Nel corso del prossimo incontro del Consiglio direttivo della BCE in programma il 12 settembre potrebbero essere tagliati i tassi di interesse. Dobbiamo abituarci a tassi negativi per un lungo periodo?
Christine Lagarde, l’erede designata a prendere il posto di Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea dal prossimo mese di novembre, ha già delineato in maniera molto chiara la sua idea di proseguire con la linea delle recenti decisioni della BCE, in particolare sottolineando che «la politica monetaria dovrà rimanere molto accomodante anche nel prossimo futuro».
L’ultima indicazione della futura governatrice della BCE in merito ai tassi di interesse è stata netta: «non è stato ancora toccato il punto più basso», lasciando intendere che siamo vicini ad un taglio dei tassi, e se non avverrà alla prossima riunione del Consiglio direttivo in programma il 12 settembre, la penultima presieduta da Mario Draghi, potrebbe essere inevitabile che questa decisione si verifichi nel corso dei prossimi mesi sotto la sua presidenza.
Mutui a tasso fisso, mai così bassi
I tassi dei mutui non sono mai stati così bassi. Gli indici Euribor ed Eurirs, rispettivamente il parametro dei mutui a tasso variabile e a tasso fisso sono ai minimi storici. L’Euribor è in territorio negativo già dal 2015 e siamo ormai abituati a leggerlo con il segno meno. Inaspettatamente, da qualche settimana anche l’IRS ha registrato livelli mai visti prima, portando varie scadenze sottozero.
Con gli indici Eurirs dai 20 ai 30 anni che oscillano tra 0,02 e 0,08, a cui se aggiungiamo uno spread di 0,80, oggi è possibile sottoscrivere un mutuo a tasso fisso per 25 anni allo 0,88%. Il che significa che per un importo di mutuo di 100.000 euro la rata mensile sarebbe pari a 371,47 euro, con un totale da restituire di 111.441,00 euro e un rimborso di soli 457,64 euro all’anno di interessi.
Un’ottima occasione per chi intende chiedere un mutuo prima casa a tasso fisso ai minimi storici o per chi ha già un mutuo e intende chiedere una rinegoziazione o cambiare banca grazie alla surroga.
Previsioni tassi Euribor e Eurirs
Ad oltre dieci anni dall’inizio della crisi che ha colpito il mondo del credito, le banche centrali di tutto il mondo hanno reagito con gli strumenti a loro disposizione, ovvero tagliando i tassi di interesse. Basti pensare che il tasso ufficiale della Banca centrale europea, a settembre 2008, poco prima del fallimento della Lehman Brothers, era pari al 4,25%, dopo un aumento di 0,25% avvenuto un paio di mesi prima. A maggio, sette mesi dopo, successivamente a ben sette tagli del costo del denaro, il Tasso BCE scese all’1% per poi abbassarsi progressivamente come non era mai successo fino a raggiungere l’attuale 0,00%.
È sempre difficile prevedere l’andamento dei tassi Euribor e Eurirs, soprattutto in questa fase storica in cui i parametri di riferimento sono molto altalenanti. Si veda infatti come gli addetti ai lavori abbiamo clamorosamente sbagliato ad immaginare un rialzo dei tassi europei negli ultimi anni, sulla scia delle decisioni della Federal Reserve. La stessa Fed, che fino allo scorso anno aveva attuato una serie di rialzi del costo del denaro, da quest’anno ha rivisto la propria politica monetaria iniziando un nuovo percorso di tagli.
Rimanendo sul confronto con i tassi Usa, mentre la Federal Reserve ha recentemente abbassato i tassi di interesse partendo da un livello decisamente più alto (a fine 2018 il tasso di riferimento era pari al 2,50% dopo che negli ultimi anni si sono susseguiti numerosi aumenti, ben 9 dal 2015), in Europa i tassi sono già attualmente ai minimi storici e pertanto sarà più complicato gestire un’eventuale recessione globale attraverso tagli del costo del denaro.
Come influirà un eventuale taglio dei tassi sui mutui?
Chi oggi possiede un mutuo a tasso variabile continuerà a sfruttare l’attuale andamento dei tassi Euribor negativi. Molte famiglie che hanno un mutuo indicizzato stanno valutando di passare ad un prestito a tasso fisso grazie agli indici Eurirs precipitati a livelli mai visti: basti pensare che le scadenze 5, 10 e 15 anni sono ad oggi negative e le durate 20, 25 e 30 anni sono tra lo 0,02 e lo 0,08.
Vari fattori macroenomici fanno pensare che non assisteremo presto ad un prossimo aumento dei tassi, su tutti la lenta crescita dell’economia mondiale. Nell’era dei tassi a zero, è lecito immaginare che le politiche monetarie delle banche centrali sarà sempre più orientata verso il mantenimento dei tassi ai minimi. La prossima riunione BCE è in programma tra una settimana. Vedremo se Mario Draghi lascerà in eredità a Christine Lagarde tassi negativi, un livello impensabile fino a poco tempo fa e a cui forse dovremo abituarci a vederli così per ancora molto tempo.
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