Un report di Bank of America rivela chi ha guadagnato dalle ultime edizioni dei TLTRO. L’annuncio per una nuova tranche è attesa nella riunione BCE del prossimo 7 Marzo
La mera possibilità che sia in arrivo il rinnovo di TLTRO, due settimane fa, ha mantenuto stabile il buon andamento dei titoli bancari nei primi mesi del 2019. La notizia è stata accolta con rapido entusiasmo, tanto che a crescere sono state le azioni dell’intero comparto bancario europeo, italiano in particolare. Nell’ultima riunione della BCE il tema non è stato trattato, ma esso tornerà sul tavolo per la prossima, che si terrà il 7 Marzo. Non è detto, però, che la nuova tranche di TLTRO si presenterà alle stesse identiche condizioni, e perciò si rivela necessario comprendere chi davvero ne guadagnerà, e chi semplicemente no.
In due occasioni, finora, la Banca Centrale Europea ha adottato questa misura. Una volta a Giugno 2014, un’altra a Marzo 2016. Precedentemente, nel 2011, era stato approvato il LTRO (Piano di rifinanziamento a Lungo Termine), rivolto non soltanto ai finanziamenti per imprese e famiglie.
I mercati accolgono con favore un nuovo TLTRO
Gli istituti di credito italiani hanno fatto largo uso della misura, così alla notizia del rinnovo le azioni delle banche hanno cominciato a recuperare. Benché manchi ancora più di una settimana alla riunione, è registrabile già un certo entusiasmo e un cambio di sentiment del mercato.
Su quest’ultimo punto, è chiaro, influisce anche lo scampato downgrade di Fitch, ma la situazione rimane diversa da tre anni fa e la nuova tornata di TLTRO potrebbe non andare allo stesso modo. Qualche indizio sul futuro può fornirlo il report di Bank of America, i cui analisti hanno scoperto chi ne ha effettivamente tratto maggior beneficio nelle scorse edizioni.
TLTRO, chi ha guadagnato e chi no
È vero che le misure di sostegno, in passato, hanno sempre ridotto gli spread del mercato. Gli analisti di BoA sottolineano, però, che le conseguenze sulle diverse componenti variano. Nello specifico, a guadagnare di più nel 2011, nel 2014 e nel 2016 sono stati i titoli senior finanziari, che hanno registrato in media una riduzione dello spread del 20%, e i titoli industriali ad alto rating.
Questo a causa di due ragioni: la prima è la maggiore liquidità che minimizza il rischio default, la seconda è che le banche tendono ad emettere meno, con beneficio del mercato secondario per scarsità. Tali condizioni portano gli investitori a spostare il portafoglio sui titoli senior, e perciò guadagnano meno le obbligazioni subordinate.
Sarebbe invece dovuta più a una percezione di indebolimento dell’economia l’allargamento degli spread dei titoli ad alto rendimento nel 6 mesi successivi al varo del TLTRO.
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