Rese note le previsioni sul PIL e sull’inflazione dell’area euro per il 2025, 2026, 2027. Il verdetto dei previsori dopo settimo taglio tassi BCE di Lagarde.
Informazioni cruciali per la BCE di Christine Lagarde, che sui tassi continua a navigare a vista, ostaggio come la Fed e altre banche centrali delle decisioni finali sui dazi che saranno prese dal presidente americano Donald Trumo, sono arrivate oggi, con la pubblicazione delle previsioni che sono state formulate dagli analisti che l’istituzione ha interpellato.
A diffondere le nuove stime è stata la stessa Banca centrale europea, che ha pubblicato i risultati del consueto sondaggio “Survey of Professional Forecasters” con cui intervista i cosiddetti previsori.
Questo sondaggio, va ricordato, viene pubblicato quattro volte l’anno (la prossima edizione sarà resa nota in data 25 luglio 2025).
Nel presentare i risultati aggregati e i dati raccolti, la BCE è solita rendere note le stime che sono state elaborate dalla comunità degli esperti su alcuni dati chiave, in primis sul PIL (prodotto interno lordo) e sull’inflazione dell’area euro.
Si tratta di previsioni che possono servire sia alla BCE che ai mercati per avere un’idea più chiara sulla direzione futura dell’economia dell’Eurozona e, dunque, dei tassi di interesse: compito, di questi tempi, decisamente arduo, dal momento che Lagarde, che pur si sta affannando ad aiutare l’economia zoppicante dell’area euro - sebbene con i soliti tagli mini di 25 punti base - è la prima a non sapere come impostare nel medio lungo termine la politica monetaria della banca centrale, a causa dell’incertezza sul danno concreto che i dazi di Donald Trump - messi per ora in pausa - provocheranno al PIL e all’inflazione del blocco.
Inflazione euro, le previsioni per il 2025, 2026, 2027. Alert disinflazione fondato oppure no?
I previsori interpellati dalla BCE hanno provato a dare dal canto loro qualche risposta, annunciando il loro outlook sul PIL, sull’inflazione e sul tasso di disoccupazione dell’area euro.
Per quanto riguarda l’inflazione - misurata nel caso specifico dall’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (HICP) - i previsori prevedono un tasso headline pari al 2,2% nel 2025 e al 2% per il 2026 e 2027.
Le aspettative sono state riviste al rialzo di 0,1 punti percentuali rispetto alle precedenti previsioni annunciate nel primo trimestre del 2025 per gli anni 2025 e 2026, rimanendo invece invariate per il 2027.
Un particolare che fa sorgere il dubbio che, dopo tutto, Lagarde abbia ragione a essere cauta a tagliare i tassi di interesse con cautela, e a non dare ascolto a chi le chiede di agire in modo più incisivo, con sforbiciate anche di mezzo punto percentuale, pur di salvare l’economia del blocco dal rischio di una recessione o di quello shock disinflazionistico che è diventato protagonista di nuovi alert, sulla scia del recente forte apprezzamento dell’euro, causato dalla fuga degli investitori dal dollaro.
A essere riviste al rialzo sono state anche le aspettative dei previsori sul trend dell’inflazione core, ovvero sull’inflazione che esclude i prezzi dei beni energetici e dei beni alimentari, come emerge dalla tabella: le nuove stime indicano una inflazione core in rialzo del 2,3% nel 2025 e del 2,1% nel 2026 e nel 2027, rispetto alle precedenti previsioni di un rialzo del 2,2% nel 2025 e del 2% nel 2026 e nel 2027.

Guardando avanti, le aspettative sull’inflazione core segnalano un rialzo nel più lungo termine pari a +2%, rispetto al +1,9% stimato nel primo trimestre dell’anno.
Grandi timori di un processo disinflazionistico, di fatto, non compaiono.
Le view dei previsori della BCE sul PIL e sul tasso di disoccupazione per i prossimi anni e più in là
Riguardo al PIL dell’Eurozona, le nuove previsioni segnalano una crescita su base reale dello 0,9% nel 2025, seguita da un’accelerazione pari a +1,2% nel 2026 e dell’1,4% nel 2027.
Rispetto al sondaggio precedente, le attese sono state riviste al ribasso di 0,1 punti percentuali per il 2025 e il 2026, e alzate di 0,1 punti percentuali per il 2027. Le stime di più lungo periodo sono rimaste invariate all’1,3%.
Infine, il tasso di disoccupazione dell’area euro è atteso ora attestarsi in media al 6,3% nel periodo compreso tra il 2025 e il 2027, per poi scendere ulteriormente nel più lungo termine al 6,2%.
Alla fine dell’ultima riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo di giovedì scorso 17 aprile 2025, la Banca centrale europea ha tagliato i tassi di interesse dell’area euro per la settima volta in meno di un anno.
Con una riduzione che è stata di nuovo mini, pari a -25 punti base, la BCE ha fatto scendere il tasso sui depositi dal 2,5% al 2,25%, mentre i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale sono stati abbassati rispettivamente al 2,40% e al 2,65%.
Nel rispondere alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi, la presidente dell’istituzione Christine Lagarde non ha dato alcuna certezza a chi ha agitato lo spettro non solo della disinflazione, ma perfino di una situazione di deflazione nell’area euro, sulla scia dell’emorragia che ha interessato il dollaro USA e che ha portato al record degli ultimi tre anni la moneta unica.
Da un lato, infatti, la presidente della BCE ha riconosciuto che “è possibile” che “lo shock negativo della domanda”, così come lo ha definito lei stessa, abbia ripercussioni altrettanto negative sulla crescita del PIL.
Dall’altro lato, Lagarde ha fatto notare che, nell’esaminare il quadro complessivo dell’inflazione, bisognerebbe prendere in considerazione anche quei fattori che eserciterebbero sulla stessa pressioni al rialzo, come il bazooka fiscale della Germania e le spese per le infrastrutture e per la difesa che Bruxelles si appresta a varare.
Nessuna promessa sulla direzione dei tassi è stata dunque fatta dalla banca centrale europea, con Lagarde che ha chiaramente confermato la view di una BCE sempre più alla mercé dei dati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA