Scuola: addio ai 24 CFU per insegnare? Cosa c’è di vero

Teresa Maddonni

11/10/2021

Il futuro dei 24 CFU per entrare a scuola e insegnare sembra assai incerto dopo le parole del ministro dell’Istruzione Bianchi. Spariranno a breve? Facciamo chiarezza.

Scuola: addio ai 24 CFU per insegnare? Cosa c’è di vero

Scuola: addio ai 24 CFU per insegnare? Non è ancora detto e non vi sono certezze in merito, solo indiscrezioni e supposizioni derivanti dalle parole del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che qualche giorno fa durante la conferenza stampa su istruzione e ricerca nel PNRR ha parlato di riforma del sistema di reclutamento degli insegnanti.

I 24 CFU sono stati introdotti quale requisito di accesso ai concorsi per l’insegnamento con decreto del Miur nel 2017. Si tratta di 24 crediti formativi in materie antropo-psico-pedagogiche e metodologie e tecnologie didattiche da possedere oltre al titolo di laurea magistrale corrispondente a una specifica classe di concorso.

I 24 CFU servono anche per entrare a scuola come supplenti iscrivendosi alla seconda fascia delle GPS. Sono moltissimi gli aspiranti docenti che a pagamento hanno dovuto integrare i 24 CFU post laurea e per cifre anche non irrisorie, motivo per cui la notizia della loro eliminazione per insegnare circolata nelle scorse ore ha destato un certo malcontento. Vediamo cosa c’è di vero.

Scuola, addio ai 24 CFU: si valutano le competenze

L’addio ai 24 CFU a scuola per insegnare dovrebbe avvenire con l’introduzione della laurea abilitante, al momento quindi le norme in vigore restano valide.

Salvo una rettifica del bando 2020 per il concorso ordinario, i 24 CFU restano requisito per sostenere le prove.

Ricordiamo che il concorso è stato bandito e non ancora espletato se non per le materie STEM e anche qualora venisse rettificato per lo svolgimento delle prove con nuove modalità, non dovrebbe essere aperto a nuove iscrizioni. Ma cosa ha detto Bianchi sui 24 CFU?

Il ministro durante la conferenza stampa della scorsa settimana seguita alla prima cabina di regia sul PNRR, tenuta con il premier Draghi e la ministra di Università e Ricerca Messa, ha dichiarato:

“Per quanto concerne la scuola primaria preciso che c’è già una laurea abilitante, ma in generale per il reclutamento stiamo lavorando puntando molto sulle competenze, che poi sono quelle pedagogiche della professione insegnante. Ciò significa selezione basata, non solo su competenze strettamente disciplinari, ma anche su competenze provenienti dal tirocinio.”

In estate il titolare di viale Trastevere si era lasciato andare a qualche considerazione più spinta sui 24 CFU affermando che “non rappresentano il modello più corretto per diventare insegnante”.

E aveva aggiunto:

“Noi abbiamo oggi nel nostro ordinamento due lauree abilitanti per l’infanzia e per la primaria mentre chi fa una scelta disciplinare deve recuperare successivamente le competenze pedagogico didattiche; e invece dobbiamo creare dei percorsi che abbiano sin dall’inizio queste competenze per chi vuole fare l’insegnante.”

I 24 CFU sembrano quindi a rischio, ma non è chiaro da quando e in che termini. Non è escluso infatti che possano rimanere, fermo restando che al momento le informazioni in merito sono davvero poche.

Come si ottengono i 24 CFU per insegnare

A oggi i 24 CFU restano in ogni caso fondamentali per l’insegnamento mediante concorso o mediante Graduatorie provinciali delle supplenze di seconda fascia.

I 24 CFU sono stati introdotti D.Lgs. 59/2017 che ha stabilito che per diventare insegnante si debbano possedere almeno 24 creduti formativi universitari in almeno tre dei quattro ambiti disciplinari quali:

  • pedagogia;
  • psicologia;
  • antropologia;
  • metodologie didattiche.

Molti laureati, quando la norma è stata introdotta, si sono apprestati a conseguire i 24 CFU con master a pagamento anche presso università private o presso l’università pubblica. Molti tuttavia sono riusciti e riescono a inserire i 24 CFU tra gli esami a scelta del proprio piano di studi durante il percorso universitario.

Se da una parte l’ordinanza ministeriale 60/2020 ha stabilito che i 24 CFU con la laurea consentono solo d’iscriversi alla seconda fascia delle GPS, una recente ordinanza del tribunale di Messina ha stabilito che il binomio laurea 24 CFU sia requisito di accesso anche alla prima fascia delle graduatorie. Per la prima fascia occorre ordinariamente la tradizionale abilitazione.

Per quanto concerne i concorsi per la scuola il ministro Bianchi ha annunciato che verranno banditi ogni anno sui posti liberi.

Dopo la selezione è previsto un anno di formazione con la prova finale. Quale possa essere il destino dei 24 CFU in questa riforma del reclutamento ancora non è chiaro e per notizie ufficiali occorre attendere.

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