Studi di settore: abolizione? Gli obiettivi del Governo. I professionisti attendono conferme

Rosaria Vincelli

27 Gennaio 2016 - 14:03

Importanti novità per i professionisti: gli studi di settore potrebbero essere aboliti già a partire dal 2016. Si attende la conferma.

Studi di settore: abolizione? Gli obiettivi del Governo. I professionisti attendono conferme

Gli studi di settore per professionisti potrebbero essere aboliti già a partire dal 2016. Più volte si è fatto notare che forse era necessario ridurre il proprio utilizzo, ma si attendono comunque conferme che potrebbero arrivare già domani dal viceministro all’Economia e alle Finanze, Luigi Casero.

Studi di settore: abolizione? Gli obiettivi del Governo

Il Governo è al lavoro per abolire già da quest’anno d’imposta gli studi di settore per i liberi professionisti, ma la loro abolizione dovrebbe essere seguita da un’accelerazione per quanto attiene alla fatturazione elettronica con la comunicazione al Fisco in via telematica e periodica di tutte le fatture.

Il Governo si sta muovendo in un’ottica di semplificazione come è stato anche dichiarato dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, nell’indicare gli otto punti delle linee guida racchiusi nell’Atto di indirizzo per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale 2016-2018.

L’obiettivo è di ridurre il numero degli studi per accrescere la loro attendibilità.
Secondo le ultime rivelazioni si potrebbe giungere già dal 2016 all’eliminazione degli studi di settore per professionisti, da sempre visti non di buon occhio dagli Ordini i quali ne mettono in discussione la validità.

Gli Ordini professionali contestano spesso l’attendibilità degli studi di settore adducendo come spiegazione l’utilizzo da parte dei professionisti del principio di cassa nella determinazione del reddito, il che non rende molto agevole l’individuazione della relazione tra le spese sostenute durante l’anno ed i compensi percepiti.

Una parte del progetto a cui stanno lavorando alla SOSE (società del ministero dell’Economia che si occupa degli studi) è quella di aggregare i 204 modelli che coinvolgono circa 3 milioni di contribuenti e ridurli a 170.

L’intenzione è quella di eliminare i 2mila cluster (gruppi omogenei di elaborazioni statistiche) per sostituirli con i Mob (modelli organizzativi di business).

Questo quanto viene riportato nell’Atto di Indirizzo: “rivedere gli studi di settore per renderli maggiormente efficaci e massimizzare l’attendibilità delle stime, assicurandone al contempo la semplificazione anche attraverso la riduzione del loro numero. [...] Senza perdere il dettaglio delle attuali tipologie che permettono la misurazione dell’andamento del microsettore di riferimento.”

Studi di settore: linee guida obiettivi di politica fiscale

Gli studi di settore (Studi di settore: cosa sono e come funzionano? Ecco la guida completa) sono stati introdotti nel 1993 e sono uno strumento utilizzato dal Fisco per accertare la regolare posizione economica dei liberi professionisti, ma da sempre soggetti a forti critiche.

Si contestano, infatti, da più parti, sia la poca semplicità dello strumento che la reale efficacia.
La stessa Agenzia delle Entrate nel 2013 ha mostrato un netto calo dei controlli fiscali effettuati in seguito agli accertamenti derivanti dagli studi di settore.

Gli studi di settore sembrano perciò discostarsi, almeno secondo l’utilizzo che se ne fa attualmente, dalle linee guida della direttiva il cui scopo principale è quello di creare un contesto più semplice, innovativo e trasparente in cui vi sia collaborazione tra Fisco e contribuenti nella lotta all’evasione fiscale.

Nella direttiva si sottolinea l’esigenza di creare un rapporto più collaborativo tra contribuenti e Fisco e per raggiungere tale obiettivo sembra necessario utilizzare strumenti che consentano ai singoli cittadini, in questo caso specifico ai liberi professionisti, di comunicare in modo più snello con l’Amministrazione finanziaria.

I contribuenti non necessitano solamente di procedure più snelle, ma anche più trasparenti e veloci, obiettivo che può essere raggiunto mediante l’utilizzo di strumenti più innovativi e tecnologici, cosa che sembra essere in linea con il progetto di accelerare ed incrementare il ricorso alla fatturazione elettronica con la comunicazione al Fisco in via telematica e periodica di tutte le fatture.

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