Un’epidemia di coronavirus è “inevitabile” secondo l’organismo federale della sanità degli Stati Uniti. Ma la Casa Bianca sembrerebbe minimizzare.
L’istituto federale della sanità ha lanciato l’allarme coronavirus: il pubblico deve prepararsi per l’«inevitabile» diffusione del virus negli Stati Uniti, confermando così la presenza di una minaccia alla vita di tutti i giorni degli americani. Sebbene al momento non vi sia alcuna epidemia nel territorio statunitense, questa potrebbe arrivare presto.
L’avvertimento del CDC (Centers for Disease Control and Prevention, ovvero centri per la prevenzione e il controllo delle malattie, organismo di controllo sulla sanità pubblica negli USA), insieme a quello del National Institutes of Health e di altre agenzie sono palesemente in contrasto con le dichiarazioni del presidente Donald Trump e di altri funzionari della Casa Bianca, impegnati a respingere all’unanimità ogni preoccupazione circa la questione coronavirus.
Di quanto dichiarato dal CDC, Trump ha deciso di veicolare su Twitter solamente l’aspetto più rassicurante, secondo cui «attualmente non esiste alcuna diffusione di #COVID19 nella comunità degli Stati Uniti. Le persone dovrebbero seguire misure quotidiane per prevenire la diffusione dei virus respiratorio, come stare a casa in caso di malattia e lavarsi le mani con acqua e sapone».
L’informazione, di per sé, è corretta e proveniente da una fonte molto autorevole, ma corre il rischio di oscurare gli altri contenuti presenti nello stesso report del CDC, in cui si dà ormai per scontato lo scoppio di un’epidemia da coronavirus anche negli Stati Uniti.
Allarme coronavorus negli USA, messaggi contrastanti
I messaggi continuano ad essere contrastanti e Wall Street continua a scendere. Nella sessione di martedì il Dow Jones ha chiuso in rosso del 3,15%, l’S&P 500 ha ceduto 3 punti percentuali e il Nasdaq il 2,8%.
«Riteniamo che il rischio nell’immediato qui negli Stati Uniti rimanga basso e stiamo lavorando duramente per mantenerlo basso», ha dichiarato Anne Schuchat, vicedirettore del CDC, nel corso di una conferenza stampa nel pomeriggio di martedì. All’inizio della giornata, invece, i funzionari del CDC ed altri avevano espresso una maggiore urgenza circa l’epidemia da coronavirus:
“In definitiva, prevediamo di assistere a una diffusione nella comunità negli Stati Uniti. Non si tratta di sapere se questo accadrà, ma quando accadrà e quante persone in questo paese si ammaleranno gravemente”, ha invece dichiarato Nancy Messonnier, direttrice del Centro nazionale per le immunizzazioni e le malattie respiratorie presso il CDC durante un briefing con i giornalisti di qualche ora prima.
Secondo Messonnier il rapido aumento dei casi al di fuori della Cina continentale negli ultimi giorni ha reso necessarie delle modifiche agli avvertimenti ufficiali dedicati alla popolazione statunitense.
È ormai evidente che gli sforzi per contenere la diffusione del virus al di fuori della Cina non stanno avendo successo. Si registrano più di 1.100 casi nella Corea del Sud, almeno 15 persone morte in Iran e nuovi casi segnalati per la prima volta in Svizzera, Austria e in un resort di lusso in Spagna. Negli Stati Uniti, 57 persone sono risultate positive al test del coronavirus, 43 dei quali si trovavano sulla nave da crociera Diamond Princess, messa in quarantena a Yokohama, in Giappone.
Coronavirus potrebbe essere “estremamente grave” negli USA
Il problema risiede nell’emergere di casi senza una fonte nota di esposizione al virus. Per questo motivo sono necessarie strategie come sollecitare le imprese, le strutture sanitarie e persino le scuole a pianificare già oggi delle metodologie per limitare l’impatto della malattia quando si diffonde.
Le stesse avvertenze sono uscite dopo un meeting a porte chiuse martedì mattina tra senatori e specialisti del settore. Il senatore Patty Murray ha riferito che i funzionari sanitari ritengono ci sia «una fortissima possibilità di un focolaio del coronavirus estremamente grave qui negli Stati Uniti».
Ma i messaggi contraddittori provenienti dal governo degli Stati Uniti continuano a moltiplicarsi, come anche le critiche.
«Non posso commentare ciò che ha detto la Casa Bianca perché le persone che lavorano per la Casa Bianca non stanno dicendo nulla», ha detto il senatore Roy Blunt.
La retorica confusa minaccia di far passare in secondo piano i consigli urgenti sulla salute pubblica provenienti dalla CDC.
«Le interferenze nella vita quotidiana possono essere gravi, le persone potrebbero voler iniziare a pensarci ora», ha dichiarato ancora Messonnier.
leggi anche
Coronavirus Italia: la mappa dei contagi
Le risposte all’allarme
Alcuni senatori che hanno partecipato al meeting a porte chiuse hanno attenuato il tono allarmista dei funzionari sanitari. Tuttavia, il senatore Lamar Alexander ha confermato che durante l’incontro è stato ben chiarito che il numero di casi negli Stati Uniti aumenterà inevitabilmente.
Il senatore John Neely Kennedy è stato critico circa l’incontro, affermando che i funzionari non sono stati in grado di rispondere alle sue domande basilari, troppo impegnati a lanciare messaggi allarmistici.
Anche prima degli sviluppi di quest’ultima settimana, la maggior parte degli americani - il 55% - ha affermato di essere preoccupato per l’arrivo di un grave focolaio di coronavirus negli Stati Uniti. Il 57% teme che lo scoppio possa danneggiare l’economia. Il sondaggio è stato condotto tra il 13 e il 18 febbraio da Kaiser Family Foundation.
© RIPRODUZIONE RISERVATA