Terremoto, la legge per la ricostruzione dell’Aquila è incostituzionale

Isabella Policarpio

30 Ottobre 2019 - 13:54

La Corte Costituzionale boccia la legge regionale 28/2018 sulla ricostruzione dell’Aquila poiché manca la copertura finanziaria, requisito imprescindibile di costituzionalità. I dettagli.

Terremoto, la legge per la ricostruzione dell’Aquila è incostituzionale

Nuove ombre sul terremoto che ha colpito L’Aquila il 6 aprile 2009. La Consulta ha appena depositato la decisione in cui sancisce l’incostituzionalità della legge regionale numero 28 del 2018 recante il piano di ricostruzione del capoluogo abruzzese.

Per la Corte costituzionale si tratterebbe di un mero manifesto politico non programmatico, dato che mancano sia la relazione tecnica che l’indicazione della copertura finanziaria per dare impulso alla ricostruzione e alla restaurazione degli edifici.

La legge regionale, di conseguenza, deve considerarsi incostituzionale nella sua interezza, in quanto viola l’articolo 81 della Costituzione che sancisce l’obbligo di indicare le risorse economiche a sostegno delle spese.

Per gli aquilani e per tutti gli abitanti del cratere si tratta dell’ennesima beffa.

Legge sulla ricostruzione dell’Aquila incostituzionale: la decisione della Consulta

Per la città dell’Aquila che stenta ancora a ripartire nonostante gli ormai 10 anni dal terremoto, è in arrivo una nuova stangata: la legge sulla ricostruzione è incostituzionale. Lo ha stabilito la Consulta nella sentenza numero 227, depositata oggi 29 ottobre 2019.

Alla base di questa decisione c’è la mancanza di un requisito fondamentale: l’indicazione della copertura finanziaria e dello schema tecnico da cui recuperare le risorse necessarie per ricostruire la città dopo il sisma.

Senza questa indicazione, per i giudici costituzionali la legge regionale numero 28 del 2018

’’Esprime una mera ipotesi politica, la cui fattibilità giuridica ed economico-finanziaria non è supportata neppure da una schematica relazione tecnica. Ciò appare in evidente contraddizione con le radicali innovazioni organizzative e programmatiche, le quali comportano ictu oculi consistenti oneri finanziari’’.

Il provvedimento in questione fu approvato il 24 agosto 2018, quando la giunta regionale era guidata da Luciano D’Alfonso, esponente del centrosinistra, cui ora è succeduto Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia. Il conflitto d’interessi era stato sollevato dal Consiglio dei Ministri lo scorso anno, ma la Regione Abruzzo aveva deciso di non costituirsi. Adesso l’incostituzionalità della legge sulla ricostruzione è confermata a tutti gli effetti.

Violato il principio della copertura delle spese

La ragione dell’incostituzionalità risiede nella violazione dell’articolo 81 della Costituzione dove è sancito il principio della copertura finanziaria delle spese indicate nel testo normativo. In altre parole, ogni legge che prevede nuovi importi o oneri maggiori deve indicare sia da dove intende recuperare le risorse economiche sia le modalità con cui saranno spese. Invece la legge regionale 28/2018 non contiene né l’individuazione delle risorse né la relativa relazione tecnica-programmatica.

Non si tratta di un caso isolato, ma di un malcostume diffuso in molte altre Regioni italiane. Pertanto - come sottolineano gli stessi giudici - la pronuncia in esame vuole

“...porre fine alla pratica di interventi legislativi privi dei presupposti costituzionali e delle risorse necessarie per fronteggiare gli interventi in essi contenuti."

A pagarne le spese però sono, ancora una volta, i cittadini dell’Aquila e degli altri paesi del cratere sismico, dato che i tempi per la ricostruzione continuano a dilatarsi.

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