Scandalo emissioni: le indagini interne hanno rivelato che i test praticati da Mitsubishi risultano falsati dal 1991. Intanto la società perde metà del suo valore di mercato.
Mitsubishi Motors Corp. ha dichiarato di aver condotto test irregolari sulle emissioni delle proprie vetture non solo durante lo scorso anno, ma negli ultimi 25 anni di attività.
Dopo lo scandalo scoppiato la scorsa settimana, la casa automobilistica giapponese ha portato avanti le indagini interne, scoprendo un passato ricco di irregolarità, che ne stanno causando un crollo verticale sui mercati.
Il settore automobilistico è sotto la lente di ingrandimento nell’ultimo periodo. Dopo lo scandalo Volkswagen dello scorso settembre, ora insieme a Mitsubishi anche l’americana Daimler ha fatto partire delle indagini interne sotto richiesta del governo USA, mentre sul fronte italiano sono attesi per oggi i risultati economici di Fiat Chrysler per il primo trimestre 2016.
Scandalo emissioni: Mitsubishi falsifica i test dal 1991
Le notizie riguardo Mitsubishi diventano sempre più sconcertanti.
Dopo lo scandalo scoppiato la scorsa settimana con le ammissioni di colpa avanzate dal presidente della casa giapponese, le indagini interne condotte dalla società sembrano aver scoperto tasti ancora più dolenti.
La falsificazione dei test sulle emissioni condotta da Mitsubishi ha un origine storica, con dati che risalgono addirittura al 1991.
Il presidente della società, Tetsuro Aikawa, ha inolte affermato che le indagini sono destinate a continuare, lasciando ancora la porta aperta ad ulteriori peggioramenti per la situazione della società.
Rimane ancora poco chiaro il numero di vetture coinvolte e la continuità con la quale le falsificazioni sono state condotte, mentre il mercato sconta questo flusso di notizie facendo perdere quasi la metà del valore di mercato a Mitsubishi.
Scandalo Mitsubishi: i danni da sopportare
Come fu per Volkswagen, anche per la casa giapponese queste rivelazioni non rappresentano che l’inizio di un lungo cammino ricco di problemi.
In primo luogo dovrà sostenere un alto numero di costi. I clienti andranno ripagati dei danni subiti, così come il partner Nissan, che ha ricevuto dalla Mitsubishi alcuni dei veicoli incriminati.
Ci saranno poi da sopportare sanzioni e spese legali, destinate ad aumentare soprattutto nel caso ci sia un’indagine anche nel territorio USA, come sembra. Le spese totali sono state stimate per svariate centinaia di milardi di yen.
Allo stesso modo ci sarà un inevitabile calo dei guadagni. Se da un lato Mitsubishi dorà fare i conti con la cattiva pubblicità che scaturirà da questa vicenda, dall’altro l’impegno nel sistemare e nel correggere i propri errori la distrarrà dai nuovi progetti e dai piani rivolti al futuro, allontanando nel tempo la possibilità di riscattare la propria immagine con la produzione di nuove vetture.
Infine sui mercati gli investitori saranno ben poco disposti ad offrire il loro appoggio, abbandonando la casa giapponese al proprio destino. Il valore di mercato di Mitsubishi era di 850 miliardi di yen ($7,65 miliardi) prima di crollare in pochi giorni fino a 468 miliardi di yen, con un necessario taglio all’EBITDA, previsto del 40% sotto le attese.
Le conseguenze dello scandalo, seppur minori rispetto alle dimensioni che hanno caratterizzato quello Volkswagen, sembrano mettere la casa automobilistica giapponese di fronte ad un futuro estremamente delicato.
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