Smart working, novità in arrivo: diritto alla disconnessione e buoni pasto nella fase 2

Teresa Maddonni

29/04/2020

Smart working, novità in arrivo: diritto alla disconnessione e buoni pasto da rivedere per la fase 2. A parlarne in audizione alla Camera la ministra della PA Fabiana Dadone.

Smart working, novità in arrivo: diritto alla disconnessione e buoni pasto nella fase 2

Smart working, novità in arrivo che riguardano il diritto alla disconnessione e i buoni pasto per la fase 2.

A parlarne in audizione alla Camera nella giornata di martedì 28 aprile è stata la ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone. Lo smart working, anche definito dal nostro ordinamento lavoro agile, è una modalità che moltissime aziende stanno adottando in questo periodo di lockdown che impone distanziamento sociale.

Molti riscontrano nello smart working aspetti positivi che vanno dalla minor pressione al recupero del tempo che solitamente, specie nelle grandi città, si impiega per raggiungere il posto di lavoro. Tuttavia lo smart working presenta anche degli aspetti negativi che vanno dal venir meno del rapporto con l’ambiente di lavoro al livello fisico, la prossimità con i colleghi spesso è importante, alla necessità di avere uno spazio confortevole e adeguato per svolgere il lavoro da casa in tranquillità che spesso non tutti hanno.

Altro aspetto da non sottovalutare e che emerso da una recentissima indagine di Bloomberg è che lo smart working porti a lavorare 3 ore di più al giorno.

Ecco perché il diritto alla disconnessione, considerando che quel lavoro extra può essere non considerato e non retribuito, rappresenta un elemento fondamentale da non sottovalutare e che è al centro del tavolo tra Dadone e sindacati. Altra questione quella dei buoni pasto nella fase 2.

Smart working, novità: il diritto alla disconnessione

Di smart working e novità legate al diritto alla disconnessione ne ha parlato nella giornata di ieri la ministra della PA Dadone. Il diritto alla disconnessione è presente nel nostro ordinamento in particolare è stabilito dalla legge 81/2017 che norma il lavoro agile. In particolare l’articolo 19 stabilisce che il lavoro agile si definisce tramite accordo tra le parti (condizione venuta meno nell’emergenza) e anche che:

“L’accordo individua altresì i tempi di riposo del lavoratore nonché le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro.”

Il problema in Italia, specie ora che si sta facendo largo uso dello smart working o lavoro agile, è che il diritto alla disconnessione non è riconosciuto a tutti i lavoratori come inviolabile, né viene garantito da tutti i CCNL applicati nei diversi ambiti. Pertanto la ministra Dadone ha dichiarato:

“Ho avviato un tavolo con i sindacati per lo smart working per discutere non solo il diritto alla disconnessione ma anche altre questioni che richiedono l’abbandono di certe situazioni che prima potevano avere un senso.”

Se le dichiarazioni di Dadone riguardano i dipendenti pubblici non dimentichiamo che ci sono moltissimi privati al lavoro da casa. Uno smart working con il diritto alla disconnessione, apportando magari delle modifiche alla normativa che c’è già ora che il lavoro agile sta entrando a regime, dovrebbe essere a tutti garantito.

Buoni pasto e congedo parentale nella PA

Per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione la ministra Dadone, sempre in merito allo smart working ha parlato di rivedere buoni pasto e anche il congedo parentale COVID-19. Lo smart working, come abbiamo anticipato, secondo la ministra richiede l’abbandono di certe situazioni tra le quali appunto i buoni pasto:

“può avere un senso nell’ottica della presenza fisica a lavoro ma con lo smart working a regime è più difficile concepirlo perché le due cose non si connettono così tanto.”

E ancora, sempre per i dipendenti pubblici ha dichiarato:

“Tenderei a rivedere per i dipendenti pubblici i congedi parentali, retribuiti al 50%, previsti per fronteggiare l’emergenza Coronavirus visto che sono in smart working. Se le persone hanno la possibilità di lavorare da casa potremmo investire su un altro tipo di aiuto o sui bonus o studiando una strategia per garantire a chi rientra nel percorso lavorativo di avere un aiuto per badare ai figli.”

Da quello che si evince, dalla PA al privato, il modo di lavorare è cambiato e cambierà con lo smart working di conseguenza è necessario adeguare diritti, come quello alla disconnessione, alle nuove condizioni.

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