Il petrolio scivola e il prezzo va giù, con il mercato che valuta attentamente la validità della decisione OPEC. L’aumento graduale di greggio è stata una buona mossa o un rischio?
Prezzo del petrolio in ribasso: l’ultima decisione dell’OPEC+ di allentare i tagli alla produzione è nel mirino.
Il greggio, infatti, è in ritirata dopo che l’OPEC + ha deciso di aumentare l’estrazione nei tre mesi fino a luglio e in seguito a notizie ancora incerte sul fronte pandemia.
Le infezioni in India, per esempio, hanno raggiunto un nuovo record, evidenziando i rischi per la domanda di energia in uno dei principali importatori asiatici.
Cosa aspettarsi davvero dall’aumento di produzione del petrolio? Intanto, le quotazioni vanno giù: i dettagli.
Prezzo del petrolio in perdita: che succede?
Nella mattinata del 5 aprile, il prezzo del petrolio viaggia in territorio negativo, con tonfi oltre l’1%.
Nello specifico, alle ore 9:06, la quotazione Brent perde l’1,50% a 63,89 dollari al barile. I future WTI scambiano a 60,66 dollari al barile, con un crollo dell’1,29%.
Entrambi i contratti avevano chiuso giovedì con guadagni di oltre i $ 2 al barile: gli investitori avevano letto con fiducia la decisione OPEC+, come un segnale della ripresa della domanda e dell’ottimismo proveniente dalla spinta del piano Biden da oltre 2.000 miliardi di dollari.
Cosa è cambiato? La decisione dei Paesi esportatori (comprese le altre potenze in primis la Russia), potrebbe essere stata guidata più dalla necessità di un compromesso tra gli Stati che dalla fiducia nella ripresa della domanda.
Questa l’opinione di Vandana Hari, fondatrice di Vanda Insights a Singapore.
Il rischio, quindi, è di immettere nel mercato oro nero non assorbito da consumi ancora deboli e ristretti in limitazioni a viaggi e attività.
I fattori di rischio per il petrolio
Il punto resta sempre lo stesso: i progressi nella lotta alla pandemia sono contrastanti.
Il ritmo accelerato di vaccinazioni negli Stati Uniti contrasta con le battute d’arresto altrove. In Francia, i casi sono aumentati a causa di varianti più contagiose, costringendo un terzo blocco. L’Europa tutta, in realtà, è in nuova emergenza.
In India, le infezioni sono aumentate di oltre 100.000 nelle ultime 24 ore e le autorità di Mumbai hanno chiesto a tutti gli uffici privati di lavorare da casa.
Il Brasile è fuori controllo e la Cina stessa sta tornando a isolare alcune città. La sintesi di alcuni analisti è così esplicata:
“Il greggio potrebbe essere in una fase di stallo per il momento, in attesa di ulteriori spunti dalla domanda. Mi aspetto un continuo tiro alla fune sul sentiment tra un’Europa bloccata e un correre verso la libertà.”
In questa cornice, la domanda di petrolio potrebbe nuovamente indietreggiare, anche se Goldman Sachs, per esempio, resta bullish. La banca prevede un forte rimbalzo della domanda di petrolio quest’estate che richiederà altri 2 milioni di barili al giorno di produzione da luglio a ottobre.
Petrolio: si guarda anche all’Iran
Questa settimana, gli investitori si concentrano anche sui colloqui indiretti a Vienna tra Iran e Stati Uniti come parte di negoziati più ampi per rilanciare l’accordo nucleare del 2015 tra Teheran e le potenze globali.
Il nodo sono le sanzioni USA contro la Repubblica islamica, che coinvolgono anche il greggio.
L’analista dell’Eurasia Henry Rome ha affermato di aspettarsi che le restrizioni degli Stati Uniti, comprese le quelle alla vendita di petrolio iraniano, saranno revocate solo dopo che l’Iran dimostrerà di conformarsi alle regole internazionali.
Teheran ha già aumentato le esportazioni verso il più grande importatore di greggio del mondo, la Cina, a circa 1 milione di barili al giorno a marzo, nonostante le sanzioni, secondo Reuters.
Gli analisti di ING hanno affermato che le scorte globali di petrolio dovrebbero diminuire anche se si presume che le forniture iraniane raggiungano i 3 milioni di barili al giorno nel quarto trimestre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA