I due terzi dell’Afghanistan ormai sono in mano ai talebani. Una tragedia già annunciata mesi fa, quando le truppe della NATO lasciavano il Paese. Ma chi sono i talebani e cosa vogliono?
L’avanzata talebana non si arresta e mette in ginocchio ben due terzi dell’Afghanistan. Una marcia per conquistare il controllo dell’intero Paese, che nessuno sembra in grado di fermare, né le milizie afghane addestrate dai soldati italiani ad Herat, né le bombe sganciate dagli aerei americani.
Si avverano così le previsioni riportate dagli analisti, quando era stato annunciato il ritiro truppe NATO a fine aprile.
Le truppe avevano lasciato l’Afghanistan quando ancora una metà del Paese era in mano agli “studenti coranici”, nome con cui sono conosciuti i talebani, che cercavano di conquistare più territorio possibile per poi dirigersi a Kabul, ultima importante roccaforte del Governo.
L’avanzata ha acquistato sempre maggiore velocità, paralizzando l’Europa e il governo afghano. Le diverse forme e interpretazioni religiose, le molteplici etnie e i diversi interessi politici, hanno sempre reso complicato spiegare la complessa situazione dei paesi come l’Afghanistan. Cerchiamo quindi di capire chi sono i talebani, la loro storia e cosa vogliono veramente.
Chi sono i talebani: come nascono gli studenti coranici
I talebani sono un gruppo islamista radicato in Afghanistan. Si definiscono “studenti coranici” che hanno l’obiettivo finale di giungere all’originaria interpretazione dell’Islam e del suo testo sacro: il Corano.
Sono prevalentemente di etnia Pashtun, la più diffusa in Afghanistan e presente anche in Pakistan. La visione che loro hanno della religione viene definita radicale e integralista.
Per poter comprendere come sia nato questo gruppo islamista, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, negli anni ’80, all’epoca della guerra contro l’URSS in Afghanistan. Questa guerra diviene palestra e laboratorio per quelli che saranno i leader di gruppi terroristici negli anni successivi, come Osama Bin Laden e Al-Zawayri, che militarono in quegli anni.
È qui che nascono molte sigle che richiamano alla jihad, la guerra santa contro gli invasori: tra queste nasce il Movimento rivoluzionario islamico a cui aderisce il giovane Mohammed Omar. Alla fine della guerra Omar diventa un mullah, ossia un esperto teologo dell’Islam.
Omar si oppone ai locali signori della guerra - così viene raccontato - con i suoi studenti che si fanno chiamare talebani; il gruppo islamista diviene quindi un punto di riferimento e la fama è destinata ad aumentare.
L’ideologia dei talebani: cosa vogliono?
Gli obiettivi dei talebani possono essere divisi in due: uno religioso-culturale e l’altro politico, benché queste due sfere non siano propriamente separate.
Le scuole di pensiero che hanno influenzato ideologicamente e politicamente i talebani sono due: Deobandi (prevalente in India) e Wahhabismo (prevalente nella penisola arabica), due visioni molto rigide dell’Islam rifacendosi a una interpretazione, a volte letterale, del Corano. L’obiettivo di queste due scuole di pensiero è quella di far tornare la religione alla “purezza” delle origini.
Da qui l’inflessibilità nell’applicazione dei principi coranici, l’interpretazione letterale del testo sacro. Infatti, considerano eretici - o non credenti - gli sciiti (principale ramo minoritario dell’Islam) e non ammettono alcuna raffigurazione religiosa, motivo che si trova alla base della distruzione di templi o statue religiose nel paese.
Da un punto di vista culturale sono vietate manifestazioni musicali, il vestire all’occidentale e tagliarsi la barba; la donna è rilegata agli ambiti privati e non pubblici, per uscire deve essere sempre accompagnata da un uomo della famiglia e deve indossare il burqa, l’indumento di colore azzurro che dalla testa copre tutto il corpo, lasciando solo una retina davanti agli occhi.
L’obiettivo politico, invece, è quello di costituire un emirato in Afghanistan.
Cosa sta accadendo ora in Afghanistan? Cosa dice l’UE?
I fondamentalisti a oggi hanno riconquistato i due terzi del Paese; molti sono gli afghani che stanno disperatamente scappando verso la capitale, Kabul, ultima roccaforte, e tentano di migrare.
Con un Paese in condizioni disperate, l’UE rimane ferma e guarda unicamente al rischio di una migrazione massiccia. Si era proposto in Commissione di evitare i rimpatri coatti in Afghanistan, data la situazione critica e pericolosa, ma alcuni Paesi (Austria, Danimarca, Belgio, Grecia, e prima di fare dietrofront anche Germania e Paesi Bassi) non intendono fare un passo indietro a riguardo.
A peggiorare la situazione è anche la duplice percezione che l’Occidente ha dei talebani: se da una parte spaventa la loro avanzata, dall’altra sono anche dei ferventi guerriglieri e alleati contro l’ISIS, con i quali sono opposti ideologicamente per molti aspetti.
La situazione rimane altamente pericolosa per i diritti umani che rischiano di essere violati, specialmente quelli per la libertà delle donne e degli altri cittadini.
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