La coppia EUR/USD resta ancorata a 1,13, con la moneta unica indebolita soprattutto dai toni dovish della BCE riguardo i tassi di interesse. Cosa aspettarsi sulla valuta europea?
EUR/USD viaggia sopra quota 1,130 mercoledì 17 novembre.
L’euro si è mantenuto al di sotto di $ 1,32, il livello più basso da luglio 2020 sulle aspettative che la BCE si attenga alle sue impostazioni politiche accomodanti nel breve termine.
Cosa aspettarsi sulla coppia e sulla moneta comunitaria?
Euro debole sul dollaro: le previsioni sulla valuta comunitaria
Alle ore 15.18 circa, l’euro scambia a 1.13018 dollari, con un calo giornaliero dello 0,07% e uno annuale del 4,68%.
L’EUR/USD è sceso al livello più basso da luglio 2020 a 1,1263 durante la sessione asiatica del 17 novembre, ma è riuscito a cancellare le sue perdite giornaliere prima della sessione americana.
All’inizio della giornata, i dati pubblicati da Eurostat hanno rivelato che l’inflazione annua nell’area dell’euro, misurata dall’indice dei prezzi al consumo è stata del 4,1% a ottobre. La lettura corrispondeva alla stima flash e al consenso del mercato, non riuscendo a innescare una notevole reazione del mercato. Sullo sfondo europeo c’è un’economia minacciata dalla ripresa dei casi Covid in tutto il continente.
A condizionare maggiormente la flessione della moneta unica, comunque, è soprattutto la linea politica della BCE.
Il presidente Christine Lagarde ha affermato che l’inasprimento della politica monetaria per frenare l’inflazione potrebbe soffocare la ripresa dell’Eurozona e ha sostenuto che i fattori che spingono i prezzi al rialzo svaniranno l’anno prossimo, in contrasto crescente con i suggerimenti da “falco” di altre banche centrali.
Gli analisti di ING hanno commentato: “L’euro rimane esposto al ribasso a nostro avviso. Il nostro modello basato sul fair value a breve termine mostra un movimento al di sotto di 1,13.”
Secondo gli esperti, l’euro continuerà a sottoperformare rispetto al dollaro nel 2022. Si prevede la coppia EUR/USD scambierà a 1,10 entro la fine del prossimo anno. Il dollaro è visto in rafforzamento, spinto dalle mosse Fed, un PIL a +5% negli USA, solidi bilanci aziendali, consumi in ascesa.
Al contrario, per osservare una valuta comunitaria più forte dovrebbe palesarsi una robusta “ripresa globale, una rinascita della zona euro e una Fed che diventa accomodante.”
Tuttavia, secondo gli analisti ING, le interruzioni delle supply chain a pesare sulla crescita manifatturiera europea, uno scenario del genere sembra improbabile.
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