Trump imporrà ulteriori dazi del 10% su $300 miliardi di beni provenienti da Pechino: il rapporto tra Stati Uniti e Cina resta gelido.
Trump colpisce ancora: dazi del 10% saranno applicati dal primo settembre su $300 miliardi di beni provenienti dalla Cina.
L’importazione della potenza asiatica sarà gravata di tassazioni altissime, che potrebbero mettere un freno definitivo alle negoziazioni tra le due superpotenze economiche mondiali.
Il giorno dopo la conclusione dell’ultimo round negoziale tra Washington e Pechino, Trump annuncia la nuova presa di posizione, forte, contro il mercato d’esportazione cinese verso gli Stati Uniti.
Arrivano nuovi dazi, dopo quelli verso il mercato europeo ed italiano, che graveranno ancora sull’economia internazionale e soprattutto su quella americana, che sembra soffrire, più delle altre, le prese di posizione forte del presidente.
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Tasse sul «Made in Cina» per gli Stati Uniti
L’offensiva lanciata da Trump verso la Cina sarà dunque molto pesante: nei piani del presidente statunitense i dazi del 10% su $300 miliardi di import dovrebbero dare una nuova linfa vitale all’economia americana, andando ad alzare i costi delle materie d’importazione cinese.
Quali tasse doganali erano attive contro Pechino fino ad ora? L’ultima disposizione dell’America riguardava tasse su $250 miliardi di beni industriali in primis, ma anche componentistica. Ora il presidente americano ha deciso di ampliare l’offensiva verso beni di largo consumo, come giocattoli ma anche capi d’abbigliamento, fino a toccare l’elettronica con gli smartphone in prima linea.
Ovviamente le trattative tra Pechino e Washington non sono chiuse, ma l’asprezza dei provvedimenti del presidente americano rende un accordo veramente difficile al momento. Trump ha dichiarato e precisato che non ha interrotto le trattative, ma che solo il prossimo mese, a settembre, sarà previsto nella capitale degli Stati Uniti, un incontro.
Il presidente ha utilizzato Twitter per esprimere il suo piano ed il suo auspicio: il desiderio è quello di trovare una intesa complessiva. I negoziati continueranno e nel frattempo, dal primo settembre, i dazi saranno imposti con un addizionale del 10% in più sui restanti prodotti in arrivo dalla Cina verso gli Stati Uniti.
Motivo della rottura momentanea sarebbe il mancato mantenimento, da parte di Pechino, delle promesse di riprendere acquisti di beni agricoli americani. Senza questa promessa Trump ha deciso di imporre nuovi dazi e ne potrebbe inserire di ulteriori (25%), per forzare la mano. Altro punto delicato è il mancato stop alla vendita di Fentanyl, un oppioide che è legato ad epidemie anche negli Stati Uniti.
Quali prodotti sono colpiti dai dazi statunitensi?
All’inizio si trattava di dazi su due semplici prodotti: i pannelli solari e le lavatrici made in Cina (ed oltre che cinesi anche quelle della Sud Corea) datati 2018, precisamente nel mese di gennaio. Da lì è partita una vera e propria escalation che ha colpito beni di ogni tipo.
Sui beni agricoli ad esempio la tassazione è del 25% dallo scorso anno; su altri $200 miliardi sono stati alzati passando anche questi al 25% da un iniziale 10%.
Dal 2018 con tariffe per circa 50 miliardi di dollari di beni capitali e di consumo, si è passati ad un incremento sui beni intermedi dal 10% a 25%. Allo stesso modo sono stati tassati altri prodotti da zero: anche in questo caso sono stati colpiti beni di ogni tipo, dai capitali agli intermedi fino a quelli di consumo.
Nella «guerra» tra Cina e Stati Uniti ad essere colpiti ad oggi sono circa 360 miliardi di dollari di prodotti che i due paesi si scambiano. I dati aumenteranno di ulteriori 300 miliardi dal primo settembre, come ha dichiarato ieri il presidente americano.
Allo stesso modo però Pechino non è rimasto a guardare andando ad imporre dazi del 25% su 50 miliardi di dollari di prodotti USA e all’8% su ulteriori 60, per un totale di 130 miliardi di dollari di import colpiti (di beni soprattutto agricoli). Come finirà il tira e molla tra Stati Uniti e Cina?
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