Intervista a Stefano Lugli, candidato di L’Altra Emilia Romagna alle elezioni regionali del 26 gennaio: “La Lega è il nostro principale avversario, ma se è cresciuta è perché sono state fatte politiche sbagliate e non la si sconfigge unendo algebricamente partiti diversi tra di loro prescindendo dai contenuti”.
Entra nel vivo la campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia Romagna, aspettando che anche il Movimento 5 Stelle scelga il suo candidato dopo il voto su Rousseau che ha imposto ai pentastellati di prendere parte al voto.
Da tempo tutte le attenzioni sono rivolte al duello tra il governatore uscente di centrosinistra Stefano Bonaccini e la candidata del centrodestra Lucia Borgonzoni, con i sondaggi che indicano a riguardo una situazione di grande incertezza.
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In questo scenario chi punta ad accreditarsi come unica vera alternativa a questi due poli è Stefano Lugli, candidato governatore di L’Altra Emilia Romagna e sostenuto da sostenuta da Rifondazione Comunista, Partito Comunista Italiano e Partito del Sud.
Nel 2014 la lista ottenendo il 3,71% riuscì a superare la soglia di sbarramento entrando così in Consiglio. Cinque anni più tardi l’obiettivo di Lugli rimane lo stesso, rimarcando come sia la Lega il grande nemico ma anche come da Bonaccini non sia arrivato alcun segnale di discontinuità rispetto alle politiche perseguite fin qui.
Elezioni Emilia Romagna: intervista al candidato Stefano Lugli
Stefano Lugli è il candidato della lista L’Altra Emilia Romagna alle elezioni regionali in Emilia Romagna del 26 gennaio: 45 anni, è sposato e può vantare una laurea in scienze politiche.
Abita a Finale Emilia dove è consigliere comunale per una lista civica all’opposizione della giunta leghista e lavora all’ufficio cultura del Comune di Concordia. Ha sempre fatto politica nella sinistra senza come dice lui mai farne una professione e attualmente è segretario regionale di Rifondazione Comunista.
Da sempre è impegnato nella sinistra e nei movimenti che si occupano della difesa del territorio e dell’ambiente, ha fondato assieme ad altri cittadini il comitato che si batte per una cispadana a scorrimento veloce. Infine è iscritto a Legambiente ed è un militante dell’Anpi.
A due mesi dal voto tutte le attenzioni sono puntate su queste elezioni. Lei si presenta alla guida di una coalizione sostenuta da Rifondazione Comunista, Partito Comunista Italiano e Partito del Sud, in un momento in cui la sinistra è in crisi anche in una regione storicamente “rossa” come l’Emilia Romagna. Quali sono le vostre aspettative?
Noi vogliamo parlare a tutti coloro che rifiutano la polarizzazione dello scontro elettorale in corso e che non si riconoscono né nelle politiche moderate del centrosinistra né tanto meno nelle “proposte” - se così vogliamo definirle - delle destre, razziste e passatiste, tutte incentrate sulla paura del diverso e timorose di qualsiasi cambiamento. A costoro diciamo che L’Altra Emilia-Romagna è un’alternativa credibile che vuole continuare a rappresentare nel prossimo consiglio regionale una voce autonoma e autorevole a sinistra di chi ormai da tempo ha scelto di navigare verso il centro.
Tema centrale del vostro programma è il lavoro: cosa si deve migliorare in una Regione che conta il più alto tasso di occupazione in Italia?
Il lavoro è al centro del programma de L’Altra Emilia-Romagna perché i numeri del Pil o dell’occupazione non raccontano la situazione reale dei lavoratori che sempre più spesso, anche nella nostra ragione, sono precari, sfruttati e sottopagati nei cantieri, come nelle false coop e non parlano di migliaia di partite IVA prive di tutele e diritti. Non raccontano come anche da noi perdere il posto di lavoro può significare impiegare mesi prima di trovarne un altro e che comunque quel nuovo posto di lavoro sarà peggiore in termini di condizioni e salario Eliminare la piaga delle coop spurie e impedire l’esternalizzazione del lavoro deve diventare una priorità per una Regione che ha tante eccellenze ma anche imprenditori senza scrupoli che usano gli appalti di sola manodopera per sottopagare i lavoratori, fare concorrenza sleale quando non evadere il fisco. Porre un argine a questo fenomeno non è più rimandabile, anche nell’interesse della maggioranza delle imprese sane della nostra regione.
Sulla questione Autonomia, legge urbanistica e piano dei trasporti siete stati molto critici verso Bonaccini.
L’autonomia è sbagliata: ha dato politicamente legittimità alle richieste di una Lega che ha ancora nello statuto la secessione della Padania e su materie come scuola, sanità e ambiente rischia di rompere l’unità nazionale. Le regioni non devono essere messe l’una contro l’altra, ma devono unirsi per chiedere una politica di investimenti a favore dei territori. La soluzione non è l’autonomia ma ottenere dallo Stato maggiori risorse per rispondere adeguatamente ai bisogni dei cittadini, ovvero pretendere un rilancio di quello stato sociale che è l’unico strumento di tutela dei diritti costituzionali dei cittadini. Vogliamo modificare radicalmente legge urbanistica e piano dei trasporti perché non sono adatti alla sfida ambientale che abbiamo di fronte. La legge urbanistica garantisce un consumo di suolo di un altro 3%, pari a centinaia di km quadrati di nuova edificazione, e una serie infinita di deroghe per superarlo a vantaggio di centri commerciali o per la costruzione di nuove autostrade. Non a caso il piano dei trasporti punta tutto su nuove autostrade e sul trasporto privato e risulta inadeguato ad affrontare i bisogni di mobilità eco e socio-sostenibile di lavoratori, cittadini e “sistema regione”. Serve il coraggio di cambiare prospettiva e rovesciare i rapporti di spesa a favore del trasporto su ferro e della mobilità collettiva.
Negli ultimi giorni è in corso una autentica guerra dei sondaggi: quelli commissionati dal PD vedono in testa Bonaccini e viceversa quelli fatti dalla Lega indicano la Borgonzoni avanti. C’è grande confusione o veramente l’elettorato in Emilia Romagna è così indeciso?
Non ho la sfera di cristallo, ma posso dire con certezza che gli elettori sono infastiditi da chi pensa di giocare la campagna elettorale parlando di tutto tranne che dell’Emilia-Romagna. Gli elettori sono molto attenti alle proposte concrete che i candidati avanzeranno e sono convinto che saranno premiate quelle forze che dimostreranno di avere la proposta più convincente per il futuro della Regione.
Non ha il timore che la sua candidatura possa togliere voti anche decisivi a Bonaccini, decretando la vittoria della Lega e magari anche la caduta del governo giallorosso?
La Lega è il nostro principale avversario, ma se è cresciuta è perché sono state fatte politiche sbagliate e non la si sconfigge unendo algebricamente partiti diversi tra di loro prescindendo dai contenuti. Dal presidente ricandidato non è arrivato alcun segnale di discontinuità rispetto alle politiche perseguite fin qui, e anzi ha preso pubblicamente le distanze nei confronti de L’Altra Emilia-Romagna rivendicando la lontananza dalla storia politica che rappresentiamo. Il governo Conte bis, se cade, non sarà per l’esito elettorale dell’Emilia-Romagna ma perché non risponde alle richieste di discontinuità su cui è sorto.
Come mai non è arrivata una intesa con Emilia-Romagna coraggiosa che è alleata al PD? Uno scenario questo simile a quello nazionale, ma divisi è più dura crescere come area politica.
La collocazione di Emilia-Romagna coraggiosa nel campo del centrosinistra è un errore perché il PD godrà del sostegno di repubblicani, socialisti, Calenda, Casini, Renzi, +Europa, Pizzarotti e Italia in Comune, fino a sindaci e liste civiche di centrodestra. In questo contesto non c’è spazio per far avanzare proposte che parlino di uguaglianza, redistribuzione della ricchezza, aumento dei salari e transizione ecologica.
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