Scuole chiuse con il nuovo DPCM, il Movimento 5 Stelle deluso dalla decisione del Governo Draghi. Ne abbiamo parlato con Gianluca Vacca, capogruppo M5S in commissione cultura della Camera.
Il nuovo DPCM ha deciso di chiudere le scuole, di ogni ordine e grado, nelle Regioni in zona rossa, mentre in quelle che si trovano in zona gialla o arancione viene data ai Governatori la possibilità di decidere a riguardo.
Una decisione, questa presa dal Governo Draghi, che ha deluso il Movimento 5 Stelle, il quale ritiene che si tratti di una scelta discutibile presa con un provvedimento dove in fin dei conti non vengono previste ulteriori restrizioni. La stretta riguarda solamente le scuole, con gli studenti penalizzati dal ritorno alla didattica a distanza.
Ne abbiamo parlato con capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura della Camera, l’onorevole Gianluca Vacca, il quale ci ha espresso la propria opinione a riguardo.
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Buongiorno onorevole. Siamo qui per commentare quanto deciso dal nuovo DPCM per le scuole, le quali dovranno chiudere - per ogni ordine e grado - nelle zone rosse, mentre nelle zone gialle e arancioni viene data la possibilità ai governatori di decidere se chiudere o meno in quelle zone con il maggior numero dei contagi. Un atteggiamento prudente del nuovo Governo Draghi, anche perché ricordiamo che l’ISS ha rilevato un aumento dei focolai nelle scuole italiane. Dal Movimento 5 Stelle, però, non sembra ci sia il benestare rispetto a questa decisione. Può dirci il vostro pensiero?
Sinceramente non definirei “prudente” questa decisione. Viste le nuove varianti del virus, prudente è chiudere le scuole nelle zone rosse insieme a tutto il resto. Lasciarle chiuse nelle zone arancioni e gialle mentre le altre attività proseguono normalmente, invece, è francamente inconcepibile.
Tra l’altro, per alcuni settori il Dpcm vede addirittura allentare le restrizioni, come a dire: “ragazzi, potete fare quello che volete, ma non andate a scuola”.
La verità è che da questo decreto ci aspettavamo che venissero tradotte in fatti le dichiarazioni dello spesso presidente Draghi rispetto all’importanza prioritaria dell’istruzione, invece siamo costretti a constatare che gli studenti sono ancora una volta i più penalizzati in questa pandemia. Non comprendiamo poi il parametro dei 250 casi ogni 100mila abitanti per dare la possibilità ai governatori di ordinare le chiusure, perché non tiene conto del numero dei tamponi effettuati, né della fascia di popolazione più colpita.
Paradossalmente, potrebbero essere penalizzati gli studenti di quelle regioni dove si fa un maggiore monitoraggio. Inoltre, il Dpcm sdogana proprio quel meccanismo di aperture/chiusure a macchia di leopardo che abbiamo sempre contestato: lasciare la possibilità alle Regioni di decidere, anche con un ampio margine di discrezionalità vista la vaghezza del testo, vuol dire aumentare ancora di più le disuguaglianze formative tra gli studenti e rischiare, in molte parti d’Italia, di non farli praticamente più tornare in classe. È una sconfitta dopo la faticosa battaglia portata avanti fino a oggi anche con l’ex ministra Azzolina.
Ci saranno risvolti per gli esami di Terza Media e per la Maturità? Mi chiedo se ad esempio si potrà pensare ad un esame differenziato a seconda dei territori, con una semplificazione per quegli studenti che per il maggior numero di giorni non sono potuti stare in classe.
La decisione sugli esami è stata presa, ed è perfettamente in linea con quanto fatto già l’anno scorso. Manca solo il parere del Consiglio superiore della pubblica istruzione e poi il ministro Bianchi emanerà le ordinanze.
Dubito fortemente che si possano introdurre modalità differenziate per territori, anche perché la formula individuata è già calibrata alle particolari condizioni di didattica di quest’anno scolastico oltre che a quelle sanitarie, che richiedono prudenza. Parliamo infatti di una sola prova orale che partirà dalla discussione di un elaborato preparato dagli studenti su una materia scelta dal Consiglio di classe. Inoltre, proprio come gli esami dell’anno scorso, sarà valorizzato tutto il percorso di studi e non solo gli ultimi mesi.
Non ci sarò però nessuna “ammissione automatica” alle prove finali del ciclo di istruzione: gli esami saranno semplificati nella forma, è vero, ma non meno seri.
Con la chiusura delle scuole dovrà inevitabilmente esserci un capitolo del nuovo DL Sostegno dedicato alle famiglie. Congedi, permessi, potenziamento dello smart working: chiudendo le scuole si mettono in difficoltà tutte quelle famiglie dove entrambi i genitori lavorano, i quali meritano delle risposte. Si sta già ragionando a riguardo?
Si, in particolare il Governo sta pensando a una proroga dei congedi parentali dei congedi parentali Covid retribuiti al 50% per i genitori che hanno i figli a casa impegnati nella didattica a distanza.
Ma mi auguro che nel nuovo decreto ci siano anche altri aiuti, noi li stiamo chiedendo. Penso ad esempio al bonus baby sitter, anche quello andrà rinnovato. In generale, il Governo deve ora fare i conti con una situazione che mette davvero in grave difficoltà i genitori nella conciliazione casa-lavoro. Non è pensabile chiudere le scuole senza prevedere sostegni adeguati alle famiglie.
Poco prima dell’avvicendamento con il nuovo Ministro Bianchi, la Azzolina si era detta preoccupata rispetto alla chiusura delle scuole. Allora ci fu una dichiarazione che fece molto discutere, in quanto secondo la Azzolina “la didattica a distanza non funziona più”. Eppure ci sono studenti che nell’ultimo anno sono stati perlopiù a casa seguendo lezioni con la didattica a distanza, specialmente nelle scuole superiori; c’è il rischio che questi possano avere delle lacune che non riusciranno mai a colmare?
Sicuramente gli studenti stanno accumulando gravi carenze formative a causa di un ricorso prolungato alla dad: lo dicono gli uffici scolastici regionali, studi già realizzati e ce lo diranno anche i test Invalsi, che si stanno svolgendo proprio in questi giorni. Io mi auguro che tante lacune si possano colmare, innanzitutto attraverso i recuperi a cui sta lavorando il ministro Bianchi.
Ma i segni della scorsa formazione in presenza purtroppo rimarranno. La dad ci ha permesso nel momento dell’esplosione della pandemia di non far fermare le scuole: è stata una grande occasione anche di innovazione delle scuole, l’ex ministra Azzolina ha investito risorse enormi, circa 414 milioni nella digitalizzazione, e tutto il personale scolastico, a cominciare dai docenti, ha dato prova di grande professionalità.
È chiaro, però, che la scuola non può ridursi a una connessione internet e a un tablet. Da sempre diciamo che bisogna fare il possibile per far tornare i ragazzi in classe e ricorrere alla dad il meno possibile, anche perché oltre ai danni formativi ed educativi stanno emergendo pesanti danni in termini di disagio psicologico.
Mi permetta di dire che per la messa in sicurezza delle scuole si poteva e doveva fare di più. È vero che il problema riguarda anche gli spostamenti, in particolare gli affollamenti sui mezzi pubblici, ma i focolai nelle scuole confermano che non c’è quel tasso di sicurezza che tanto si ostentava nelle scorse settimana. Personalmente ritengo che per la scuola si possa parlare di occasione persa: le chiedo, perché le risorse a disposizione non sono state utilizzate nei mesi di chiusura (ricordiamo che le scuole sono state chiuse da marzo alla metà di settembre) per attuare un piano di riqualificazione edilizia? Dopo un anno ci troviamo con edifici comunque fatiscenti ma con dei banchi a rotelle in più che da soli non sono sufficienti per la messa in sicurezza degli edifici.
Non sono d’accordo con questa visione. Le varianti del virus hanno portato a un incremento dei contagi ovunque, quindi anche nelle scuole. Eppure qui le misure di sicurezza funzionano decisamente meglio che altrove e i risultati degli investimenti in edilizia scolastica ci sono eccome: l’estate scorsa sono stati aperti 12mila cantieri che hanno consentito di realizzare 40mila aule in più.
Non è affatto un dato trascurabile, che si aggiunge tra le altre cose agli investimenti per le mascherine gratis ogni giorno a tutti gli studenti e docenti e anche a quelli per i banchi monoposto che, ricordiamo sempre, seguono le indicazioni del CTS.
Direi che possiamo anche smetterla di speculare su una vicenda inesistente: ripeto per l’ennesima volta, i banchi monoposto sono stati necessari per permettere agli studenti di andare a scuola, e solo una minima parte di questi, oltretutto richiesti espressamente dai dirigenti scolastici, era innovativa. Le risorse destinate alla scuola, è vero, non sono mai abbastanza e in particolare il capitolo dell’edilizia merita un investimento record: partiamo da una situazione di trascuratezza che va avanti da troppi anni, frutto di disinvestimenti passati. Ma credo che il cambio di passo si sia già visto con il precedente Governo e sono fiducioso per le risorse che arriveranno con il Recovery Fund: sulla scuola il MoVimento 5 Stelle insiste molto per un piano di riqualificazione edilizia, che vuol dire non solo sistemare i vecchi edifici, ma anche innovarli in modo da renderli adatti a una didattica al passo con i tempi.
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