soggetti di spiccata importanza nel panorama siculo come: magistrati, avvocati, amministratori giudiziari, ex prefetti e tanti altri ancora.
Lo scandalo, l’ennesimo dopo i molti che purtroppo si sono verificati nella storia italiana, è venuto a galla nel 2015, ed è uno dei più significativi per quello che riguarda l’argomento “antimafia”. Si potrebbe però essere giunti alla sua definitiva conclusione adesso che - lo scorso novembre - ha avuto inizio il processo d’appello.
Per chi non sa di cosa parliamo, cominciamo dal capire chi è al centro di questa vicenda: Silvana Saguto, ex Presidente della sezione Misure di prevenzione di Palermo.
Scandalo antimafia: chi è Silvana Saguto
Silvana Saguto, ormai ex magistrato del Tribunale di Palermo, nata il 24 luglio 1955 (oggi 66 anni) gestiva la sezione misure di prevenzione Antimafia di Palermo. Saguto era un punto di riferimento nella lotta alla mafia. Una vera e propria icona e, a detta sua, unica donna che ha avuto il coraggio di zittire Totò Riina tanto da infliggergli 13 ergastoli.
Tutto questo finché non è stata radiata definitivamente dalla magistratura e condannata in primo grado per:
- induzione indebita;
- falso materiale e ideologico;
- rivelazione di segreti d’ufficio;
- concussione;
- favoreggiamento;
- corruzione.
La condanna richiesta dai PM era di oltre 15 anni ma è stata di fatto ridotta a 8 anni e 6 mesi. Non si limita al carcere la condanna per l’ex magistrato, agli 8 e più anni infatti si aggiungono 500.000 euro da pagare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ovviamente però la Saguto non è l’unica coinvolta, e condannata, in questa vicenda.
Scandalo antimafia: chi altro è coinvolto
Sono molti i soggetti coinvolti in questa sorta di maxi processo tra cui però spiccano in due per durata della condanna: l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara e l’ex professore universitario Carmelo Provenzano.
Per il primo, dopo una richiesta di 12 anni e 3 mesi, è arrivata una condanna di 7 anni e 6 mesi, per il secondo invece il tribunale ha sancito 6 anni e 10 mesi.
È ancora lungo però l’elenco delle condanne in cui sono presenti diverse importanti figure tra cui:
- Lorenzo Caramma, ingegnere e marito della Saguto, 6 anni e 2 mesi;
- Roberto Nicola Santanegelo, amministratore giudiziario, 6 anni e 2 mesi;
- Risolino Nasca, colonnello della Dia, 4 anni a fronte degli 8 e mezzo richiesti;
- Francesca Cannizzo, ex prefetto di Palermo, 3 anni;
- Walter Virga, avvocato, un anno e 10 mesi;
- Emanuele Caramma, figlio della Saguto, 6 mesi;
- Roberto Di Maria, preside della facoltà di Giurisprudenza di Enna, 2 anni e 8 mesi;
- Calogera Manta, cognata di Provenzano, 4 anni e 2 mesi.
Solamente in tre sono stati assolti: il giudice Lorenzo Chiaramonte, Vittorio Saguto, padre di Silvana, e Aulo Gigante.
Scandalo antimafia: cos’è successo
Ciò di cui stiamo parlando è un giro, discretamente sostanzioso, di scambi di favori che avvenivano all’interno del «cerchio magico» di cui abbiamo parlato precedentemente.
L’indagine, aperta dalla procura di Caltanissetta, è stata avviata grazie alle intercettazioni registrate per mesi dalla Guardia di Finanza per quanto riguarda il reato di corruzione e tramite le quali è stato possibile ricostruire il momento dello scambio di soldi tra Silvana Saguto - ex giudice ed ex Presidente della sezione Misure di prevenzione di Palermo - e l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara.
Ci sono poi quelle riguardanti la tentata concussione tra la Saguto, la Cannizzo e Seminara. Altre intercettazioni ancora, invece, fanno sapere come Provenzano cercasse benefici da parte del giudice Saguto attraverso dei doni, in frutta e verdura, provenienti da società sotto sequestro.
Una situazione in cui nessuno vorrebbe ritrovarsi, sia per l’entità delle condanne sia per la sua apparente ineluttabilità. Il processo di primo grado è ormai chiuso e il 27 gennaio prossimo l’appello entrerà nella sua parte fondamentale. Solo dopo quella data potremo dunque sapere come si concluderà la storia di questo sistema “perverso e tentacolare” come lo ha definito più volte l’accusa.
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